Capitolo secondo

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(Le parole in corsivo sono state dette da Axl in persona).

"Questa persona cercava di controllarmi e disciplinarmi per via dei problemi che lui a sua volta aveva avuto durante l'infanzia. Poi mia madre ebbe una bambina. E lui l'ha molestata per vent'anni. E ci picchiava. Mi picchiava con ferocia. E io pensavo che queste cose fossero normali. Fino all'anno scorso non sapevo che mia sorella fosse stata molestata da lui"

William se ne stava seduto sul divano, accanto a lui suo padre se ne stava zitto fissando lo schermo del televisore con poca attenzione, aspettando che la cena fosse pronta.

Il ragazzo stava ben attento a non sfiorarlo e la sola presenza di quell'uomo gli dava fastidio e lo faceva sentire a disagio.

Girò qualche canale quando, casualmente, finì sulla pubblicità di un pacchetto di sigarette che mostrava due donne in costume uscire dall'acqua lasciando ben poco all'iimaginazione. Suo padre spalancò gli occhi e tirò uno schiaffo fortissimo sulla bocca di Will perché aveva osato guardare quei corpi perfetti.

Urlò di dolore, si tagliò il labbro inferiore con i denti, si portò una mano alla bocca e il respiro divenne più affannoso.

"Cazzoo" urlò, suo padre si alzò in piedi

"Come osi guardare quelle donne? E' peccato, PECCATO! E non usare quelle parole in mia presenza. In camera tua, subito! E se ti trovo ad ascoltare ancora quella musica rock ti ammazzo, hai capito? Ti ammazzo! Quella musica del diavolo non deve entrare in questa casa, come quelle ragazze scostumate! Dio ti guarda!"

William corse su per le scale imprecando sotto voce, picchiò la spalla contro quella della sorella che a causa delle urla stava scendendo.

"Cos'è successo? Ti esce il sangue Will"

"Ma va, non me n'ero accorto" scherzò con poca ironia, sentì i passi di sua sorella che lo seguivano, era preoccupata per lui ma a lui non importava, lui voleva solo farla pagare a quel mostro di suo padre per tutto ciò che gli stava facendo.

"Amy scendi subito, è pronto" sentì la voce roca e minacciosa dell'uomo di sotto, sapendo di non poter disubbidire per paura che facesse male anche a lei, scese alla svelta lanciando uno sguardo preoccupato al rosso che si stava sciacquando la bocca con l'acqua fredda del rubinetto del bagno.

William si guardò allo specchio, vide un viso magro e pallido, i lunghi capelli rossicci gli ricadevano sulle spalle, quei capelli che suo padre disapprovava tanto lo facevano sentire così fiero, il primo segnale di ribellione dopo anni di maltrattamenti e sottomissione.

Andò in camera sua, si chiusa la porta alle spalle indeciso se ascoltare i Rolling Stones, Janis Joplin, i Sex Pistols, gli Stooges o i New York Dollars.

Mise la musca ad un volume minimo per paura che la potessero sentire, ma improvvisamente la porta si aprì, era sdraiato e si sedette velocemente sul pavimento spalancando gli occhi per lo spavento.

"A sei tu" si alzò e spense la musica

"Ti ho portato un panino, sono riuscita a nasconderlo"

"Non ho fame" in realtà ne aveva e molta, ma non voleva farsi aiutare dalla sorella più piccola. No, lui sapeva cavarsela da solo.

"Lo lascio qui, in caso ti venga fame più tardi" si sedette sul letto del fratello guardando sulla scrivania li vicina, notò un po' di copertine di album che non aveva mai visto.

Intanto Will guardava il profilo della ragazza così simile al suo, i suoi lineamenti solo un po' più delicati dei suoi più mascolini, osservò i lunghi capelli di un biondo scuro e fini, scivolarle lungo la schiena.

"Dove li trovi i soldi per comprarli?"

"A volte li rubo" ammise senza sensi di colpa, non sembrò stupita. Avrebbero potuto essere amici loro due, non solo fratelli di sangue, ma qualcosa li teneva separati nonostante ci fosse una forza invisibile che li univa, entrambi la sentivano.

La porta si aprì di nuovo e questa volta comparve il grosso corpo del padre che entrò senza bussare.

"Amy vieni di là, dobbiamo parlare di scuola" lo sguardo della ragazza cambiò, guardò il pavimento e annuì leggermente, strinse un po' le coperte blu scuro del fratello poi si decise ad alzarsi e lo seguì fuori dalla stanza consapevole di ciò che l'aspettava.

William rimase seduto a terra con la schiena appoggiata al mobile di legno, tirò un lungo sospiro, il labbro gli bruciava ancora, sentiva il sapore del sangue tra i denti.

Guardò il panino, lo prese e lo mangiò in silenzio cercando di non sbriciolare per terra, per non lasciare tracce.

Quella notte non avrebbe chiuso occhio.

A notte tarda infatti era ancora sveglio, sentì dei passi nel corridoio, erano delicati, quasi impercettibili. Così, per niente assonnato, ne approfittò e uscì dalle coperte seguendo la sorella in bagno.

"Che fai? Mi hai fatta spaventare" sussurrò lei portandosi una mano all'altezza del cuore

"Devo pisciare" gli rispose sedendosi sul bordo della vasca guardando dall'altra parte e aspettando che lei finisse.

"Potevi stare fuori nel frattempo"

"Ho bisogno di fumare una sigaretta, mi fai compagnia?" disse cambiando argomento

"Non dovevi fare la pipì? Ma vuoi andare fuori?"

"No sto qua guarda. Certo fuori, scema"

"Se ci scopre ci uccide, lo sai"

"Dorme" sapeva che la sorella aveva paura, ma se li avesse scoperti si sarebbe fatto picchiare anche al suo posto, in fondo la stava trascinando lui.

Tornarono in corridoio, lui fece un gradino ma lei proseguì dritta

"Dove vai?"

"Prendo un lenzuolo c'è vento" gli rispose, lui sorrise sollevato.

Si sedettero sul dondolo sulla veranda, c'era buio e un silenzio meraviglioso.

Gli venne un po' di pelle d'oca, pensò che Amy aveva ragione, come sempre.

"Dai prendi" gli allungò la coperta, lui la prese e se la portò sulle spalle ma era troppo piccola per entrambi così le mise un braccio intorno alle spalle e la avvicinò a se, in quel modo sarebbe bastata.

Amy si sentì finalmente al sicuro, si lasciò un po' andare cullata dal corpo del fratello che solo a notte fonda sapeva dimostrargli che le voleva bene, sapeva che doveva sfruttarre quel momento perchè non sarebbe ricapitato molto presto.

William accarezzò leggermente il braccio della sorella, era così sottile, così delicato e si chiese come un genitore potesse solo pensare di sfiorare una figlia così piccola, fragile com'era.

"Oggi Izzy mi ha fatto cantare un nuova canzone, sai il gruppo di cui faccio parte a scuola" lei annuì ascoltando le sue parole

"Com'è?"

"Bella, un giorno te la faccio sentire se hai voglia"

"Certo" guardò il suo sorriso sottile, fece un lungo tiro dalla sigaretta che aveva appoggiato tra le labbra poi gli soffiò il fumo in faccia per farle un dispetto, lei tossicchiò.

"Smettila" sorrise, gli piaceva darle fastidio.

"Domani mi accompagni a prendere la chitarra?"

"Te la spacco in testa questa cazzo di chitarra, porca troia"


"Adesso mia sorella lavora ed è molto contenta ed è così bello saperla contenta e vedere che andiamo d'accordo. Mio padre ha sempre cercato di tenerci lontani. E in certi periodi ci è riuscito"

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