Emma si risvegliò sudata e con il respiro affannato in una stanza diversa dalla sua, con le pareti completamente bianche, dei mobili antichi ed un letto matrimoniale alquanto scomodo. Urlò debolmente il nome di suo figlio, poi si ostinò a chiamare il prete, nonostante non sapesse ancora il suo nome. Non vedendoli entrare in camera, temette che gli fosse successo qualcosa di spiacevole. Ad un tratto irruppero entrambi nella stanza, suscitando in Emma una sensazione di benessere imminente. Il bambino corse subito ad abbracciare la madre, mentre il prete le porse un bicchiere d'acqua e del cibo per aiutarla a riprendersi.
<<Dove mi trovo?>> domandò Emma al prete.
<<Nella stanza che le suore mi hanno dato in prestito per la mia permanenza>>.
<<Non mi hai ancora detto il tuo nome>>.
Disse Emma al prete mentre sorseggiava dell'acqua.
<<Non mi piace parlare di me>>. Le rispose freddamente.
<<Ti ho chiesto il nome, non i dettagli più profondi della tua vita. Inoltre tu sai tutto di noi, mentre noi non sappiamo nulla di te>>.
Il prete si girò di spalle ed osservò il crocifisso, poi si voltò di nuovo verso Emma e disse:<<Sono Beato Michele Zarytsky e vengo dall'Ucraina occidentale. All'età di cinque anni sono emigrato in Italia con la mia famiglia, e all'età di ventitré anni sono stato ordinato sacerdote presso la Basilica di San Marco a Venezia. Dopo la morte dei miei genitori sono emigrato qui, in Georgia, e sono diventato sacerdote presso la cattedrale della Santa Trinità >>.
<<Come mai sei qui? Come mai conosci così bene questo orfanotrofio? E le bambole?>> . Domandò Emma al prete, ansiosa di sapere tutto del posto in cui si trovava e della persona che aveva davanti.
<<Sono venuto qui per celebrare il funerale della suora defunta. Conosco bene questo posto perché ci vengo spesso per aiutare le suore ad accudire i bambini. Ti sembrerà strano perché sai benissimo che non ci sono bambini qui. E lo so anch'io. Sono qui per indagare sull'oscurità di questo orfanotrofio, per capire che cosa si nasconde dietro quelle bambole innocenti, sulle suore, sulla signora Anna. Se tu mi aiutassi a svolgere questa indagine ne sarei grato. Se non vuoi, ti aiuto a scappare dall'orfanotrofio stanotte, conosco una scorciatoia segreta>>. Disse il prete mentre arrotolava nervosamente la manica dell'abito talare tra le dita.
<<Dammi un po' di tempo per pensarci. Non per essere scortese, ma vorrei trascorrere del tempo da sola con mio figlio se non ti dispiace>>. Disse Emma al prete, invitandolo ad uscire dalla camera. Il prete, senza dire una parola, uscì chiudendo lievemente la porta. <<Stasera andiamo via, piccolo mio>>. Disse Emma al figlio, abbracciandolo e coccolandolo come non aveva mai fatto da quando l'aveva messo al mondo.
<<Non voglio andare via, mamma. Voglio sapere anch'io la storia delle bambole>>. Disse il bambino alla madre insistentemente. <<Questo posto è pericoloso. Hai visto come ti hanno ridotto quelle bambole? Non voglio che ti succeda qualcosa di brutto>>. Rispose Emma. Io voglio stare qui! Stasera dormo qui! Vado a dire al prete che accettiamo di indagare! Urlò Jason, poi iniziò a piangere. Emma, non riuscendo a tollerare i pianti del figlio, disse: <<Va bene, ma ad una condizione: tu resterai nella tua camera e non entrerai nella stanza delle bambole, capito?>>.
<<Va bene, mamma>>. Jason appoggiò delicatamente le labbra sulla guancia della madre e le diede un bacio in segno di ringraziamento.
Poco dopo il prete si introdusse nella camera ed Emma gli comunicò la sua decisione. Il prete, entusiasta, le consigliò di tornare in camera sua e comportarsi come se nulla fosse accaduto. La donna si fidò di lui, e si recò verso la sua camera con suo figlio. Nel tragitto camera del prete-camera sua, incrociò la signora Anna, che la guardò irresoluta.
<<Emma cara, domani mattina, dopo le lezioni, una famiglia del vicinato si recherà qui per adottare uno dei nostri bambini. Ti andrebbe di occuparti dell'accoglienza dato che Suor Serena domani ha un impegno?>>. Le chiese insistentemente.
<<Certamente, signora>>.
<<Ti sei divertito con gli altri bambini?>>. Disse rivolgendosi a Jason.
<<No. Guarda che mi hanno fatto>>. Rispose il piccolo, mostrandole il taglio ancora insanguinato. Emma temette che da un momento all'altro avrebbe citato le bambole.
<<I nostri bambini tendono ad essere aggressivi inizialmente, ma ti posso assicurare che sono dolcissimi>>. Disse la signora Anna, afferrando il braccio di Jason per osservare il taglio più dettagliatamente. Successivamente lo accostò alle sue labbra secche e leccò quel poco di sangue in eccesso. Emma rimase così turbata alla vista di quella scena che le venne il voltastomaco. Jason, perplesso, tirò un forte calcio sul femore della donna e la scaraventò per terra. Poi continuò, e gliene diede uno così forte sul ventre che la donna perse completamente conoscenza.
<<Fermo!>> urlò Emma al figlio.
<<Guarda! È morta!>> disse alla madre visibilmente svagato.
Emma impallidì alla vista del corpo della donna. I muscoli della mascella erano così tesi che le parole le uscivano vagamente dalla bocca ed iniziò a sudare freddo. Riuscì a dire solo: <<Andiamo via>>. Prese il bambino per mano, si recò di corsa verso la stanza e gli preparò un toast con delle pillole di melatonina sbriciolate all'interno per addormentarlo al più presto. Non voleva che le ponesse altre domande, e non accettava l'idea che suo figlio avesse ucciso una signora anziana. Osservò Jason preso a leggere un libro di fantascienza. Si sedette accanto a lui e gli offrì il toast.
<<Non ho fame>>. Disse il piccolo freddamente, riponendo il toast sul tavolo.
<<Devi mettere qualcosa nello stomaco tesoro. Se non mangi preparo le valigie e stasera andiamo via>>.
Il bambino prese il panino e lo addentò così lentamente che ogni boccone pareva essere veleno per lui. Dopo aver mangiato mezzo toast, crollò in un sonno profondo, lasciandosi cadere il libro sul viso. Emma tolse delicatamente il libro dal volto di suo figlio e mise quest'ultimo a letto. Dopo avergli dato il bacio della buonanotte, si vestì e si recò verso il corpo della donna che il figlio aveva ammazzato di botte. Camminava a passi lenti, ed illuminava il corridoio buio con una torcia di vecchia data. Ad un tratto fece luce nel punto in cui la donna era caduta. Sul pavimento giaceva una macchia di sangue fresco e di un rosso vivo ed acceso. Della signora Anna non c'era traccia però. Il corpo era sparito.

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L'orfanotrofio delle bambole
TerrorDopo anni di ricerche, Emma Clarke riesce finalmente ad ottenere lavoro come maestra presso un orfanotrofio sperduto della Georgia, con tanto di vitto e alloggio. Decide di portare con sé il figlio di otto anni Jason, un ragazzino problematico ed in...