A goccia a goccia si scava la roccia.

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Era venerdì sera e questo non poteva che voler dire tre semplici cose: divertimento, musica e alcol. Era così da quando avevo compiuto sedici anni - età in cui i miei genitori mi avevano finalmente permesso di allungare il coprifuoco.

O per meglio dire, età in cui avevo smesso di infrangerlo e avevo tirato un sospiro di sollievo.

Certo, c'era stato un periodo della mia vita in cui il venerdì era diventato tutti i giorni della settimana e ciò aveva comportato un' inevitabile perdita della cognizione del tempo, fino a quando una domenica non era stata proprio la nonna a venirmi a prendere fin sotto le coperte.

Dopotutto lo sanno tutti che i pranzi della domenica non si saltano, salvo essere in fin di vita.

Fatto stava che il venerdì era ormai un'istituzione nella mia vita ed era a lui che ricollegavo alcuni avvenimenti importanti della mia vita: il mio primo appuntamento con una ragazza, lei si chiamava Alice ed era la tredicenne più carina che avessi mai visto; la prima sbronza con Dave e Bob, per la quale ci eravamo beccati ben un mese di punizione; la mia prima e tristetemente unica B in chimica, dopo giorni passati sui libri per non rischiare la bocciatura.

E ancora, la grande ed epocale festa di capodanno che avevamo dato qualche anno prima; la volta in cui ero andato oltre con una ragazza e, talmente l'emozione, che quel giorno me lo sarei tatuato sul corpo - Julie Groove rimaneva un'istituzione nei miei ricordi di ragazzo.

Il venerdì era speciale anche perché era il giorno in cui mio padre, prima della promozione e i continui viaggi, usciva prima da lavoro e ci portava al parco a giocare. E solo questo bastava a renderlo un giorno da non dimenticare.

Quella sera però ero ben lontano dal bambino che imparava ad andare in bici senza rotelle, come dimostrava la camicia elegante e il bicchiere ormai vuoto tra le mie mani.

"Ai bei ragazzi che fanno conquiste," esclamò Robert al mio fianco.

"Alle belle ragazze che si fanno conquistare," si aggiunse Dave, facendo tintinnare i nostri bicchieri.

Entrambi i ragazzi si voltarono verso di me in attesa. Sorrisi e levai il bicchiere vicino a loro, gonfiando il petto.

"Al sesso che faremo questa sera."

E cali il sipario.

Robert finì il suo drink in un unico sorso e fece una smorfia. "Sai, non credo sia stata una buona idea invitare quella vostra amica."

"Ma no, perché lo dici?" chiese Dave e tutti e tre ci voltammo verso il punto indicato da Robert.

Stef la tosta era vicino a una cassa e si agitava come in preda alle convulsioni. La vedemmo passarsi un braccio sulla fronte, asciugandosi il sudore e allontanandosi i capelli dal viso.

E nonostante ciò, era comunque la ragazza più sexy che avessi mai visto.

"È ubriaca marciai," sospirai. "Ricordami perché è qui?"

"Oggi l'ho riaccompagnata a casa dopo il lavoro," cominciò a spiegare Dave senza distogliere il suo sguardo da lei. "Sapete, è rimasta a piedi per colpa della macchina, una vecchia cab.."

"Non ci interessa," lo interruppe Robert bruscamente e lo invitò a stringere il racconto.

"Parlavamo un po' in generale e le ho chiesto cosa avrebbe fatto stasera, lei ha detto niente. Mi sembra logico invitarla."

Logico, no?

"Dì la verità, speravi di concludere qualcosa?"

"Non sono quel tipo di ragazzo, Jim," mi guardò offeso, portandosi una mano al petto in modo teatrale. "Certo, tutt'altra storia sarebbe se me lo chiedesse lei."

Purché finisca beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora