11. La porta nera

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Un'altra giornata è passata.
Non so più come ci si senta ad essere una persona libera, faccio fatica ad immaginarmi fuori da qui.
<< Buonasera, dolcezza! >>
Gabriel spalanca la porta ed entra dentro con la cena. Sembra particolarmente allegro.
<< Buonasera. A cosa è dovuto questo buon umore?>>
<< Sono semplicemente felice di vederti! >>
Gabriel ha un'aria strana, non l'ho mai visto così euforico.
<< Hai concluso qualche buon affare? >>
<< No, in realtà è come ti ho detto. Non vedevo l'ora di finire per tornare qui da te. Mi sei mancata. >>
Gli sono mancata? Cosa gli è mancato esattamente: il terrore, l'esasperazione o la follia?
<< Ehm, bene, ne sono felice. Cos'hai lì? >>
<< Ricordo che nella tua macchina ci fosse un volantino del sushi take away, quindi ho pensato di portartene un po'.>>
<< Sì, in realtà lo adoro. Grazie. >>
Neppure questo riesce a strapparmi un sorriso, sto diventando un automa. A mala pena mi reggo in piedi, non riesco a provare più nessun tipo di emozione. Non sono neppure arrabbiata, solo terribilmente esausta.
Ci sediamo e tira fuori diversi contenitori, ognuno con un tipo diverso di sushi: nigiri, uramaki, di tutto e di più.
<< Hai preso anche il sashimi, lo adoro. >>
<< Immaginavo ti piacesse, il volantino era aperto propria su questa pagina. >>
Bene, ora sono ancora più convinta che non uscirò mai di qui. Fa estremamente attenzione ai dettagli, qualunque cosa io faccia.
Sicuramente ci saranno delle telecamere qui.
Finisco di mangiare velocemente, sperando che vada via il più presto possibile.
<< L'hai divorato! Effettivamente manca un po' di cibo qui, ho dimenticato di portartene dell'altro. In casa ce n'è parecchio, vado a prendertelo. Anzi, vuoi venire con me? >>
I miei occhi rimangono spalancati.
Mi sta proponendo di uscire di qui? Davvero?
<< Certo, ne sarei più che felice! >>
Finalmente.
Questa è la mia occasione.
Posso fuggire.
No, non è possibile, deve esserci il trucco.
Noto che fa una serie di gesti che non sono neppure in grado di descrivere ai lupi, che si mettono dietro di noi, in fila.
Usciamo da questa prigione.
Sento il vento tra i capelli, il profumo degli alberi, è una sensazione indescrivibile.
Tutti i miei sensi sono appagati.
Non ho mai apprezzato una situazione così prima d'ora.
È proprio vero: non apprezzi ciò che hai finché non lo perdi.
La libertà.
Sono frasi che, dette dagli altri, sembrano prive di valore.
Mi tolgo le scarpe, sento i miei piedi toccare lievemente l'erba.
Prendo un respiro profondo.
Arriviamo all'ingresso sul retro e, rapidamente, vengo accerchiata dai lupi.
Gabriel apre la porta, dandomi le spalle, ma non ho modo di attaccarlo.
Devo mantenere la lucidità, qualsiasi passo falso mi costerebbe la vita.
Ci dirigiamo in cucina e riempiamo delle buste con cibo che dovrebbe bastarmi per diversi giorni.
Ci sono dei coltelli su un mobile ma appena provo a muovermi più velocemente tutti gli occhi sono puntati su di me.
Gabriel chiede: << Ti va di andare al piano di sopra? >>
Non ho molta scelta, quindi annuisco.
<< Voglio mostrarti una cosa. >>
Ci dirigiamo verso la stanza con la porta nera, quella che aveva definito come "off-limits".
Apre la porta e mi trovo davanti ad uno spettacolo macabro: è pieno macchinari e strumenti per autolesionismo.
Rimango pietrificata per qualche secondo, poi mi volto verso di lui, con gli occhi lucidi, e gli dico: << Gabriel, cosa sono tutti questi arnesi? Li usi su di te?>>
<< Sì, ogni volta che sbaglio qualcosa. Con te ho sbagliato, ti ho rapita, ti ho rinchiusa in quella casa... Non avrei dovuto farlo, lo so. È che non volevo che te ne andassi anche tu dalla mia vita, non sapevo come evitare che fuggissi...>>.
Una lacrima gli solca il viso mentre il suo respiro si fa sempre più veloce e profondo. Percepisco la sua agitazione.
<< No, ti prego, non farlo. Non farlo mai più. Perché pensi di meritare questo genere di torture?>>
<< Perché ho sbagliato, continuo a sbagliare e sbaglierò sempre. >>
<< Pensi che questo sia un modo per rimediare?>>
<< Non lo so, so solo che non ce la faccio più a continuare così. Ho paura, paura di soffrire di nuovo, paura di perdere anche te, che sei piombata nella mia vita improvvisamente. Non riesco a fare a meno di te, sei il mio primo pensiero al mattino e l'ultimo la sera.>>
<< E pensi che rinchiudendomi lì dentro sarei riuscita a vedere il buono che c'è in te? Perché c'è, lo so che non sei cattivo, lo so che non vuoi farmi del male. Ma così facendo fai male sia a me che a te. Come pensi che possa provare qualcosa per te quando fai di tutto per rendermi infelice?>>
<< No, ti prego, non dirmi questo. È l'ultima cosa che voglio. Voglio solo che non vada via, cosa posso fare per rimediare?>>
<< Potresti iniziare con l'allontanare loro quattro.>>
<< Va bene.>>
Si volta verso i lupi e comincia il loro linguaggio in codice: tende il braccio destro in avanti, lo abbassa e fa una X con gli avambracci. Ripete velocemente questi gesti per tre volte, poi se ne vanno, ubbidendo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 07, 2020 ⏰

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