Se quando qualcuno si ammalava la Mamma faceva di tutto per occuparsi del bambino in questione, quando si ammalava Norman sembrava la fine del mondo.
Diventava nervosa e non faceva altro che andarlo a trovare nella stanzetta dove lo aveva rinchiuso, raccomandandolo di rimanere a letto dicendogli che altrimenti anche gl'altri sarebbero stati infettati.
Ovviamente Norman, dopo tutti questi obblighi, dal bravo bimbo che era se ne stava rintanato nel suo lettino, raggomitolato tra le coperte bianche dove sembrava trovare protezione, tossendo ogni tanto.
Quando stava male, tutta Grace Field stava male.
Inutile dire che Emma ed io eravamo quelli più tristi e sconsolati.
La bimba aveva provato varie volte a sgattaiolare nella stanza del malato, ma in qualche modo Mamma la trovava sempre, riuscendo a troncare sul nascere ogni suo tentativo di raggiungere l'albino.Capii dopo, dopo tanti libri, logica e anni di attesa, che era merito di quel suo aggeggio che si portava appresso nella tasca della gonna, simile ad una bussola, aprendolo con uno scatto sorridendo.
Perché Mamma, perché?Un giorno, un giorno in cui Emma aveva particolarmente voglia di giocare ad acchiapparella con Norman, ebbe l'intelligente idea di ritornare nella stanza mentre Mamma entrava e, di nascosto, infilarsi sotto il letto.
Mi pregò con quelle sue piccolissime manine congiunte in segno di preghiera di aiutarla, ma scossi la testa dicendo che era meglio lasciarlo riposare.
Ma si sa, per quanto freddo e distaccato — anche da bambino — potessi sembrare, non sapevo resistere ai suoi occhioni da cucciolo.
Le promisi che avrei trovato un modo per permetterle di comunicare con lui, e dopo un suo stritolante abbraccio, la bimba se ne andò saltellando.Decisi di fabbricarle un piccolo "sistema di comunicazione" che avevo visto un giorno su un libro.
Due bicchieri e un filo.
Non doveva essere tanto difficile.Spiegai la situazione ad Emma con calma, il motivo per cui era meglio non portare Norman fuori dalla stanza e di come, per il momento, era meglio solo parlarci per fargli un po' di compagnia.
<<Quindi credi... che così guarirà prima?>> chiese la piccola mettendo il broncio: non gli andava proprio a genio l'idea di non poter giocare con l'albino, ma se 'Ray diceva così' allora seguiva sempre i suoi consigli.
<<Certo che guarirà prima. Non ti preoccupare.>> risposi, allungandole la mano che lei prese esitante, per poi dirigerci al secondo piano, dove c'era la camera dove il nostro amico era stato confinato.<<Se c'è qualche problema con Mamma ci parlo io, — le dissi, indicando la donna che proprio in quel momento stava camminando verso la porta — ora vai!>>
La bambina annuì e corse verso l'entrata della stanza, passando come un fulmine, e senza pudore, sotto la gonna di Isabella, raggiungendo il letto di Norman.<<EMMA! Ancora? Torna subito qui!!>>
<<E-Emma!? Che ci fai qui...? — tossí leggermente con la mano alla bocca — Non avvicinarti... potresti ammalarti....>>
<<Si Norman, lo so, lo so, — cominciò la bimba, porgendogli uno dei due bicchieri — sono venuta solo per darti questo. Sai, li ha fatti Ray! Servono per parla->>Non riuscì a terminare la frase che la Mamma la riacchiappó in un istante, ma mentre la trascinava fuori Norman la vide srotolare con cura il lungo filo dietro di lei, per poi chiudere la porta.
Dovetti spiegare molte cose alla donna.Passarono svariati minuti, quando improvvisamente il bambino sentì il suono di una voce ovattata, che proveniva... dal bicchiere?
<<Norman?>>
<<...Ray?>>
<<Oh emh, si, ciao, — cominciai, stringendo la presa sul bicchiere — ecco, diciamo che voleva parlarti Emma, ma la Mamma l'ha messa in punizione giusto adesso, quindi...>>
<<Ah, capisco...>>Ci fu una breve pausa, nella quale entrambi non sapevamo cosa dire.
<<Aah, mi chiedevo... — dissi imbarazzato — dato che non avevo nulla da fare al momento, magari potevo tenerti un po' di compagnia.>>
"Certo Ray, come se avessi cose da fare".
<<Si, sarebbe molto carino da parte tua, grazie!>> mi arrivò la sua voce, dal tono molto più sereno e contento, e sorrisi.E allora cominciai a parlare del più e del meno, di cosa avevamo fatto oggi io ed Emma, di come avevo costruito i bicchieri, quali libri avevo letto recentemente e di molto altro ancora.
Fu così che stetti tutto il giorno accasciato sulla sua porta, scherzando e chiaccherando, con Norman che ogni tanto tossiva nel ridere, ma si riprendeva subito.Guarì solo due giorni dopo.
Inutile dire che quei due giorni li passai con il bicchiere in mano, davanti alla sua camera.
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Occhi Blu || ɴᴏʀᴀʏ
Fanfic• complete • ❝ Ray non credette mai che Norman potesse avere paura di morire. L'albero, la lanterna e la notte. Le stelle. Quella stretta di mano veloce. Un sussulto. Sei ancora qui, vero? Spero di non sbagliarmi. Ma in quel momento, forse a Ray ven...