Capitolo 1

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Era un'estate calda ed afosa quella del 2003, quando è nata una bambina davvero bella e piccola, così piccola che entrava nel palmo della mano del suo papà.
Aveva degli occhi affascinanti, si potevano paragonare a due smeraldi, così preziosi.. come lei.
Chi avrebbe mai detto che proprio quelle due minuscole sfere verdi,  avrebbero affrontato il mondo con le unghie e con i denti?
Quella bambina si chiamava Scarlett, ed ero proprio io.
Purtroppo, adesso, quegli occhi non brillano più come brillavano diciassette anni fa ma hanno sempre la forza, quella luce, di chi non molla mai.
Uno dei miei scrittori preferiti diceva che lo sguardo è uno dei mezzi di comunicazione più usato dall'essere umano ed io ,sin da piccola, ho imparato ad usare i miei  occhi come fossero un arma. Trasmettevo le mie emozioni, facevo dei miei occhi  il riflesso della mia anima, infatti la mia nonnina mi chiamava "occhi di pipio".
Anche se comunico tanto con gli occhi non vuol dire che sia facile leggermi dentro se non lo vuoi e non lo voglio veramente, se voglio posso essere un libro chiuso, sono mooolto brava sia a mentire sia a recitare, una dote naturale.
Col  passare degli anni sono cambiata molte volte, il mio comportamento da piccola era davvero immaturo.
Quando frequentavo le elementari ne ho passate di tutti i colori ma a pensarci adesso non rimpiango di non aver passato un bel periodo, perché sennò non sarei quella che sono adesso, la ragazza forte e tosta che sono diventata.
Ai tempi non avevo un gruppo stabile di amici perché prima lo si era e poi no; le solite scelte che facevano i bambini quando dicevano di essere amici attraverso un pollice alzato e stabilivano che non lo erano più abbassandolo nel verso opposto.
Mi ricordo che ero spesso presa in giro per il mio fisico (ero bella paffuta), per come mi vestivo tutta piena di colori ma sempre con stile, il mio stile.
Ho sempre adorato essere alla moda, l'ho preso da mio padre;
un uomo affascinante divenuto col tempo.
Quando ero piccola mi chiamavano peperoncino perché il mio comportamento non era dei migliori, parlavo sempre, fingevo di stare male quando ne avevo abbastanza di stare a scuola e mi facevo venire a prendere per tornarmene a casa, portavo sempre rapporti disciplinari dalle diverse maestre perché avevo sempre da ridire qualcosa, ma nonostante questo ero una bambina molto studiosa poiché nella mia famiglia tutte le donne o quasi sono insegnanti quindi allo studio ci tenevano tanto e i compiti li eseguivo sempre.
Ero  una bambina molto intelligente e furba e la furbizia la sfruttavo a mio favore, mi dicevano anche che ero sveglia, ed è vero ogni cosa che sentivo da piccola la andavo a cercare per sapere cosa fosse, il mondo che mi circondava mi interessava e tutt'ora lo faccio avida di informazioni, ma sono troppo pigra per approfondire altrimenti sarei un piccolo genietto, ero un po' pettegola e mi interessavo di tutti i fatti intorno a me.
Cercavo in tutti i modi di cambiare per essere apprezzata dai miei compagni, guardavo i vestiti delle altre bambine che erano tutte più magre e più belle di me, facevo loro dei regali, osservavo le cose che facevano e provavo a farle pure io, cercavo di essere simpatica affettuosa e gentile perchè lo sono sempre stata,  ma poi mi domandavo:

a che scopo cambiare o comportarsi bene con chi non vuole averti intorno? Perché cambiare per dei bambini che alla fine mai ti accetteranno in un gruppo in cui tu non puoi farne parte perché non vai bene?

Così avevo capito che se dovevi cambiare per le persone affinchè diventassero tuoi amici allora non erano veramente tali.
Io non dovevo cambiare per nessuno, andavo bene così com'ero e se fossi cambiata per loro alla fine sarei finita col diventare un omino con indosso una maschera, non sarei stata più la stessa, avrei fatto tutto quello che piaceva a loro e non quello che piaceva a me e a quale scopo?
Con lo scopo di perdere per me stessa e vivere la vita di un altro? E la felicità quale ruolo avrebbe occupato nella mia vita?

I miei genitori, come le mie sorelle sono cattoliche e quindi volevano che intraprendessi questo percorso anch'io e parallelamente all'inizio della scuola elementare iniziai a frequentare una chiesa poiché è a quell'età che inizia il catechismo.
Il posto dove mi mandò mia madre non era una chiesa normale, aveva un qualcosa di particolare.
Lì non importava se eri credente o meno, anche se ai tempi ero solo una bambina, non capivo la differenza tra credente e non credente allora non capivo ancora cosa fosse Dio.
Inizialmente ho frequentato il catechismo, ho seguito tutti i sacramenti e per i primi tempi ci andavo solo il sabato perché non conoscevo nessuno, ma è stato tramite al gruppo del catechismo  che ho conosciuto un ragazzo davvero importante un punto fermo, per una parte della mia vita.
Avevamo legato sin da subito poiché era nel mio stesso gruppo; non nego che io trovo facilità a legare con i maschi che con le femmine poiché li preferisco sono più schietti e sinceri.

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