Capitolo 3

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- Tutto bene Granger?
- Credo di sì... - rispose cingendo con più forza la vita del ragazzo che aveva provveduto solo ad innalzarsi verso l'alto, senza muoversi, affinché Hermione potesse abituarsi. La teneva d'occhio da sopra la sua spalla ma ciò che vide non gli piacque.
- Avanti, apri gli occhi - disse con insolita gentilezza, cosa che stupì non poco la ragazza che, senza lasciare la presa dal suo busto, li aprí piano. Erano molto in alto.
- Sei pronta?
Ricevendo in risposta un flebile < si >
il ragazzo si lanciò in avanti veloce.

Al suo passaggio, l'aria fresca di settembre gli accarezzava la pelle diafana, perfetta, priva di imperfezioni. I capelli biondi, privi di quel gel che li aveva fissati il primo e il secondo anno, erano accarezzati dalla brezza. Amava volare. Draco Malfoy amava la sensazione che il volo gli infondeva. Calma, serenità, libertà... Già libertà....che concetto strano, soprattutto per lui.

Libertà poteva essere intesa in molti modi, libertà su cosa fare, dove andare, chi essere, cosa scegliere...ci aveva pensato molto spesso quell'estate giungendo all'amara conclusione che la vera libertà l'aveva conquistata il momento in cui aveva deciso di ribellarsi al padre e di conseguenza a Voldemort.
Il pensiero di quell'essere e la sua schiera di criminali intorno al tavolo di casa sua gli faceva venire la pelle d'oca. Davvero raccapricciante.

A distoglierlo dai suoi pensieri furono le mani di Hermione che pian piano si stavano staccando dal suo busto

- Devo ammettere che la vista ripaga - ammise la giovane abbassando il capo giusto il minimo per godersi la vista e sorridere soddisfatta
- Amo volare, Hermione. Mi sento così bene quando lo faccio... - sospirò il biondo in un modo così malinconico da guadagnarsi un'occhiata preoccupata.
Non si era neanche accorto di averla chiamata per nome. Da quando avevano iniziato a collaborare era già successo, certo, ma sentir pronunciare il proprio nome dalla persona con cui ti sei sempre insultata... Beh... Un certo effetto ti fa sempre.
Il punto è che una strana malinconia lo stava avvolgendo completamente, possiamo dire come se fosse una coperta calda. Non sapeva perché ma tutto a un tratto si sentiva terribilmente malinconico e solo.
In fondo sapeva bene di non esserlo ma in certi momenti sentiva di cadere in un abisso profondo, giusto il tempo di sprofondare per poi risalire a galla più o meno intatto.

Dal canto suo, Hermione aveva colto benissimo ciò che stava provando il giovane Malfoy, quel sospiro così maledettamente uguale ai suoi quando si sentiva abbandonata a sé stessa.... Oh, eccome se aveva capito ciò che egli stava provando. Per non parlare del fatto che l'aveva chiamata per nome, cosa successa solo in casi straordinari.
Fece quindi la cosa più giusta che gli potesse venire in mente,abbracciarlo delicatamente.
Avvolse le braccia intorno al busto fasciato dalla divisa verde-argento e appoggiò la fronte alla sua schiena inspirando un leggero odore di tabacco e menta.
La presa non era stritolante come quella di prima di quando era spaventata per l'altezza, era delicata, leggera... Rassicurante.
Draco, disarmato dal suo gesto, non aveva idea di cosa fare. Inizialmente aveva pensato che ella avesse avuto di nuovo paura dal momento che aveva aumentato la velocità per ritornare al castello ma sentendo la fronte appoggiata delicatamente alla sua schiena, capì. Quello era un vero e proprio abbraccio.
Decise di non dire nulla, di godersi il suo tocco fin quando sarebbero arrivati, allora l'avrebbe scostata bruscamente, avrebbe schioccato un <Ma che cazzo ti sei messa in testa Granger?> e avrebbe fatto ritorno nella sua camera da caposcuola, maledicendosi per aver fatto salire la strega sulla sua scopa ma, con suo sgomento, dovette constatare che nulla di ciò che aveva pianificato in quegli attimi si verificò.
Atterrati al castello, nuovamente sulla torre di astronomia, nessuno dei due aveva intenzione di staccarsi da quella posizione.
Hermione non si era mossa di un solo millimetro da quando aveva iniziato ad abbracciarlo, Draco non sapeva da dove attingere la forza per allontanarla da sé.

Cosa gli stava succedendo?

Lo sapeva bene cosa gli stava succedendo, nessuna lo aveva mai abbracciato così. Nessuna lo aveva mai toccato come se fosse un qualcosa di fragile, di delicato, pronto a rompersi da un momento all'altro.
Nessuna aveva mai avuto la premura, eccetto sua madre naturalmente, di consolarlo o fare un gesto così spontaneo senza voler nulla in cambio.
Rimasero così ancora un po' fin quando la giovane sciolse il suo abbraccio, staccò la fronte da quella schiena possente e si parò lentamente di fronte a lui, il quale, dopo che la ragazza si fu allontanata, aveva fatto cadere la scopa sul pavimento di pietra non curandosene minimamente.
C'era bisogno di parlare?
No, non era necessario.
Allungò una mano verso di lui, che non mostrandosi reticente, le diede il coraggio di continuare. Non fece nulla di azzardato o malizioso, una semplice carezza alla mascella contratta che al suo tocco sembrò rilassarsi

- Grazie - Sussurrò lui per poi aprire gli occhi argentati, chiusi per bearsi completamente di quel tocco gentile.

Afferrò piano la sua mano per posarle un bacio leggero per poi volare via svelto.

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