Era una fredda giornata d'inverno nella città di Cleveland. Si stava avvicinando il Natale e per questo motivo la città era affollata da persone intente ad acquistare frettolosamente regali e preparativi per la festa. Si respirava aria di festa anche in casa Clarke, la quale proprietaria, con il proprio bambino, la settimana successiva si sarebbe trasferita a Conley, in Georgia, città nel quale aveva ottenuto un incarico come maestra presso un orfanotrofio. La direttrice, che dalla telefonata sembrava essere una donna anziana, non le aveva offerto soltanto un lavoro, ma anche vitto e alloggio all'interno della residenza. Donna intraprendente e precisa, Emma aveva già sistemato gli ultimi preparativi in vista del trasloco. Il figlio, Jason, si ostentava ad osservarla mentre stava disteso sul divano a leggere un libro. Era un bambino molto introverso, non parlava mai, ma possedeva delle capacità intellettive impressionanti per un bambino della sua età. Dopo aver assistito al suicidio del padre, Jason entrò in un forte stato depressivo, tanto da arrivare al punto di non parlare con nessuno, avere incubi e fobie. Riusciva a contrastarle temporaneamente soltanto rifugiandosi nel suo mondo, quello dei libri, il quale per lui rappresentava l'unico modo per evadere da quella terribile realtà in cui si trovava a vivere. Per aiutarlo a sconfiggere i traumi interiori che lo tormentavano, Emma lo portò da un terapista, e, a quanto pare, sembrava aver fatto dei progressi da quel momento in poi. <<Non voglio partire>> disse freddamente il bambino alla madre. <<Ti divertirai! Lì ci sono tanti bambini della tua età, sicuramente troverai qualcuno simpatico con cui giocare>>. <<Non voglio lasciare gli amici che ho qui. Loro sono più simpatici di quelli che abitano al di fuori della nostra casa>>. Disse, riportando l'attenzione sul libro. <<Di quali amici parli?>>. Disse Emma, mostrando un'espressione confusa, data dal fatto che egli non avesse amici. <<Lucas e Sarah! Te li ho anche presentati una volta>> . <<I tuoi amici immaginari! Me li ricordo benissimo. Loro verranno con te se glielo chiedi>> <<Non sono immaginari! Esistono! E non possono uscire di qui!>>. Nel bel mezzo della conversazione, Emma ricevette una telefonata e si allontanò un attimo. Nel frattempo, Jason si preparò una cioccolata calda, si sedette fuori al balcone e si soffermò ad osservare la sua città, con la consapevolezza che sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe fatto.
STAI LEGGENDO
L'orfanotrofio delle bambole
HorrorDopo anni di ricerche, Emma Clarke riesce finalmente ad ottenere lavoro come maestra presso un orfanotrofio sperduto della Georgia, con tanto di vitto e alloggio. Decide di portare con sé il figlio di otto anni Jason, un ragazzino problematico ed in...