Altra Possibile Oneshot.

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Se possibile, potreste darmi opinioni? Ho un tema da svolgere, questo è il mio racconto. Se avete letto "Io Non Ho Paura" di Niccolò Ammaniti, capirete la parte introduttiva al volo. Buona lettura!

Traccia n°1

I grandi non c’erano più. Le macchine stavano lì ma loro non c’erano. Le case vuote, le porte aperte. Correvamo tutti da una casa all’altra. Barbara era agitata. –Da te c’è qualcuno?
–No. E da te?
–Nemmeno.
–Dove sono?– Remo aveva il fiatone –Ho guardato pure nell’orto. –Che facciamo?–Ha chiesto Barbara. Ho risposto: –Non lo so.
Detto questo, gli altri andarono a cercare altrove, sperando di trovare qualcuno, per esempio, in un negozio o accanto ad un'edicola, ma invano. Apparte noi, sembrava non ci fosse anima viva.
Eravamo da soli, gli adulti erano spariti, pensavo non potessimo farcela. Remo, Barbara ed io ci sedemmo sul marciapiede di fronte a casa mia e, per qualche minuto, stettimo a guardare la strada per vedere se qualche camion passasse, con un adulto all'interno.
Tempo sprecato. È vero, quando le abbiamo controllate le auto erano vuote.
Rimasi per un attimo in silenzio, poi chiesi: –Avete voglia di un gelato?
I miei amici risposero con un sì unanime ed io, alzatami da terra, mi diressi verso l'ingresso di casa. La porta era aperta, i miei avevano portato le chiavi con loro e, giacché sono spariti, le prime hanno probabilmente subito la stessa sorte.
Una teoria valida.
Aprii il frigorifero e presi due ciotole di gelato, rispettivamente una alla panna e l'altra al cioccolato.
Riempii dei bicchieri e li passai a Barbara.
–Quindi sono spariti ovunque, non solo nel nostro comune.– borbottò.
Remo, preso il suo gelato, ribatté –Di cosa ti lamenti, scusa? Mica sono morti!
–Sarà anche che non lo sappiamo con certezza ma vivi, deceduti o dispersi, questa è una cosa grave.
L'altro sbuffò, replicando –Mi stai prendendo in giro.
–Assolutamente no. Sono solo più matura di te, in questo momen-
–Mi stai prendendo in giro, invece! Questo è un giorno da ricordare nella vita di noi giovani: possiamo finalmente fare quello che vogliamo, senza che nessuno ci dica cosa fare!– rispose Remo, interrotta l'altra con una pacca sulla spalla.
Io rimasi in silenzio, senza badare alle goccioline di sudore che scendevano sulla mia fronte. Ero leggermente, dovrei dire pesantemente preoccupata. Anche se... Remo ha ragione, non dovremmo preoccuparci della situazione. Possiamo gestirla noi, dopotutto siamo adolescenti!
Notando le nostre facce fa complici, Barbara ci disse, posando il bicchiere ormai vuoto nel lavandino: –Cosa, per esempio?
Remo la prese per un braccio e la trascinò fuori dall'ingresso ed io, così, fui costretta a seguire entrambi.
Ci trovammo davanti ad un supermercato, dove, alla cassa, una ragazza poco più grande di noi stava controllando quello che compravano i bambini.
–Scusa, ma non sei troppo giovane per fare la cassiera?– chiesi.
Masticando la gomma che teneva in bocca, rispose, con tono monotono: –Tra una settimana compio diciott'anni.
Io e i miei amici ci scambiammo espressioni preouccupate. Quindi quando diventerà maggiorenne sparirà anche lei.
–Non c'è nulla che possa fare ragazzi, la vita si vive al massimo.– disse lei, monotona, sempre masticando la gomma che teneva in bocca.
–Prendete quello che volete e anzi, se non avete nulla da dare in cambio, andatevene– continuò, formando una grossa bolla di gomma sulle labbra.
Tutto ciò che avevamo appresso erano cinque euro ciascuno, guadagnati come paghetta alcune settimane fa.
Prendemmo solo dei ghiaccioli e ce ne andammo, guardando alcuni ragazzini che si divertivano ad andare in bicicletta.
–Non ci dobbiamo preoccupare di loro, almeno– disse Remo, scompigliando i capelli a Barbara.
–Secondo me avremmo dovuto comprare VERO cibo– rispose lei, seccata, sistemandosi le ciocche ribelli.
Io, per cercare di non farli litigare, dissi –Posso preparare del pollo se volete, ne ho tre vaschette in frigo...
E così fu.
Tolsi il vassoio dal forno, e, per un attimo, il mio sguardo incrociò quello di Barbara.
Sembrava preoccupata.
–Barbara, cos'hai?– le chiesi, porgendole un piatto con sopra una coscia di pollo con patate.
–È... È solo che... Non so quando i miei genitori torneranno. Non solo i miei, ma anche quelli di tutti.– rispose lei, posando la testa sopra il braccio.
–Dai che ce la facciamo a sopravvivere! Di cosa ti lamenti, stiamo a po-
–Non hai notato che il supermercato oggi sembrava post-apocalittico? Non si sa se ci sono ancora ragazzi in procinto di raggiungere l'età adulta che potrebbero sparire, da un momento all'altro; se i bambini hanno abbastanza materiale da dare in cambio di cibo e altri beni... Voi... Non avete paura?
Io e Remo ci scambiammo uno sguardo piuttosto triste. «Però è vero che non abbiamo scelto noi di utilizzare il baratto senza soldi» pensai.
–Non possono prendere la merce e andarsene senza pagare?– chiesi.
–Ottima idea. E come fanno a cucinare, i bambini di cinque anni?– sbottò lei, alzandosi da tavola.
–Non potremmo cucinarglielo noi?– chiese Remo.
Barbara, che per poco non replicava infuriata, si bloccò. Aveva ragione: noi tre ed altri ragazzi come noi sappiamo cucinare... Possiamo rendere le nostre case dei ristoranti per i più giovani!
La mia idea sembrò piacere agli altri due e così, dopo alcune settimane, i ragazzi di tutte le regioni si diedero da fare per sfamare i coetanei più piccoli.
Riguardo la cassiera dell'altra volta, non abbiamo avuto più sue notizie. Ma sono sicura che sia lei, sia i miei genitori e quelli di tutti gli altri sarebbero orgogliosi di noi.
Spero ritornino presto.

[ITA] Artbook, scleri e robe k nn sapete sull'utente qui presente. Where stories live. Discover now