È passata circa un'ora da quando Gabriel è andato via. Ogni secondo della mia permanenza in questo posto è scandito da un orologio a pendolo posizionato sul mobile di fronte a me. La stanza è ampia ma non ci sono molti pezzi d'arredamento, d'altronde non credo siano necessari in un posto che è stato progettato come tana per dei lupi. Tutto ciò che è presente è: un piccolo tavolino con due sedie in legno al centro della stanza, sopra il quale è posizionato un candelabro con una candela rossa, un mobile nero contenente del pane e delle bottiglie d'acqua e un divano in pelle nero, su cui sono seduta. Immediatamente accanto alla porta c'è un "letto per lupi" (esistono dei letti per lupi?), su cui giacciono, immobili, queste quattro bestie, che mi osservano da ore come ad aspettare che faccia un passo falso per essere legittimate a divorarmi. Inoltre, data la quasi totale assenza di illuminazione artificiale e l'avvicinarsi della sera, è piuttosto buio. C'è solo una lampadina appesa al tetto, non sufficiente a illuminare per intero l'ambiente. Ci sono infine dei minuscoli oblò sul tetto che lasciano entrare poca luce durante il giorno ma non mi permettono di vedere il cielo.
Giaccio sul divano priva di forze e cerco di muovermi il meno possibile per non aizzarmi i lupi contro. L'unico rumore distinguibile, oltre al loro respiro, è dato dall'orologio di fronte a me, che fisso da ore. Forse sarebbe bene alzarsi e farsi una doccia in attesa che Gabriel ritorni. Vado in bagno e mi spoglio. Guardo il mio corpo come se fosse non fosse parte di me. È come se fossi intrappolata in un corpo che non è il mio: mi tocco, poi sfilo via i vestiti ed entro in doccia. L'acqua gelida scorre sulle mie spalle, la mia schiena e infine le mie gambe. Lentamente riprendo coscienza del mio corpo, lo accarezzo. Interminabili lacrime iniziano a solcare il mio volto, fondendosi con l'acqua che mi trafigge come centinaia di piccole frecce.
Esco dalla doccia e metto dei vestiti puliti che trovo appoggiati su uno sgabello accanto al lavabo: una t-shirt bianca e dei pantaloni da tuta neri. Cerco di sistemare i capelli nel miglior modo possibile ed applico un rossetto rosso: Gabriel l'avrà lasciato qui perché vuole che l'indossi, presumo.
Torno nella stanza principale e mi distendo sul divano. I lupi hanno cominciato a giocare tra di loro e sembrano non aver notato il mio ritorno. Osservo questa scena incuriosita, mi alzo e provo ad avvicinarmi per vedere meglio ma, improvvisamente, cominciano a ringhiarmi contro, venendomi incontro. Credo di star provando quel che più di simile ci sia all'avere un infarto: indietreggio e mi getto sul divano, abbassando lo sguardo. Resto immobile per qualche secondo e, non avvertendo alcun rumore, alzo lentamente lo sguardo. Sono seduti di fronte a me, immobili e in silenzio. Non respiro, non ingoio neppure la saliva, rimango paralizzata.
Tehya, il cucciolo di femmina, si avvicina per annusarmi. Ha una macchia nera attorno all'occhio sinistro mentre il resto del pelo è bianco e lucente. Dopo qualche secondo non provo più timore e riprendo a respirare normalmente. Continuo a non muovermi ma noto che, lentamente, gli altri tre indietreggiano e tornano in fondo alla stanza.
Improvvisamente, Tehya balza sul divano e comincia a scodinzolare, come se volesse giocare. Muove la coda freneticamente e salta sulle mie gambe. Poi chiude gli occhi e si distende sulle mie gambe. Non so in quale modo Gabriel gli abbia ordinato di non farmi del male ma, nonostante io sia una perfetta sconosciuta, i due genitori non sembra che abbiano paura che gli possa fare del male.
Guardo l'orologio e mi accorgo che sono le 21:30, Gabriel dovrebbe ritornare a breve. Avverto quasi una sensazione di pace, dimenticando per qualche secondo l'incubo di cui sono prigioniera.
La porta si spalanca e Gabriel, sorridente, entra con del cibo. Lo posa sul tavolo e mi chiede: << Allora, com'è andata la giornata?>>
Non rispondo, non riesco neppure a guardarlo. Rimango immobile, fissando le mie ginocchia. Mi sta chiedendo come sia andata la mia permanenza da prigioniera in compagnia di quattro lupi?
<< Non sei molto loquace stasera...>>
<< Gabriel, come vuoi che stia? Ho passato tutto il pomeriggio rinchiusa qui dentro, da sola, con quattro lupi a farmi da guardia!>>
<< Beh, vedo che state facendo amicizia...>> dice, indicando Tehya, che continua a giacere sulle mie gambe.
<< Ti ringrazio di esserti preoccupato per me ma non ho fame, puoi andare.>>
<< Non vado da nessuna parte. Adesso ti siedi con me e ceniamo insieme.>>
Non sembra che abbia molta scelta, nella migliore delle ipotesi verrei sbranata nell'arco di qualche secondo.
<< Va bene.>>
Mi alzo e, trascinandomi come uno zombie, mi siedo. Gabriel apparecchia la tavola e tira fuori due pizze.
<< Ti ho preso una margherita non sapendo cosa ti piacesse. Nel mobile nero ci sono dei fogli e delle penne, scrivi ciò che vuoi in modo che possa portarti ciò che ti piace.>>
<< Gabriel, per quanto andrà avanti questa storia?>>
<< Quale storia?>>
<< Questa storia!>> urlo, indicando i lupi.
<< Non urlare. Non farlo mai, potresti aizzarteli contro. Per il resto, starai qui finché non avrai risolto il problema.>>
<< Problema?>>
<< Sì, ti ho spiegato il mio problema. Voglio che identifichi i motivi per cui tutte le donne del mio passato si siano allontanate da me.>>
<< Non hai ben definito il problema. Non mi hai dato alcuna informazione, sono scappate all'improvviso, senza che facessi nulla? Di quali donne parli? Ho bisogno di più informazioni.>>
<< Avremo tutto il tempo per discuterne. Adesso, però, mangia qualcosa.>>
Mando giù il cibo senza sentire alcun sapore. Ho bisogno di andare a dormire, sono sicura che sia un incubo. Non può essere vero, questa storia è ai limiti del paranormale: rapimenti, psicopatici, lupi...
Cerco di finire il più in fretta possibile e, ingerendo l'ultimo boccone quasi affogandomi, gli dico: << Gabriel, sono molto stanca. Penserò alla faccenda e domani sera faremo la nostra prima seduta. Ora però ho bisogno di riposare.>>
<< Va bene.>>
Sistema la tavola in fretta e mette qualcosa in frigorifero.
<< Ti ho lasciato qualcosa per la colazione e il pranzo di domani. Non potrò venire a dargli da mangiare, quindi ti ho portato anche delle fette di carne. Lasciale accanto alla loro cuccia e allontanati. A domani, buonanotte.>>
<< Buonanotte. >>
Mi sento così impotente. Mi distendo e, angosciata, attendo impaziente di cadere tra le braccia di Morfeo, sperando che mi porti lontana da tutto questo.
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Unchained (italiano)
Teen FictionUna dottoressa di 28 anni, Ginevra De Angelis, specializzanda in Psichiatria, incontra un giovane milionario, Gabriel Atlas, mentre sta sostituendo il suo capo in vacanza. Non ha mai incontrato un paziente del genere prima d'ora. Sentitevi liberi d...