CAPITOLO 3

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La settimana che precedeva il primo giorno di liceo mi ero impegnata moltissimo per trovare l'outfit adatto. Avevo comprato svariate cose, ma erano tutti capi che non mi valorizzavano: non sapevo farlo con il trucco, figuratevi con i vestiti! Alla fine scelsi una maglietta nera a mezze maniche con una scritta tutt'oggi indecifrabile, e un jeans a vita bassa, talmente largo che sembrava lo avessi comprato ad occhi chiusi. Le Bratz erano sul mercato da qualche anno, per cui tutte cercavamo di emularle, soprattutto nell'abbigliamento. Come posso descriverle: avevano una testa enorme su un corpo piccolo e snello, ognuna vestita con i capi più alla moda del momento che erano rappresentati con abitini stretti, top striminziti e pantaloni larghi, che ricadevano su scarpe con la zeppa ancora più enormi. Il concetto di proporzione con loro era totalmente nullo! Cosi, fiera del mio outfit "originalissimo", misi timidamente piede in quell'aula dove conoscevo solo una ragazza delle medie. Ma fu un flop, perchè ero anonima, mentre le altre erano imbellettate di tutto punto. I gruppi si erano già formati involontariamente, ed io finii nuovamente in quello delle invisibili. Le  frasi cattive diventarono piccole spinte, le occhiatacce risate di scherno, e non esagero se dico che quando passavo, la maggior parte delle persone si scansava o mi lanciava sguardi di disgusto, e solo perchè non ero estroversa o socievole come tutti gli altri: la mia timidezza camminava accanto a me e tutti la potevano vedere. Credo che a quel punto, l'indifferenza sarebbe stata più gradita! Se poi alle medie era tutto nascosto, al liceo il bullismo era pubblico, era una sorta di prova di potere su chi comandava, e mi accorsi di non essere la sola a ricevere quel tipo di trattamento, anche se mi sentivo molto più sola in mezzo alla gente, che con me stessa in una stanza vuota. Se ripenso a quegli anni e vedo invece chi sono oggi, è stranissimo pensare che quella bambina ero io. I bulli, alla fine, non sono altro che adolescenti ancora più insicuri di tutti gli altri, che hanno bisogno di dimostrare la loro superiorità e di mettere all'angolo qualcun altro per sentire di valere qualcosa. Casa mia era l'unico luogo dove mi sentivo al sicuro, ma a poco a poco, anche quella campana di vetro stava iniziando a vacillare: si stavano formando delle crepe che l'avrebbero rotta irreparabilmente. I miei avevano incominciato a litigare sempre più spesso, e io alzavo il volume della musica per coprire le urla dall'altra parte della porta, o mi rifugiavo nel mondo di Will & Grace, Scrubs, Una Mamma per Amica ed altre innumerevoli serie tv che trovavo su internet. Mia sorella era andata via di casa e conviveva, e mi chiedo quali pensieri avesse all'epoca, e se l'andare via di casa sia stata una scappatoia a quella situazione che invece stavo vivendo io. Non avevo amici, se non Claire, che l'anno successivo venne nella mia stessa scuola. Non avevo chissà quali voti, e non perchè non fossi brava, ma perchè la combo famiglia e bullismo mi abbatteva cosi tanto che non riuscivo a fare nulla. Avevo voti alti in lingue, lettere e artistica, mentre in matematica e chimica ero una frana. Il mio migliore amico era il PC, che usavo per scrivere tutti i miei pensieri e le mie sensazioni di quegli anni. Lì, le mie emozioni erano al sicuro, e nessuno poteva calpestarle, era il mio spazietto dove mettere per scritto tutto quello che volevo e tentare di avere la testa più leggera, un pò come il pensatoio di Harry Potter. L'anno dopo iniziò a piacermi un ragazzo della mia classe, Den; ma era veramente strano che mi piacesse: aveva i capelli lunghi fino alle spalle, mossi, anche lui qualche accenno di acne e timido, stavolta sul serio. Però si sa, non puoi decidere chi farti piacere. Notavo che con mio stupore, quando lo guardavo, lui già era li a fissarmi, e pensavo di avere qualcosa di buffo sul viso, o che, come al solito, il mio trucco si stesse sciogliendo, facendomi assomigliare ad un panda occhialuto. L'unico posto dove scambiavamo qualche parola era in chat su Msn, una specie di Whatsapp su PC. C'erano le Emoji, i trilli, e se avevi la mail di qualcuno, potevi intavolare una conversazione e vedere addirittura se fosse online, occupato o non disponibile. Ai tempi, era una cosa innovativa, fino a quel momento c'erano solo gli squilli e gli SMS, e da un momento all'altro non sapevi più che fine avesse fatto la persona con cui stavi parlando fino ad un minuto prima. Esisteva la privacy.  Comunque, nessuno dei due fece un passo, ma al secondo anno, fu proprio Claire a cambiare le cose. Con piglio sicuro mi convinse a scrivergli "mi piaci" proprio su MSN. Ci misi una buona mezz'ora prima di premere "Invio", e lui rimase scioccato, come se a scriverlo fosse stato un fantasma. Eppure, ogni tanto parlavamo e non sembrava che gli dispiacesse dialogare con me. Dopo la mia dichiarazione "improvvisa", aveva risposto che voleva parlarmi, per cui nella mia mente avevo pensato che volesse rispondere in modo positivo, mi ero immaginata una decina di scenari diversi su come potesse andare e le varie risposte che avrei potuto coraggiosamente dire. Il giorno dopo a ricreazione, Claire mi portò davanti a lui trascinandomi in un angoletto vicino alle scale. Non lo avevo neanche degnato di uno sguardo per quanto ero rossa in faccia, tenevo i capelli davanti, per cercare di nascondermi. Vedevo solo i miei piedi, e i suoi davanti a me. Poi, dopo una manciata di secondi che a me parvero ore, parlò.

"Mi dispiace tanto, ma proprio ieri mi sono messo con un'altra ragazza"

So già cosa state pensando: che scusa idiota, si vede che lo ha detto per finta! Quanto vi avrei voluto li con me, a gridarmelo tutte in coro, perchè io ci credetti come una polla. Solo dopo alcuni anni con l'esperienza, capii che molti ragazzi raccontano un mucchio di cavolate pur di cavarsela. Ovviamente io gli chiesi anche scusa, e ovviamente la sua presunta fidanzata non si fece mai viva. Per di più, anche i ragazzi di quinta mi avevano presa di mira. Ogni giorno all'uscita cercavo si sgattaiolare via il più veloce possibile, e quando non ci riuscivo, mi ritrovavo dietro il belloccio di quinta (che tutte adulavano) ad urlarmi dietro "a cessa!" ridendo insieme ai suoi amici. Per fortuna la maggior parte delle persone non capiva a chi fossero rivolti quegli insulti, in quella scuola c'erano una ventina di classi, e all'uscita si riversavano giornalmente mucchi di adolescenti intenti a parlottare o a flirtare. L'interesse per Den svanì come delle nuvole spazzate dal vento, e quello stesso anno mi inizò a piacere il clown della mia classe, Zyma. Era di origine straniera ma cresciuto in Italia fin dalla nascita, e il suo passatempo consisteva nel prendere costantemente in giro la prof di latino aggiungendo frasi e parolacce molto colorite. Era robusto, capelli biondissimi e corti e un paio di occhi azzurri che vedevo molto spesso posarsi su di me. Era il giullare della classe, collezionava note su note e faceva di tutto per rovinare la calma delle lezioni. Non era ben visto neanche dalle ragazze, perchè ci provava con tutte, un pò alla Barney Stinson.

Da poco avevo scoperto Youtube, un sito che non avevo mai visto e dove le persone potevano mettere dei video fatti da loro. Per me era impensabile! Una di queste persone era ClioMakeup, che con i suoi tutorial mi aiutava giornalmente a migliorare e ad avere un aspetto più decente: chi mi incontrava poteva vedere che i cerchi scuri sugli occhi stile panda si erano trasformati in righe di matita ben sfumate, e i miei capelli piatti con la riga in mezzo, in una permanente mossa coordinata di frangetta. Avevo anche iniziato a vestirmi un pò meglio, con magliette strette che mettevano in risalto le mie forme, improvvisamente sbocciate da un momento all'altro e fino a quel momento nascoste e coperte da maglioni informi (la maggior parte erano viola a rombi, e ancora oggi non so se sia stata mia madre a comprarmeli, o io stessa, in preda ad un momento di pazzia). Gli episodi di bullismo calarono improvvisamente, ma iniziò a circolare la voce in tutta la scuola che io fossi una poco di buono per via delle mie scollature improvvise, e iniziai a sentirmi in colpa anche delle mie forme di piccola donna. Piccola donna in tutti i sensi: con il mio attuale e stabile metro e 57, sono sempre stata la più bassa di tutte le classi di tutte le scuole, quella che veniva messa al primo banco o in prima fila per non essere persa di vista.

 Non so perchè mi inizò a piacere Zyma, forse perchè era il mio contrario in tutto e perchè mi incuriosiva. O forse perchè era l'unico che mi dava attenzioni? Mi ricordo perfettamente un giorno in cui decise di dare un bacio sulla guancia a tutte le ragazze della classe. Al mio turno, in sottofondo ci fu un vociferare insolito pieno di risatine, io avevo il viso paonazzo perchè nessuno mi aveva mai sfiorata. Tutti sapevano che gli piacevo, ma ci provava con tutte, per cui la fiducia che avevo era pari a zero e pensavo fossero fake news, ma mi sbagliavo. Il giorno di San Valentino mi ero particolarmente impegnata: avevo i capelli mossi al punto giusto, trucco leggerissimo e una camicetta bianca. Nel cortile della scuola, prima delle lezioni, mi ricordo che il gruppetto delle ragazze più "in" della classe, stava vociferando sul fatto che Zyma quel giorno avrebbe dato una rosa alla ragazza che gli piaceva. Non ci feci caso, ma quando l'ora di Diritto si concluse con il suono della campanella, vidi poggiarsi sul mio banco una rosa gialla. Non alzai neanche lo sguardo, come mio solito: ero paonazza. E non per la rosa, ma perchè tutti avevano gli occhi puntati su di me, ed è una cosa che ancora oggi mi fa sentire a disagio. Non dissi niente ma sorrisi, e lui tornò al suo banco. Era cosi strano per me pensare di poter piacere a qualcuno, soprattutto ad un tipo come lui. Era protettivo con me, evitava di fare battute troppo spinte e per mia fortuna, non mi coinvolgeva nelle sue performance di pagliaccio circense. Ad oggi forse, il motivo per cui gli piacevo era che ero totalmente diversa dalle altre, ossia invisibile, e il fatto che lui mi riuscisse a "vedere" fra tante ragazze, mi faceva sollevare molte domande. Allo stesso tempo, conobbi quello che diventò il mio primo ragazzo per i successivi sei anni. 

PER ARRIVARE A MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora