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Il raduno del bestiame e la marchiatura avvennero senza incidenti e intoppi di alcun genere. I ragazzi continuarono a mettersi in posa e a fare i buffoni sullo sfondo senza un briciolo di vergogna, contenti, per una volta, di fare gli spettatori mentre Derek usava il lazo, immobilizzava le bestie, le legava per marchiarle e sudava come un matto. Stiles gli scattò un sacco di foto mentre montava a cavallo, rincorreva i manzi da marchiare, o posava su un vitello che cercava in tutti i modi di liberarsi dai suoi nodi.
Fra foto, vitelli e battute, era passata la mattina.
"Il pranzo è pronto!" annunciò Cookie soddisfatto quando pensò che avessero finito.
"Allora, chi viene su in montagna insieme a noi?" domandò Derek dopo un bel piatto di stufato.
Il tempo continuava a camminare, e lui se n'era accorto molto bene. Era quasi scaduto, veramente. Mancavano solo le foto sulla neve, e poi avrebbero finito per davvero.

"Io!" gli rispose Pete con entusiasmo, e soffocò un grido di dolore.
Derek si era accortodel violento calcio che Cookie gli aveva dato in uno stinco, ma preferì fare finta di niente.
"Ripensandoci" aggiunse Pete infatti, massaggiando la gamba sotto il tavolo, "ho un po' di faccende da sbrigare, nel pomeriggio."
"Anch'io" intervenne Slim senza aspettare che qualcuno glielo domandasse.
"Allora, alla fine siamo solo in due" constatò Derek con aria cupa e imbarazzata.

Chissà se si era accorto anche Stilse che quei tre stavano complottando alle loro spalle senza un briciolo di pudore? Che avevano percepito il fluido sotterraneo che scorreva fra loro, e stavano cercando di aumentarla?
"In tre" lo corresse Stiles gentilmente. "Basil viene con noi, non è vero, cucciolotto?"
Il... cucciolotto sembrava essere completamente guarito anche dal raffreddore. E stava scodinzolando allegramente, felice che qualcuno gli parlasse.
In ogni caso, pensò Derek, avrebbe fatto meglio a essere gentile con il cane.
Era quello, il lato patetico di tutta la vicenda. Della sua vita, a voler essere precisi: si sarebbe tenuto un San Bernardo che svuotava regolarmente il frigorifero, e avrebbe lasciato che Stiles tornasse a casa.
"Come, scusa?"
"Vestiti da montagna, per la neve" gli ripeté. "Hai un cappello di lana?"

Derek stava caricando il suo equipaggiamento da neve sul furgone quando Cookie arrivò lungo il sentiero, trasportando a fatica un enorme cesto di vimini.
"Siccome non ho idea di quanto tempo starete fuori, vi ho preparato qualche cosina da mangiare."
Era una storia d'amore in un cestino, si disse Derek, che aveva capito la manovra. C'era persino una bottiglia di vino, per l'amor del cielo!
"Dove lo hai rimediato, questo cesto?"
"Me lo ha regalato Stacey l'anno scorso, a Natale. C'erano dentro tutti quei bei vasetti di marmellata, e i barattoli di caffè speciale."
"Io non credo che ci serva un in tero cesto da pic-nic" brontolò lui seccato. "Ci hai dato abbastanza da mangiare oggi, a pranzo."
"Tutto sommatp non ci perdi niente, se lo coccoli un po'. Fahgli sentire che è carino."
"Io non sono capace di coccolare" bofonchiò scontroso. "E poi, a che cosa servirebbe? Tanto fra poco se ne va. Appena finite queste foto, salirà sulla sua macchinetta e tornerà alla sua vita di sempre."
"Potresti anche fermarlo."
"Io non voglio fermarlo, Cookie. Volgio che se ne vada."

Cookie lo guardò con occhi tristi. "E allora sei tutto scemo, Derek Hale. Erano tanti anni che non ti vedevo così pieno di vita."
Era la verità.
Da quando Stiles era arrivato si sentiva nervoso e scocciato. Gli sembrava che la sua vita si fosse capovolta tutta a un tratto.
E aveva l'impressione di avere un cuore che lo trdiva bel suo stesso petto.
Ma, Santo Dio, si sentiva vivo.
Come sarebbe stato, ritornare a camminare come un sonnambulo, a vivere come un automa, dopo quella parentesi? A malincuore, prese il cestino dalle mani di Cookie e lo guardò con aria cupa.
"Non farti idee strane, amico mio" gli suggerì. "Quel ragazzo non resterà qui."

"Der" domandò lui di colpo, mentre affrontavano una curva sulla strada per andare in montagna, "come mai tu non sei fidanzato?"
Ecco fatto, bastava abbassare un po' la guardia, e subito qualcuno se ne approfittava.
"Non mi è mai capitata l'occasione" rispose in fretta. "Non vado molto in giro, non ho tempo. Come faccio a conoscere qualcuno?"
"Non credi, invece, che potrebbe essere per via di tua mamma e tuo papà?"
Gli lanciò un'occhiata di traverso. Quella era la conversazione che non avrebbe voluto mai affrontare con lui.
"Non credi che averli persi così presto ti abbia creato un problema, come un timore, ad affrontare una relazione seria?"
"Non ne ho idea, Stiles. Non potremmo parlare di cavalli?"
"No" insisté, testardo.

Una vacanza insolita - SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora