bookshelf.

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A tutti quelli che me lo chiedevano, ho sempre detto di aver letto tutti i libri presenti nell'orfanotrofio.
Non perché me ne vantassi, — per la cronaca, li ho letti tutti davvero, quasi... — ma perché volevo ispirare molti altri bambini a fare lo stesso.

La lettura ti apre la mente e ti dona conoscenze, ti fa immaginare mondi fantastici e ti estranea da tutto e tutti.
Beh, era sopratutto per quello che leggevo.

Me ne stavo tranquillamente seduto su una delle sedie dei tavoloni dell'enorme biblioteca, sfogliando distrattamente le pagine di quel grande tomo di meccanina.

Me ne stavo tranquillamente seduto su una delle sedie dei tavoloni dell'enorme biblioteca, sfogliando distrattamente le pagine di quel grande tomo di meccanina

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Sbuffai.
Non che non mi piacessero cose del genere, amavo i temi complicati, perché ero sempre pronto ad imparare nuove tecniche che potevano servirmi per il piano... ma non potevo negare che fossero davvero noiosi.

Nella stanza c'era qualche altro bambino che leggeva piccoli racconti o rideva a libri illustrati.
Poco lontano però vidi anche una figura alta e snella che si allungava verso una scaffalata alta.
O almeno, ci provava.

Può sembrare strano, ma Norman era più basso di me. Anche se di poco, — cinque centimetri — era comunque abbastanza esilarante vederlo alzarsi sulle punte ogni volta che voleva raggiungere qualcosa di alto.

Sapevo che era una cosa di cui si vergognava, e spesso lo prendevo in giro solo per vedere quel suo bellissimo viso in una smorfia di finta offesa, per poi ridermi contro e chiedermi di prendergli ciò che stava cercando di afferrare.

Proprio quel giorno il ragazzo, con accanto il piccolo Phil, cercava di prendergli un libro, e non volendo sembrare "basso" all'altro, non aveva preso una sedia su cui salire.

Sospirai, mettendomi le mani sulle ginocchia per alzarmi, dirigendomi verso di loro.
<<Oi Norman, — lo chiamai, mettendogli una mano sulla spalla — che fai? Ti stai allenando per diventare una ballerina di danza classica?>>
<<Non è divertente, Ray. — mi rispose, senza voltarsi, mettendo di nuovo i piedi completamente a terra — Ma quel libro è davvero troppo in alto. Scusa Phil...>>

Il bambino ci guardava con uno sguardo curioso, ma poi sorrise, annuendo.
<<Forse Ray potrebbe essere talmente gentile da prenderlo per te, dato che io sono cosiiiií basso da non riuscire a raggiungere lo scaffale...>>

Mi ghignó, le labbra strette in una sottile linea, e forse il mio cuore batté un pochino più forte di prima.
<<Ma certo...>> quasi balbettai, cercando però di mantenere un certo profilo, allungandomi quando bastava — ossia poco — per sfiorare con le dita il dorso duro del libricino.
<<Ecco qua.>> dissi, accarezzando lievemente i capelli del bimbo mentre glielo porgevo.
<<Grazie Ray!! Sei il migliore. Ciao Norman!>> esclamò salutandoci con la manina, correndo via dalla libreria.

Rimanemmo soli davanti agli scaffali, guardandolo allontanarsi. Quando i nostri sguardi si rincontrarono, sono sicurissimo che Norman stesse arrossendo.
Probabilmente di vergogna.
<<Grazie Ray. Però la devi smettere di crescere, o non avrò tempo per raggiungerti...>> fece una risatina, ma sapevo che essere basso gli desse molto fastidio. Sopratutto ora che anche Emma si era alzata di un centimetro in più.

Quasi mi fece un po' pena, e mi venne voglia di abbracciarlo, sussurandogli che era perfetto così com'era, con quei suoi capelli e quei suoi occhi, con quella sua statura che portava le mie labbra proprio all'altezza della sua fronte, su cui, se avessi voluto — e potuto — avrei stampato un tenero bacio.

<<Non ti preoccupare dai, sono sicuro che sarai abbastanza alto quando usciremo da qui.>> gli sussurrai, piegandomi per raggiungere il suo orecchio.
Lo sentii sorridere, per poi prendermi il braccio per accarezzarlo timidamente.
<<Sono convinto che la vista sarà bellissima da lassù.>> bisbigliò più piano di me, alzando il viso con un ampio gesto, — con mia grande sorpresa lo fece per evidenziare la sua altezza — puntandomi addosso quei suoi occhi blu.

Erano splendenti come i raggi del sole e determinati come il mare in tempesta, creando meravigliosi riflessi che lo rendevano un quadro che avrei potuto fissare per ore.
Le sue guance erano leggermente gonfie e la bocca schiusa e sorridente, un sorriso di quelli che mostravano anche un po' i denti, bianchi come perle.
Era perfetto.

Sostenni il suo sguardo e anch'io mi lasciai scappare un sorriso.
Mi misi le mani sui fianchi e spostai leggermente il ciuffo con un sospiro.
Portarlo via di qui.
Renderlo felice.
Vedere i nostri piedi correre insieme su terre infinite ed incontaminate, senza più demoni, la Mamma e Grace Field.
Solo noi.
E saremmo stati liberi.

<<Già, — mormorai infine, guardando giù — da quassù la vista è bellissima.>>

Occhi Blu || ɴᴏʀᴀʏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora