CAPITOLO 78

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Rubyo's POV

Come avevo fatto ad essere così cieco? Che stupido ero stato a fidarmi di un infido essere dell'Altro Sole come quel maledettissimo Kelpie. Solo adesso, molte cose che prima non tornavano, stavano iniziando ad avere un senso:

Fin dal primo momento, il Rasseln solitario nel bosco, o all'osteria di Chaot, quando avevo quasi perso la vita, era stato lui ad attirare quegli uomini. O ancora, ad iniziare il combattimento con le guardie sulla nave, ad abbandonarci nel momento del bisogno durante la Festa Imperiale nella Capitale, quel bel teatrino di fingersi marito e moglie per controllare Lyra da vicino, lo spingerla nella villa di Degorio nonostante fosse avventato, l'improvviso attacco di alcuni uomini nel bosco, che ci aveva costretto a gettarci nel fiume, la taglia, l'assenza di un mese per andare a Chaot, ritornando quasi inerme; giusto il tempo per riferire le informazioni ai Rasseln e passare alla mossa successiva, e, infine, attirare Markus a Chaot, facendoci catturare.

Come aveva potuto essere così viscido e meschino, fingendo di salvarci più volte, ma soprattutto, giocando con i sentimenti di Lyra per tutto questo tempo.

Lo avrei ucciso con le mie stesse mani.

*

Senza troppi giri di parole venni trascinato lungo un'area del palazzo che purtroppo ben conoscevo. Nonostante riuscissi a malapena ad aprire gli occhi, tanto questi erano gonfi per i colpi ricevuti, riconobbi facilmente il percorso: quelle strade tortuose, quelle pareti strette, quell'echeggiare dei passi nel silenzio, quel pavimento freddo e, infine, quello stridio ferroso.

Dopo delle ultime battute scambiate dai Rasseln, cadde il silenzio.

Solo, in cella, tentai di mettermi a sedere ma non appena caricai il peso sulle braccia, queste cedettero, facendo ripiombare il mio corpo al suolo. Avevo un braccio rotto. Sbattei con violenza lo zigomo e la tempia, rimanendo immobile e stordito per qualche secondo. Ritentai, sforzandomi solo sugli addominali, ma i tre tagli sanguinanti mi fecero cedere nuovamente. Mugugnai, non ancora pronto ad arrendermi. Mi spinsi, rotolando a pancia in giù. Cercai di strisciare, trascinando le gambe che non rispondevano più ai comandi, ma il braccio spezzato ebbe nuovamente la meglio.

Gridai. Un grido breve, secco e carico di frustrazione, battendo pugno al suolo. Da combattente ero passato a verme, che non aveva altro modo di muoversi se non strisciare. Quale guardia sarebbe stata in grado di adempire al proprio compito in quelle condizioni? Ma, infondo, non meritavo più quel titolo. Il mio unico scopo era difendere Lyra, e invece ecco come era finita, e senza che io potessi far nulla.

Era passato un mese dall'ultima volta che l'avevo vista e, per quanto ne sapessi, poteva anche essere morta.

Serrai il pugno a quel pensiero, lasciando che la testa ci ricadesse sopra, pesante.

Un mese intero, in viaggio, a stretto contatto con quell'essere viscido con manie di protagonismo che lo portavano a definirsi Monarca. Conoscendola, Lyra avrebbe preferito uccidersi con le sue stesse mani, piuttosto che passare anche un solo minuto con lui. Se non avessi fatto qualcosa in fretta, avrei potuto rischiare di non non rivedere mai più la Lyra che conoscevo.

Una morsa mi strinse lo stomaco. Serrai la mascella, ma poco dopo venni obbligato a rilasciare il muscolo, scosso da un attacco di tosse che mi fece sputare sangue.

Non sarei mai riuscito a salvare neppure me stesso in quelle condizioni, figuriamoci Lyra. O per ferite, o per ordine di Markus, la conclusione sarebbe stata sempre la stessa: avevo i giorni contati.

In quel momento sentii dei passi echeggiare nell'aria, pesanti e sempre più vicini. Ancora disteso per terra, ora supino, mi limitai a rivolgere il volto verso le barre in ferro, dove due Rasseln passavano trascinando un corpo. Nonostante la visione sfocata non mi fu difficile distinguere quella siluette a me fin troppo familiare, ben distinta soprattutto per quel caratteristico candore dei capelli e della camicia.

Strozzai una risata.

Dopo tutta quella fatica, perfino il Kelpie riceveva un trattamento simile: esanime, veniva trascinato per il corridoio, con le braccia a penzoloni, lasciando dietro di se una lunga striscia di sangue.

Non provai pietà.

«Gideon! Cosa gli avete fatto?» Sentii una voce femminile piangere quell'essere del Regno dell'Altro Sole.

«Questa volta non è colpa nostra, ma della Principessa. È stata feroce.»

Strabuzzai gli occhi. Era stata Lyra a ridurlo in quelle condizioni?

La detenuta esitò a quelle parole, ma poi riprese.

«Mostri! Lasciatelo!»

«Proprio tu, osi chiamare noi dei mostri.» Uno dei due Rasseln che trasportava il corpo si fermò davanti la cella a fianco alla mia, sogghignando, mentre l'altro proseguiva.

«È per colpa di esseri come te che i Rassel si sono formati, e in quel Kelpie scorre il tuo stesso sudicio sangue. Questa non è altro che la nostra rivincita, per come siamo stati trattati durante la Grande Ribellione.»

«Siete stati voi a decidere di tradire il vostro popolo, schierandovi con gli umani. Vi siete fottuti da soli, con le vostre stesse mani.»

«Non fare questo gioco con me.» Uno sputo colpì il suolo della cella. «Non ci saremmo mai ribellati se voi non aveste iniziato quella stupida guerra.»

«Voi non capite, questa cosa è più grande di quanto non pensiate.» Percepii un velo di disperazione nella sua voce.

«E tu come faresti a saperlo, rinchiusa qui da anni?»

«Ho sistemato l'altro, per ora. Andiamo.»

L'altro Rasseln ricomparve, dando una pacca sulla spalla del compagno e interrompendo bruscamente il discorso.

In quelle segrete calò di nuovo il silenzio, intervallato solo dai gemiti del pianto della donna.

«Gideon, figlio mio...»

Royal Thief IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora