CAPITOLO 77

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«Vieni Lyranna, siamo arrivati.»

Markus mi trascinò di peso fuori dalla carrozza.

Avevo perso il conto dei giorni passati in viaggio, diventando apatica e indolente. Non mi ricordavo neppure l'ultima volta che avevo interagito con Rubyo. Non avevo più avuto sue notizie dal momento in cui Markus mi aveva catturata. Gideon, invece, si era fatto vivo ogni qual volta il suo Signore avesse avuto bisogno del suo aiuto. Io, però, non riuscivo più a guardarlo negli occhi.

«Durante la tua assenza, ho cercato di mantenere il palazzo il più simile possibile a come era in passato.»
Markus mi scortava tenendomi per il braccio, sollevandomi ogni qual volta le ginocchia cedessero sotto al mio peso.
«Sono sicuro che ti piacerà.»

Entrammo dal portone principale, dove il primo gruppo di Rasseln ci accolse.
Aggrottai le sopracciglia, socchiudendo gli occhi, infastidita dal bagliore che il riflesso del sole emanava battendo sull'oro del portale.

Poco curanti superammo i giardini, un tempo meticolosamente curati, che ora riempivano l'aria di un tanfo dolciastro, e procedemmo lungo il viale, seguiti dal resto della truppa.
Gideon era subito dietro di noi.

Sotto il mantello il calore stava aumentando e il sudore aveva preso a imperlarmi il collo.
Era cambiata la stagione.

Proseguimmo, il passo lento, fino a raggiungere l'ingresso dove altri Rasseln si inchinarono.

Avanzai con lo sguardo vacuo basso, facendo scivolare sotto i miei occhi, noncuranti, il pavimento lustro, ma sfaldato, e una lunga rampa di scale in marmo, crepato qua e là.

«Questa è la tua camera, esattamente come un tempo.»

Neppure allora alzai lo sguardo.
Mi lasciai semplicemente trascinare dentro, fino ad incappare nel letto, sul quale caddi come un corpo inanimato.

Sentii, quasi come se non fossero sul mio corpo, le mani di Markus poggiarmi la testa sul cuscino per poi distendermi i capelli. Dopo di che, lentamente, scese lungo i fianchi, iniziando a sbottonarmi la giacca in pelle e camoscio.

Per lui era come un gioco, ed io ero la sua bambola.

I miei occhi erano vacui sul tessuto del baldacchino.

Senza rendermene conto mi ritrovai scalza, con la sola maglia in lino e i pantaloni in pelle ancora a coprirmi. Il sottile tessuto iniziò a solleticarmi la pancia.

«Signore. Potrei occuparmi io delle sue ferite.»

«Kelpie, è la seconda volta che cerchi di strapparmi dalle braccia mia sorella. Inizio a credere che ci sia un ulteriore motivo.»

«No Signore. Sarà l'ultima volta, Signore.»

Markus scattò in piedi, creando uno spostamento d'aria.

«Assicurati che il suo corpo sia esattamente come lo avevo lasciato, o anche il tuo verrà marchiato con ogni cicatrice in più che non le appartiene.»

«Si, Signore.»

Sentii dei passi farsi più lontani di quanto già non li percepissi, seguiti dall'eco di una porta che, sbattendo, si chiudeva.

«Lyra!» Gideon si inginocchiò accanto al letto.

Girai lentamente lo sguardo verso di lui, focalizzandomi sul suo volto.

Per la prima volta da quando ero stata catturata da Markus stavo provando un'emozione così forte da farmi reagire.

Mi sollevai dal cuscino, sedendomi sul letto.

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