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Erano le quattro del mattino. Mentre il piccolo Jason dormiva beatamente, Emma era come paralizzata davanti alla macchia di sangue della donna che il figlio aveva brutalmente ucciso. Il suo cuore batteva così forte che sembrava volesse uscire dal suo corpo, ed il suo stomaco bruciava come quando al liceo bevette litri di alcol per dimenticare quel ragazzo che le aveva spezzato il cuore. Emma era così frastornata alla vista del sangue che quasi non fece caso ai dolori fisici che la tormentavano.  Dopo essere stata immobile per ore senza sapere come agire, la donna decise di recarsi presso la stanza del prete per consultarlo. Attraversò il corridoio buio ma-quando era quasi arrivata- sentì dei forti passi provenire dal fondo del corridoio. Si girò di scatto, ma non vide nessuno. Continuò a camminare, quando ad un tratto qualcosa le sfiorò la mano destra. Era un tocco così gelido che dovette strofinarsi la mano sui jeans per riscaldarla. Si voltò lentamente e vide una figura esile con degli occhi completamente neri ed il volto così ustionato che le rendeva impossibile comprenderne i lineamenti. Indossava dei vestiti sporchi di cenere e delle piccole scarpe malandate. Sembrava essere un bambino sopravvissuto ad un incendio. Quando Emma notò che il bambino teneva stretta a sé una bambola di medie dimensioni identica a lui, urlò così forte che il prete la sentì ed aprì subito la porta. <<Entra>> le disse sbadigliando. Era la prima volta che Emma non lo vedeva nelle vesti sacre. Il prete le offrì una camomilla per aiutarla a calmarsi. Emma adagiò sul comodino la tazza bollente, si sedette sul suo letto e gli spiegò tutta la situazione da cima a fondo.
<<Ieri sera ho seguito la signora Anna di nascosto. È andata al primo piano, ha alzato il tappeto e con delle chiavi ha aperto la porta di una botola che porta non so dove. Domani nel pomeriggio verrà una coppia del vicinato, quindi non ci dovrebbe essere nessuno lì. Dobbiamo trovare assolutamente un modo per entrare>> disse il prete, ignorando completamente la questione del corpo.
<<Domani mi devo occupare dell'accoglienza>>.
<<Va bene, allora vado io. Ho bisogno di tuo figlio però>>.
<<Neanche per sogno. Non ho intenzione di mettere in pericolo la vita di mio figlio>>.
<<In questo orfanotrofio nessun posto è sicuro. Neanche le nostre stanze lo sono>>.
<<Jason resterà nella sua stanza>>.
<<Va bene, come non detto. Adesso vai a dormire, domani parliamo del resto>>.
Emma fece per andarsene, ma il prete la fermò.
<<Tu non attraverserai quel corridoio da sola per nessuna ragione al mondo. Ti lascerò dormire con me stanotte>> le disse lui afferrandole il braccio delicatamente.
<<Toglimi le mani di dosso! Non posso lasciare il bambino da solo>>. Disse Emma.
<<Sono le cinque del mattino, tra due ore ti svegli e vai. Di notte il corridoio è ancora più pericoloso>>. Disse il prete,aiutando Emma a stendersi sul letto e coprendola. Lei, senza esitare, si mise all'estremità del letto e crollò in un sonno profondo.
Si svegliò un'ora dopo di soprassalto, e si accorse che le sue braccia stavano stringendo lo scolpito addome nudo del prete. Imbarazzata, tolse subito le braccia di dosso e sibilò scusa al prete ancora dormiente, dopo di che uscì dalla stanza del prete e si recò di corsa verso la sua.
Giunse davanti alla porta, ma, nonostante le chiavi fossero quelle giuste, non riusciva ad aprirla. Iniziò a bussare all'impazzata, ma il figlio non rispondeva. Ad un tratto il piccolo urlò picchiettando alla porta: <<Mamma, aiuto, non riesco ad aprire!>>. Emma, presa dal panico, diede forti calci alla porta nel tentativo di sfondarla.
Una voce sottile le sussurrò da dietro: <<Emma cara, sei già pronta per la tua prima lezione? Scendi, dico ai bambini di prepararsi. Ricorda che alle tre devi accogliere quella coppia che vuole conoscere i nostri bambini>>. Emma si voltò lentamente. La voce continuò: <<Perché mi guardi in quel modo? C'è qualcosa che non va?>>. Il cuore di Emma cominciò a battere all'impazzata. Nei suoi polmoni non entrava più aria ed il suo colorito roseo iniziò a sparire.
Era la signora Anna.

L'orfanotrofio delle bamboleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora