Capitolo decimo

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Erano le otto di sera e Will e sua nonna stavano mangiando in silenzio, la televisione nell'altra stanza faceva da sottofondo a quella cena tranquilla e un po' pesante.

"Hai una bella voce" disse la nonna mentre infilzava il cibo con la forchetta, la mano le tremava. William continuò a masticare senza saper cosa rispondere. Il rumore della mascella, del cibo che si spezzava tra i suoi denti, fu la sua unica risposta al complimento.

"Ti diamo fastidio quando proviamo?" non voleva disturbare l'unica persona che l'aveva accolto senza il minimo dubbio o ripensamento.

"Oh no, vi sento appena" Will alzò lo sguardo, gli sembrava strano, facevano molto rumore ma probabilmente era un po' sorda, meglio così.

"Hai qualche progetto per il futuro?" non voleva sembrare noiosa ma era davvero interessata, voleva aiutare quel ragazzo perso nelle sue paure e incertezze, dagli coraggio.

"Si, voglio fare il cantante. Andrò a New York e cercherò un po' di fortuna"

"La fortuna ci vuole, ma bisogna avere molta forza di volontà, dovrai fare tanti sacrifici se vuoi davvero inseguire il tuo sogno"

"Lo voglio davvero" si teneva sempre distaccato, come se stesse parlando ad una vicina di casa, e non ad una parente stretta.

"E allora ce la farai" si bloccò. Si pulì la bocca con il tovagliolo e la guardò in modo strano

"Come?" chiese credendo di non aver capito.

"Ho detto che ce la farai" la signora si alzò e spostò i piatti vuoti dal tavolo al lavandino, aveva una voce fine e dolce, delle guance gonfie, e grosse rughe che le solcavano il viso.

Will si sentì strano, mai nessuno gli aveva dato così fiducia, tutti avevano cercato di mettergli i bastoni tra le ruote, di tagliargli le ali, di togliergli la speranza. Ed ora eccola li, un'anziana signora che gli diceva che credeva in lui, proprio in lui, sicura e fiera.

"Lo spero" sussurrò assente mentre la sua mente vagava tra i sogni più profondi.

La nonna gli posò una mano sulla spalla e gli sorrise dolcemente. A Will si scaldò il cuore.

"Sei in gamba, hai una voce bellissima, di musica te ne intendi, sei un bel ragazzo e so che ti rimboccherai le maniche! Niente è impossibile ricordatelo sempre, se lo vuoi puoi farlo" Will non sapeva proprio cosa dire, sciolse l'espressione da duro insensibile che si ostinava a portare e le sorrise in modo sincero. Avrebbe voluto ringraziarla e abbracciarla, stringerla forte, ma rimase fermo inchiodato alla sedia, incapace di reagire.

"Jeff mi passi una cartina?" Will allungò la mano e la prese.

"Grazie" rollò la canna in silenzio mentre Gina canticchiava e l'amico lì accanto guardava lo schermo della tv senza molto interesse.

Accese lo spinello e si appoggiò allo schienale del divano, stava bene, si sentiva quasi felice con la sua ragazza e il suo migliore amico, un po' d'erba in mano e un posto sicuro.

"Ragazzi vi devo dire una cosa" Jeff in quei giorni era su di giri. Nessuno riusciva a caprine il motivo e lui si era categoricamente rifiutato di rivelarlo prima del dovuto, "Ve lo dirò quando sarò sicuro" ripeteva ogni volta che qualcuno chiedeva spiegazioni.

"Me ne vado" disse con un sorriso che iniziava da un orecchio ed arrivava all'altro, i denti dritti in fila sembravano più grandi del solito così esposti.

"E dove cazzo vuoi andare?" chiese Will pensando fosse una delle sue solite stronzate.

"Vado a Los Angelesssssss" Gina e Will si guardavano, aggrottarono le sopracciglia confusi.

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