È UN ARRIVEDERCI

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Un arrivederci per cui non è ancora pronta e un addio per cui non lo sarà mai.

Un arrivederci per cui non è ancora pronta e un addio per cui non lo sarà mai

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Lacrime.
No, non piangerà.
È forse qualcosa che deve ancora realizzare, perdere lei, proprio lei.
No, non è successo davvero, dev'essere per forza un altro sogno.

Comincia a strizzare gli occhi per svegliarsi, un battito di ciglia dopo l'altro, sincronizzato col cuore a mille e il respiro affannoso, mentre le sue dita serpeggiano ancora tra i capelli biondi di Anise.

Tra i conati di vomito e il mento tremolante, comincia ad accettare la realtà. In un silenzio tombale la fissa mentre spera ancora in un respiro da parte sua.

Le dà piccoli schiaffetti sulla guancia, e il rumore della mano a contatto con la pelle fredda e paffuta è l'unico che si riesce a sentire in tutta la casa, come se fosse il continuo ticchettio di un vecchio orologio, una lancetta dei secondi che minaccia di fermarsi a ogni colpo, come se questo fosse l'ultimo e invece continua.

Le sfiora la guancia ancora e ancora, ogni volta con più delicatezza, mentre la speranza di rivederla viva svanisce tra un sospiro e l'altro.

Deve chiamare suo padre.
Ancora sconvolta e spaesata inizia a guardarsi intorno, senza nemmeno la certezza di essere sola.

Getta un'ultima occhiata al corpo pallido di Anise e si alza da terra per andare a prendere il telefono. Ma una volta in piedi non riesce a lasciarla lì. Sente un vuoto dentro, il respiro le si blocca e vederla dall'alto stesa e sanguinante le provoca una fitta al petto che la porta a urlare, quasi in preda ai singhiozzi.

Tasta la mensola del corridoio ancora con le mani tremanti, in cerca del telefono di Anise e non appena lo prende, le sue dita si fiondano sul contatto del padre, Raz.

Ma l'indice le trema e fa su e giù parecchie volte prima di riuscire a premere il tasto.
Avvicina il telefono all'orecchio e solo in quel momento pensa che non ha la minima idea di cosa dire a suo padre.

Anise è morta.
Solo questo può dirgli, che le creda o meno.
Man mano che il telefono squilla, il peso che sente sul petto cresce e si ritrova a dover fare un respiro profondo per calmarsi, l'ennesimo.

«Anise», Jessie sobbalza al suono della voce di Raz e rimane zitta per un momento.
«Anise, ci sei?»
«P-papà», lo chiama lei, con un soffio flebile di voce, come se quella parola fosse l'unico appiglio rimasto.

«Jessie, amore, dimmi.»
«A-anise...» la voce ricomincia a tremare ed è sull'orlo di scoppiare, ma serra immediatamente la mascella per non fargli intendere altro.

Torna nella stanza e riprende a guardarla, forse per obbligarsi a dirgli la verità, per dirla almeno a lui.

«Che ha Anise?!» Jessie coglie una nota di preoccupazione anche nella sua voce, più rauca del solito e strozzata, per quanto lui cerchi di non far trapelare nulla.

LA NUOVA GUERRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora