Mi svegliai con le urla di Mad:"E' possibile che ti svegli sempre in ritardo? Alza il culo dormigliona" e mi tirò un cuscino.
"Ahi, ma scherzi? Mi avresti potuta ammazzare"
"E potrei fare di peggio se non ti alzi. Sono le 7.30".
7.30? Ho sentito bene?
"Oddio giuro che mi alzo, promettimi di ammazzarmi la prossima volta" dissi correndo ovunque. Cercai di recuperare i vestiti e di rendermi almeno presentabile. Mi truccai leggermente, cercai i libri di oggi e cercai di svuotare lo zaino. Buttai tutto di fretta sulla scrivania e ci dirigemmo verso il bar. Ormai era un rituale trovarci al bar prima delle lezioni.
"Ecco le nostre donzelle" disse Derek con uno sguardo divertito.
"Fammi indovinare Mad, la principessa si è svegliata in estremo ritardo e le hai lanciato un secchio d'acqua?" chiese Justin divertito.
"No, ma mi hai fatto venire un'idea per la prossima volta" esclamò Mad divertita. Diede un tenero bacio a stampo a Derek e ordinammo il solito: quattro cappuccini e quattro brioches vuote.
"Certo che siete così spiritosi eh" borbottai squadrandoli. Con loro stavo davvero avendo un bellissimo legame. Eravamo un gruppo unito, ci divertivamo molto insieme e cercavamo di passare del tempo, per quanto fosse possibile dato lo studio. Entrammo a scuola e ci separammo, purtroppo pochissime lezioni coincidevano a quelle di Madison e per mia sfortuna non accadeva al lunedì. Riusciva a rendere le ore da infernali a divertenti. Non faceva altro che commentare le ragazze e indicarmene qualcuno "che faccia al caso mio", o almeno così sosteneva. Passai la mia giornata tra spagnolo e diritto, ma in realtà oggi non avevo voglia di far nulla, ero in costante pensiero del mio letto più che comodo e del fatto che avrei dovuto cominciare a studiare, qui per ora non ho fatto altro che divertirmi. Non che sia un male, ma sono venuta in questa scuola per studiare, mica per pensare al mio amato letto. E mi sarei dovuta trovare un lavoro, in mezzo alle cose da fare.
"Signorina, mi sta ascoltando?" mi richiamò quella voce stridula della prof di spagnolo.
"S-si certo" balbettai imbarazzata. Ecco io e le mie figure imbarazzanti, potrei scriverci un libro. Fortunatamente finii presto l'ora di spagnolo e potei andare dritta verso matematica, la mia ultima ora del giorno. Uscita dall'ora interminabile mi avviai verso il dormitorio. Pensavo di andare a fare un giro al centro commerciale così da pranzare e comprare qualcosa, tanto sapevo che i ragazzi avrebbero finito tardi le lezioni e che sarei rimasta sola per ore. Posai lo zaino, presi la borsa con il portafoglio, le chiavi e mi avviai in macchina. Mi diressi in un bar e ordinai un panino con la cotoletta, patatine fritte e una bottiglietta d'acqua, ovviamente naturale.Mi gustai il pranzo con comodo e cercai di capire cosa stessero facendo le mie amiche, sempre se lo fossero ancora, Bethany e Jennifer. Ancora nulla, come immaginavo. Ci rimasi leggermente male, ma non insistetti molto. In fin dei conti avevano anche loro da pensare alla scuola. Finito il pranzo mi avviai verso la cancelleria, avevo bisogno di un'agenda e dei pennarelli. Si, ero fissata ad avere gli appunti con mille colori. Insomma, già prendere appunti è noioso. Almeno vorrei rendere il mio quaderno vivace. Comprai l'occorrente e mi feci un giro tra i negozi, magari avrei trovato qualcosa di carino. Dopo aver passato due ore in giro e non comprando nulla, decisi di tornare al dormitorio. Attivai ad alto volume la radio e partì I Lived degli OneRepublic.
I, I did it all
I, I did it all
I owned every second that this world could give
I saw so many places, the things that I did
Yeah with every broken bone
I swear I livedTutto questo entusiasmo nel cantare calò nel momento in cui la mia macchina cominciò a fare rumori strani. No, non mi puoi abbandonare proprio ora. Neanche il tempo di accostare che non funzionava più. Perfetto, questa giornata andava di male in peggio. Uscii dall'auto e cercai in qualche modo di contattare qualcuno, ma ovviamente cosa poteva succedermi? Cellulare che si spegne davanti ai miei occhi. Ecco, adesso si che potrei essere contenta. Rimasi a pensare per un po' al da farsi e l'unica cosa che avrei potuto fare era quella di fermare qualcuno in mezzo alla strada. Sbuffai al pensiero e provai a fermare qualcuno. La prima macchina era al telefono e figurati se poteva vedermi, la seconda ha fatto finta di non vedermi e la terza ha addirittura accelerato. Cazzo, ma è possibile? No che non lo è.
Aspettai invano mezz'ora seduta per terra massaggiandomi le tempie quando ad un certo punto un camioncino accostò davanti alla mia auto. Scese e mi chiese:" Ehi ragazzina, ti serve una mano?"
Ragazzina? Io? Ma questo sta scherzando. Ignorai il nomignolo e cercai di ricordarmi che non potevo stare tutta la giornata sotto il sole per orgoglio o qualsiasi cosa sia. "Si, in effetti mi servirebbe una mano." dissi imbarazzata. Tolse il cappello dalla testa e restai a bocca aperta. Era davvero un gran bel ragazzo. I suoi capelli mori e ricci si ribellavano dal cappello e scendevano dolci verso il viso, questi occhi castani con una punta di verde stupendi. Fantastico, okay, ma almeno tieni sotto controllo gli ormoni Katy. Hai ragione, però è troppo bello cavolo. Labbra carnose, naso perfetto, ma che è, un modello? Eppure dai vestiti non sembrerebbe.
"Ehi ragazzina, mi stavi ascoltando?" chiese divertito.
Certo, fissavo il tuo corpo, ovvio che ero attenta. "Ehm no, scusa.. Che dicevi?"
"Che ho chiamato un mio collega che porta il carro attrezzi, si da il caso che ti sia andata bene perchè sono un meccanico".
"Grazie mille, sei molto gentile" risposi. Certo che quei vestiti gli si addicevano: salopette grigia con un logo rosso di cui non leggevo bene il nome e canotta bianca. Wow, davvero bello.
"Sei di qui?"
"No, vengo da Las Vegas ma mi sono trasferita da una settimana. Tu?" domandai curiosa.
"Originario del texas, ma vivo qui da molti anni. Stai frequentando la Standford?"
"Esatto, tu lavori?"
"Perspicace ragazzina, te l'ho detto nemmeno due secondi fa ."
"Io non sono una ragazzina!" esclamai. Ma quanto posso essere stupida? Non sto più capendo nulla, giuro. Ma comunque questo nomignolo mi sta facendo innervosire.
"Oh, lo sei eccome piccoletta. E sentiamo, quanti anni hai dato che saresti grande?"
"Diciannove, tu?" domandai con un tono di sfida.
"Ventiquattro, quindi possiamo confermare che tu sia una ragazzina" rispose sorridendo. Ma non era un sorriso perverso o cosa, sembrava... carino.
"Io non sono una ragazzina" bisbigliai imbronciata.
"Ehi fratello, sei rimasto a piedi? Ciao, tu chi sei?" disse un ragazzo sconosciuto. Ma scusatemi, questa è la città dei bei ragazzi? Non lo so io, dalle mie parti non erano tutti così.
"Ciao fratello, scusami se ti ho disturbato. Ragazzina, lui è David, il mio collega. Ti porterà la macchina nell'officina dove lavoriamo e te la metteremo a posto".
"Piacere, Katherine".
"Piacere mio. Prendi la borsa o le cose che hai in macchina e per il resto ci penso io".
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Never Say Never
RomansaKaty sta affrontando il classico mondo del college: curiosità, tanto studio e divertimento. In questo viaggio non è compreso l'amore, ma se fosse lui a cercare lei? E se questo lui la portasse in un mondo più spietato?