stars above us.

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Nonostante la lanterna che reggevo nella mano destra, intorno a me le tenebre avvolgevano in un rassicurante silenzio l'orfanotrofio di Grace Field.

Potevo chiaramente sentire, seppur fossero affievoliti dalle porte socchiuse, i dolci sospiri degl'altri bambini dormire piacevolmente, e con un sorriso mi allontanai per il corridoio, uscendo dall'ingresso principale.

Chiusi la porta con un cigolio, stringendo la presa sul libro che tenevo nella mano sinistra, avviandomi sotto il mio solito albero per leggere qualche capitolo in quella sera tarda, buia quanto luminosa, grazie alle migliaia di stelle sorridenti.

Il problema fu che quella mia stessa lanterna mi cadde quasi di mano quando, con il più grande stupore, vidi una sottile e scura silhouette accasciata dolcemente contro il tronco dove mi sarei dovuto sedere.

Il problema fu che quella mia stessa lanterna mi cadde quasi di mano quando, con il più grande stupore, vidi una sottile e scura silhouette accasciata dolcemente contro il tronco dove mi sarei dovuto sedere

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Mi avvicinai cautamente a quella misteriosa figura, e quando la fioca luce rivelò una corta chioma color latte e due folte paia di ciglia adagiate dolcemente sulle guance arrossate, sussultai visibilmente.
Era in una tranquilla posizione dormiente, il capo poggiato sulla spalla come sostegno e le sottili labbra dischiuse.

Me ne stetti immobile per un po', incerto su come muovermi.
"Che diavolo ci fa qui? Non dovrebbe essere a letto?"

Mentre lo guardavo sbigottito, il ragazzo aprì pigramente un occhio, e nel focalizzarsi su cosa gli stesse attorno, rivolse lo sguardo verso di me. Diamine, la mia lanterna doveva averlo svegliato.

<<...Ray?>>
<<Norman, che diavolo ci fai qui?>>
<<Potrei farti la stessa domanda, — parlò sorridendo — dopotutto... anche tu sei dove non dovresti essere>>
Stetti in silenzio, in piedi, e strinsi la presa sul mio libro.

<<Comunque, sto solo guardando le stelle>> disse poi, appoggiando la mano sul terreno accanto a lui.
<<Vieni, siediti.>>

Confuso e un po' imbarazzato, mi seddetti goffamente accanto a lui, appoggiando il tomo alla mia sinistra e la lanterna tra noi, in modo da far luce.
Era senza dubbio una situazione inusuale per entrambi, seduti sull'erba di notte.
Insieme.

Dopo qualche secondo cominciò a parlare, guardando in alto.
<<Sai, ho sempre pensato che... quando una persona muore diventi una stella.>>
<<Mmh?>>
<<Si, voglio dire, — cominciò, gesticolando verso il cielo — mi piace credere che ogni volta che qualcuno se va diventi parte del firmamento. E che non sia morto davvero, ma che abbia solo cambiato forma... e che ci guardi da lassù aspettando il nostro arrivo.>>

Lo guardai, mentre Norman si accarezzava le ginocchia, ora guardando in basso.
<<È per questo che mi piace tanto la notte. Perché posso vedere tutti i miei fratelli... spero stiano meglio là di come sono stati qui.>>
Non poco sorpreso da quell'improvvisa confessione, non seppi minimamente come rispondergli, quindi rimasi in silenzio.

Il lieve venticello ci muoveva i capelli, mentre le cicale frinivano in una dolce melodia.
La fiammella nella lanterna traballava, e il libro chiuso se ne stava pigramente sull'erba.

<<Ray, credi... credi che un giorno sarò anch'io una stella?>>
Il suo era un inudibile bisbiglio, quasi spaventato, ma lo sentii benissimo.
<<Certo Norman. Certo che sarai una stella.>> risposi, in quel suo stesso mormorio, mentre la notte si faceva ancora più scura e buia.

Quei meravigliosi astri brillarono e il ragazzo mi afferrò la mano.
<<Sono sicuro che un giorno anche tu sarai una stella come me Ray, — mi disse, stringendo delicatamente la presa — così ci vedremo ancora, anche dopo la morte.>>

E al quel solo pensiero, sentii miliardi di farfalle nello stomaco, le orecchie pulsare e le dita dei miei piedi arricciarsi.
<<Io- beh, si.>> riuscii solo a dire.

Rimanemmo in silenzio, con quelle poche nuvole invisibili che scorrevano piano davanti a noi.
Se il tempo si fosse fermato, proprio in quel momento, probabilmente non me ne sarei neanche accorto.

<<Non voglio abbandonarvi, né a te né ad Emma. Siete la mia famiglia.>>
Sussultai.
"No, Norman. Non ti abbandoneremo mai. stanne certo."

Sfiorai tentativamente il pollice sul dorso della sua mano e, per la prima volta, dissi davvero ciò che mi passava per la testa.
<<No, Norman. Non ti abbandoneremo mai. Di questo puoi star certo.>>

Ma senza preavviso, lui e la sua chioma bianca si posarono sulla mia spalla, cogliendomi alla sprovvista.
Quei suoi assonnati occhi blu rifletterono il cielo nero pieno di stelle per qualche secondo e poi si chiusero.
Il petto si alzò e si abbassò e Norman cadde in un sonno profondo.

Sospirai, appoggiandomi anch'io a lui, piano.
La lanterna si spense.
Non era proprio la serata giusta per leggere.

Occhi Blu || ɴᴏʀᴀʏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora