1. Wood

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Una macchina d'epoca senza cappotta sfrecciava sulla Statale. Era decorata da un grande nastro bianco e qualche fiocco di velo legato agli specchietti. Lasciava dietro a se un'aura positiva, di felicità ed eccitazione. Il ricevimento era finito e la loro vita insieme stava per cominciare.

Lei, appena ventiquattrenne, aveva gli occhi intrisi di lacrime di gioia e il cuore che quasi le usciva dal petto. La sua mano era poggiata su quella dell'uomo che aveva appena sposato. Insieme cambiavano le marce quando era necessario. Lei sperava che sarebbe stato sempre così, che avrebbero preso tutte le decisioni insieme.

Ora era la signora Wood, e guardando l'uomo moro e riccio alla guida, capì che lo sarebbe stata per tutta la vita.

Lui, trentenne, non pensava affatto a tutte le donne che non poteva più avere.

Non aveva rimpianti; era, anzi, sicurissimo di aver sposato l'unica donna che non l'avrebbe mai tradito. Ne aveva passate tante, ed ora era finalmente felice.

"Il bimbo starà bene?" chiese lei preoccupata. Si sentiva in colpa: mentre loro stavano andando in hotel per la prima notte di nozze, il figlio era a casa con la nonna.

Avevano avuto la notizia della gravidanza improvvisamente. Non se lo aspettavano affatto, ma ne furono subito felicissimi. Iniziarono immediatamente ad organizzare il matrimonio. Decisero la data: un mese dopo la nascita del loro bambino.

Lei il vestito non poteva comprarlo in quel momento a causa del pancione; avrebbe dovuto aspettare, ma non le dispiaceva.

"É un bambino" disse dopo quattro mesi il ginecologo.

Tutine blu, girelli, macchinine, un box e vari peluches si impadronirono di una stanzina piccola ma confortevole di casa Wood. Dipinsero le pareti di un giallo chiaro e su un muro segnarono con la vernice nera una frase di Gandhi: "Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo", perché sapevano,o speravano, in un certo senso, che il proprio bambino sarebbe stato speciale e che avrebbe fatto grandi cose.

La stanza accolse il piccolo pochi mesi dopo. I suoi pianti notturni erano insopportabili, ma pian piano riuscirono a gestirli. Facevano a turni. Anche durante il giorno.

Soffriva di coliche, quindi la preoccupazione della madre saliva sempre di piú in quella macchina.

La ragazza non fece in tempo a cercare il numero nella rubrica che lui la fermò.

"L'hai chiamata 10 minuti fa, rilassati amore" la guardò comprensivo. Infondo era il loro adorato bambino, perfetto così com'era, anche se la notte piangeva. Quindi mancava anche a lui. Gli mancava vedere il suo sorriso sdentato e i suoi occhi verdi, che appena nato erano di un azzurro inqualificabile.

Erano passati pochi minuti e già mancava ad entrambi. Ma la nonna aveva insistito così tanto:

"Ho cresciuto te, pensi che non possa tenere il mio nipotino per una notte?" e li aveva praticamente cacciati dal ristorante e spediti in macchina.

Si guardarono e, mentre attraversavano un ponte, tutto accadde molto in fretta: la macchina urtò qualcosa, una ruota venne squarciata e l'auto finí oltre la transenna a causa dell'alta velocità.

Non ci fu nulla da fare: il fiume inghiottí la macchina e i due novelli sposi, che, inutilmente, cercarono di uscire e tornare a galla. Alla fine si presero per mano e, mimetizzando le lacrime con l'acqua dolce, si baciarono, per poi lasciare andare quel poco d'aria ancora presente nei polmoni che li separava dalla morte.

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