CAPITOLO 1

1.6K 87 17
                                    

[ogni capitolo è disponibile nella versione AUDIO sul mio canale Youtube Kappalicious]

"Mi chiedo, a volte, come potrebbe essere la mia vita fra 10 anni. In dieci anni può cambiare tutto o niente. Tra dieci anni non so dove sarò, se avrò combinato qualcosa di buono nella mia vita, se avrò realizzato tutti i miei sogni." 11.09.2012

Ho un pò paura ad iniziare, perchè la regola è che di solito chi scrive un libro, è bravo a scrivere. Ci ho messo tanto ad essere qui, con le mie parole e le mie emozioni, a scavare nel passato e a riviverlo con voi, a riportare in vita stralci virgolettati dei miei pensieri ritrovati in un hard disk di più di dodici anni fa. Non è facile denudarsi ed essere totalmente esposti e poi.. Basta, altrimenti non la finisco più!

Da che ho memoria - e ce ne vuole! - ho sempre pensato di non essere abbastanza. Abbastanza bella, abbastanza alta, abbastanza magra, abbastanza per avere anche io un fidanzato, o per stare in mezzo agli altri. Vi è mai capitato di sentirvi cosi? Le persone che ho incontrato sulla mia strada mi hanno etichettato quasi sempre con frasi e aggettivi dispregiativi, tanto da farmi convincere nel tempo di essere cosi e di non valere niente. Ah, se potessi tornare indietro mi darei - e gli darei -  certi schiaffi!! "Sei cessa", era l'insulto che ricevevo più spesso, ma a ferirmi più di tutto, più delle occhiatacce o delle spintonate, era l'indifferenza. Il venire scelta per ultima a pallavolo, il non essere invitata alle feste o alle uscite in comitiva, il non essere scelta come compagna di banco e ritrovarmi a passare gli anni scolastici con lo zaino ad occupare la sedia accanto a me. Erano chiare e silenziose dichiarazioni di insignificanza. Ma il coraggio per chiedermi l'euro per la merenda o di copiare i compiti, come ce lo avevano certi scrocconi! Dicono che con il tempo, si ha la consapevolezza di quello che si è, e di chi si è a prescindere dall'opinione degli altri. Ma come potevo già saperlo da piccola? Dovrebbero distribuire manuali su "come sopravvivere alla vita senza problemi", sono sicura che andrebbero sold out in pochi secondi! 

  Sapete, ancora oggi ho tanti strascichi del mio passato che a volte mi piombano addosso per un nonnulla, facendo crollare per un momento tutte le mie certezze. Immagini e momenti cosi nitidi che, per quanto io sia una dimenticona di prima categoria, non scorderò mai. Persone sbagliate, casi umani, scelte errate. Tradimenti, doppie facce, false amicizie, persino una famiglia che avevo idealizzato fin troppo, e che è andata in mille pezzi. Non mi sono fatta mancare proprio niente, ve lo assicuro! E a causa di tutto questo, ho passato dei periodi molto bui che ho dovuto superare da sola: chi mi era attorno era ignaro di quello che avevo dentro e non volevo dare un peso inutile ai miei o essere compatita, che è una cosa che non sopporto. Se dovessi decidere, preferirei affondare nelle sabbie mobili che chiedere una mano per uscirne! Ero convinta di meritare il peggio del peggio, come se nelle mie impostazioni base, la voce "autostima" fosse disattivata. Tipo the Sims, avete presente?  E poi dicono che solo quando tocchi il fondo, o rimani li, o risali. C'è mancato cosi poco perchè io non tornassi in superficie,  e sapete che vi dico? Ringrazio tutti quelli che sono passati per la mia strada, e dato che ci sono, gli regalo anche un bel vaffanc**o, cosi, tanto per gradire. Per arrivare a me, la strada è stata cosi faticosa che anche la mia ombra ad un certo punto ha smesso di seguirmi.

Se torno indietro, non ho ricordi della mia primissima infanzia, se non grazie ai vecchi filmini di famiglia e foto sgranate, dove mi vedo immortalata con un caschetto di capelli alla Beatles e dentro ad enormi maglioni infeltriti dai colori sgargianti e con colletti merlettati o fiori stampati sul davanti. Wow, ero proprio alla moda, grazie mamma! Mio padre lavorava da mattina a sera e sprofondava nelle braccia di Morfeo subito dopo cena; mia madre era in casa sporadicamente ma non giocava mai con me, e sebbene la cercassi sempre, non ricevevo mai una risposta positiva del tipo "si adesso arrivo" o un "va bene usciamo, dove vorresti andare?". Pensava al suo lavoro di sarta e alle faccende domestiche, "non sia mai viene qualcuno". Che poi questo qualcuno non si è mai fatto vivo. Mia sorella Francesca avendo otto anni più di me, era nella fase adolescenziale ed era sempre fuori casa da mattina a sera. Ormai era lontano il tempo in cui imitavamo le espressioni dei poster degli Hanson, o in cui ascoltavamo le Spice Girls insieme, cercando di capire chi delle cinque cantasse in quel momento. Ero affascinata da quell'enorme radio rettangolare grigia da dove uscivano voci e suoni astratti che mi risuonavano in testa per giorni. Giocavo da sola, e non mi dispiaceva per niente, perchè voleva dire che avevo la camera a disposizione e tutti i vecchi giochi di mia sorella per me. C'era qualsiasi cosa di Barbie si potesse immaginare. Quelle piccole persone di plastica mi guardavano sorridenti e rassicuranti, come a dire "la vita è perfetta, andrà tutto bene", ed erano la mia unica compagnia. Inscenavo storie d'amore fra principi e principesse, a volte inserendo a caso anche le guerriere Sailor - sempre di mia sorella - che erano da collezione e quindi intoccabili. Ad oggi Sailor Moon è l'unica superstite a cui però mancano una gamba e i guanti..colpa mia lo ammetto! Cosi passavo le giornate ascoltando gli Eiffel65, leggendo i libri game o l'uscita mensile di W.I.T.C.H. E fra una puntata di Kiss Me Licia e la Posta di Sonia  - accompagnate rigorosamente da pane e Nutella e un bel bicchierone di latte - mi creavo un mondo tutto mio, rintanata nella poltrona di pelle marrone di mio nonno, talmente grande che ci sprofondavo dentro come se fosse un abbraccio, perdendomi nelle avventure di un ragazzino che voleva catturare tutti i Pokemon "sempre più frizzanti, magici e sgargianti", o nel mondo di Magica Doremì. Avevo anche scoperto la passione per il disegno grazie ad un regalo dei miei zii, un pomeriggio durante il pranzo di Natale del lontano 1997. Vi prego, ditemi che non sono l'unica ad essersi seduta a tavola a mezzogiorno e accorgersi che alle quattro si è ancora al secondo! Siete li, su delle sedie scomodissime in noce abbinate ad un tavolo in noce addobbato a festa pieno di parenti che non avete mai visto o di cui non vi ricordate assolutamente, e li sentite parlare di argomenti incomprensibili quando il vostro unico desidero è quello di scappare via. Fu il disegno a salvarmi dalla noia, e quel Natale ricevetti una scatola rettangolare e sottile di latta. Si apriva a libro, e improvvisamente mi ritrovai davanti a gli occhi un arcobaleno di colori, molti neanche li avevo mai visti! Era un set Faber-Castell da 120 matite, posizionate cromaticamente e perfettamente allineate. Passai le ore successive a pastrocchiare su non so quanti fogli, e da quel giorno non mi fermai più.

Le elementari furono abbastanza tranquille, anche se il mio cuore era già tormentato da un bimbo che avevo conosciuto all'asilo, e di cui avevo una cotta gigantesca, che durò (udite udite) sette anni, fino alla quarta elementare. Ovviamente il "maiunagioia" era già in agguato: non siamo mai stati in classe insieme, lui era di un anno più piccolo, e ogni giorno all'uscita da scuola lo cercavo con gli occhi fra la moltitudine di genitori che venivano a prendere i loro pargoletti. Quando lo trovavo, individuandolo fra tutte quelle facce estranee, lo chiamavo e lui mi sorrideva. Fine della storia d'amore. Mi svegliavo la mattina sognando di vederlo, e se all'uscita non riuscivo ad incrociarlo o se non veniva a scuola, per me era la fine del mondo. Non mi sono fatta mancare niente, avevo anche una rivale all'asilo! Si chiamava Giulia, me la ricordo ancora. Capelli biondi, corti e riccissimi, e che ve lo dico a fare, antipatica fino all'ultima doppia punta (si possono avere le doppie punte a cinque anni?). Ogni giorno facevamo a gara per sederci accanto a lui, e prima di uscire da scuola, gli davamo un bacio sulla guancia e ci guardavamo con aria di guerra, non scherzo! A pensarci, eravamo la perfetta interpretazione vivente di Ransie la Strega, dove Giulia era la perfida Lisa, Paul era il bellissimo ragazzo conteso fra le due, e io ero la protagonista, che nel cartone si mette con il suo amato. Solo nel cartone, mi sembra ovvio! Non gli ho mai detto nulla, se non con i miei occhi a cuoricino e il mio sorriso impacciato (chissà che espressione inquietante dovevo avere). Pensate che scema, mi bastava una sua occhiata ed ero felice come se avessi vinto un mucchio di caramelle edizione limitata. Fra i filmini di famiglia ho ancora la recita dove lui è accanto a me ed io, invece di cantare, passo tutto il tempo a guardarlo, anzi fissarlo, a due centimetri dal suo viso completamente imbambolata, mentre lui neanche mi calcola. Ero già timidissima, mi ricordo ancora di quella volta in cui lo incontrai per strada, e mentre le nostre mamme dialogavano amabilmente (sapevano entrambe del mio folle amore per lui e sghignazzavano complici, custodi di quel segreto che sembrava di primissima importanza mantenere), io me ne stavo impalata a fissarlo - tanto per cambiare - e a non dire niente, con due chiazze rosse sulle guance e le gambe tremolanti. Ah, e con outfit sempre alla "moda". Certo, non potevo pretendere che nascesse un amore alla Romeo e Giulietta a otto anni, anche perchè ero troppo giovane per un amore folle e destinato letteralmente a morire ma, per me era bellissimo, con quei capelli neri e il suo nasino all'insù. Naturalmente solo dopo anni ed anni ho saputo che ad un certo punto, anche lui mi trovava carina. Fermi tutti: c'è stato un momento in cui i nostri cuori erano sincronizzati e io non lo sapevo?! Immaginate la mia faccia in quell'esatto momento, in cui la mia speranza di bambina si era spenta insieme a quella notizia. Quello fu il preludio della mia vita sentimentale, che avrebbe contato una moltitudine di casi umani, esperienze traumatiche e imbarazzanti, friendzone e chi più ne ha più ne metta. Ma avete presente la frase "a volte ritornano"? Con molta calma eh, ma è tornato.

PER ARRIVARE A MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora