flames of death.

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Ho cominciato tutta questa storia per raccontare della mia misera esistenza a qualcuno, qualcuno a cui potesse importare, senza mai preoccuparmene.

Ma a questo punto, Norman, è giusto che la racconti a te.
Il diretto interessato.

Sai, ho sempre voluto che mi sorridessi. Non parlo di un sorriso normale, finto, ma di uno sincero, di quelli dove ti lasciavi capire e comprendere con un solo gesto.
Non accadeva spesso.
Ma non volevo certo che accadesse così, in questa situazione.

Il modo in cui strizzasti gl'occhi e sventolasti lievemente la mano, — un saluto muto e sconsolato — mi fece venire i brividi.

Il modo in cui strizzasti gl'occhi e sventolasti lievemente la mano, — un saluto muto e sconsolato — mi fece venire i brividi

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<<Norman, io...>>
<<Ray?>>

Mi ero staccato di poco dal muro dove mi ero disperatamente accasciato, allungando d'istinto il braccio verso di te, che mi osservavi con curiosità.
"Ti amo, Norman."
Perché non ci riuscivo? Come potevano essete tre parole così difficili da pronunciare?

Ti vidi stringere la presa sulla tua valigia, per poi rilassarti ed appoggiarla a terra. Con un sospiro ti sei avvicinato a me, pericolosamente, e dopo qualche secondo di lunghi sguardi, mi hai stretto in un caldo abbraccio.

Per quanto lo volessi, non ricambiai.
Sembrava anche che te lo aspettassi.
Le mie braccia rimasero tremanti lungo i fianchi, e forse le mie dita sfiorarono tentativamente la tua giacca, ma non ne sono sicuro.
Ciò di cui sono sicuro è che le tue mani, meno tremule delle mie, mi accarezzarono e strinsero dolcemente la schiena.

Ci separammo.
Ci guardammo.
Quelle tue iridi sembravano perforarmi l'anima, e mi fissavano.
Per qualche motivo sentivo che mi stavi guardando così a lungo non tanto per vedere me un'ultima volta, ma per permettere a me di vederti un'ultima volta.

Ghignai mentalmente.
Quanto sei vanitoso.
Umpf, scemo.

Ed ecco una tua risata, — la tua ultima risata, cristallina e sconvolgente — come se mi avessi letto nel pensiero, mi salutasti con un cenno della testa e raggiungesti Mamma in fondo al corridoio, che ci sorrideva bonariamente.
Ma... perché nelle sue mani sembravi così, d'improvviso, spaventato?

Non credetti mai che Norman potesse avere paura di morire.
L'albero, la lanterna e la notte.
Le stelle.
Quella stretta di mano veloce. Un sussulto.
Sei ancora qui, vero? Spero di non sbagliarmi.

Ma in quel momento, forse mi venne un dubbio. Che quegl'occhi blu mi stessero mentendo?
Un sorriso. Dopotutto, non facevano altro.

E allora ho guardato quel fiammifero come avrei guardato te. Imprevedibile e misterioso, quel fuocherello che mi danzava davanti quasi derisorio, mandando lampate di calore sul mio viso.

Come quel sogno.
Se quel bacio me lo avessi dato davvero, forse la sensazione del mio corpo avvolto dalle fiamme non mi sarebbe stata nuova.
Sarebbe stato doloroso ed atroce, avrei gridato e maledetto tutto e tutti, perché ti avevano portato via da me.

A quel punto i demoni, terrorizzati, avrebbero insinuato con straziante lentezza quel fiore rosso nel tuo cuore, perché il tuo cadavere è così bello da sembrare ancora in vita.
E detesterebbero mangiarti vivo, perché il tuo sguardo lancerebbe scintille risolute e ribelli, avresti stretto i pugni e saresti diventato un abominio da mangiare.
Un meraviglioso abominio.

Sono sicuro che Emma ti abbia scritto milioni di lettere raccontandoti di come le pagine di tutti i libri della biblioteca siano bagnate di lacrime e stropicciate, perché le ho strette così forte da quasi strapparle.

Ma forse quelle lettere non le leggerai mai.

Sai, sta tanto male anche lei.
Terribilmente.
Tanto che quasi nemmeno io posso capire il suo dolore, che le provoca rimpianto e vergogna. Lo sai perfettamente che a Emma non piace piangere, ma ora sembra farlo continuamente, e questo mi rattrista.

Quel liquido appiccicoso mi scivolava addosso, sgocciolando dalla punta dei miei capelli emanando un forte odore pungente e sgradevole.
Fissai il vuoto con il fiammifero tra le dita, le taniche di benzina rovesciate sul pavimento, la scritta "FIRE" in sovrimpressione.

Sospirai.
Oh, beh.
Addio a tutti, mi auguro che possiate scappare ed avere un futuro radioso.
O almeno, meglio del mio.

O almeno, meglio del mio

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Ed eccolo là.
La fiamma che entra in contatto con la benzina, che come un mostro divoratore incendia la stanza senza esitazione.
I miei polmoni si riempirirono di fumo pian piano, e l'ultima cosa che vidi fu la porta aprirsi.

Un urlo.
"E-Emma-...?"
Svenni.

Ma forse, c'era ancora speranza.

Occhi Blu || ɴᴏʀᴀʏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora