Qualche sera prima
Quella giornata stava già volgendo al termine e, come accadeva spesso durante la settimana, Jungkook si ritrovava a dover spegnere la console con cui passava la maggior parte del suo tempo libero per prepararsi ed andare a lavoro.
Probabilmente il luogo in cui lavorava non era uno dei più raccomandabili, ma veniva pagato decisamente bene e finché poteva permettersi una certa indipendenza, aveva deciso di accontentarsi senza essere troppo pretenzioso. Erano stati i suoi genitori ad avergli insegnato a non dipendere da nessuno, consapevoli di come affidare la propria vita nelle mani di un'altra persona fosse estremamente pericoloso. Questo infatti comportava doversi fidare ciecamente di relazioni precarie, soggette a tradimenti e voltafaccia, mentre puoi sempre contare sulle tue capacità che difficilmente ti ingannerebbero.
Jungkook aveva sperimentato sulla sua pelle questo concetto, soprattutto dopo la morte dei suoi genitori, avvenuta improvvisamente pochi anni prima durante un'afosa notte estiva, una di quelle in cui rimarresti sveglio a guardare le stelle e a fantasticare sulla tua vita. Prima di allora viveva con la classica ingenuità di chi crede che una tragedia non possa mai colpirlo, probabilmente a causa dell'umana tendenza a conservare sé stessi scegliendo di non affollare i propri pensieri con paranoie insensate.
«Faremo tardi, non aspettarci sveglio» gli disse sua madre felice di poter festeggiare l'anniversario con suo marito, inconsapevole di ciò che il crudele fato aveva in serbo per loro.
Jungkook la osservò varcare la soglia della porta mano nella mano con suo padre, con un sorriso in grado di illuminare la sera già calata sulla città, i capelli lunghi e folti che assecondavano ogni suo movimento accompagnando entrambi fuori dalla porta, lontano dal loro figlio.
Per sempre.
Quella sera il giovane ragazzo andò a letto con la consapevolezza di come vederli così felici gli scaturisse un calore confortante all'altezza del petto e proprio con quell'emozione chiuse gli occhi abbandonandosi all'incoscienza. Finché non si destò di soprassalto nel cuore della notte al suono persistente del telefono e, ancora intorpidito dal sonno, trascinò i piedi verso quell'apparecchio troppo rumoroso.
Ciò che gli fu comunicato gli fece pensare di essere ancora nel mondo dei sogni. Credette che la mente gli stesse facendo solamente uno scherzo di cattivo gusto. Tutto attorno a lui divenne annebbiato e dovette chiedere alla persona dall'altro lato di pronunciare quelle parole innumerevoli volte, come se sentendole ripetutamente potesse aiutarlo a digerire più facilmente quell'informazione.
Quello che accadde dopo risultava ancora surreale a Jungkook, proprio come se avesse assistito soltanto ad un brutto incubo. Le indagini della polizia furono piuttosto sbrigative: «è stato un incidente» dicevano.
E poi il funerale, cui presero parte molte persone di cui Jungkook non conosceva nemmeno il nome. Gli si avvicinavano con aspetto contrito per rivolgergli le solite parole di conforto che si dicono in quelle occasioni e io lui li guardava parlargli, a volte anche abbracciarlo, ma non si sentiva realmente parte di quel corpo, come se stesse osservando tutto dal punto di vista di una terza persona. Voleva convincersi che tutto ciò non stesse accadendo proprio a lui, ma ben presto si ritrovò a dover fare i conti con un futuro drasticamente diverso da quello che aveva sempre immaginato.
Da lì Jungkook prese ad esaminare il mondo con una prospettiva diversa, cercando di non soffermarsi soltanto sulla superficie e provando a capire effettivamente il motivo di certi avvenimenti, prima di giudicare positivamente o negativamente, e soprattutto imparò a dare maggiore importanza a ciò che generalmente si ritiene scontato nel corso della propria vita.
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TAG, YOU'RE IT
FanfictionNon doveva finire così, era stato tutto pianificato alla perfezione da me e Jungkook, ma ci eravamo fatti prendere dall'entusiasmo e non avevamo notato quanto avidi fossimo stati. Un solo passo falso e mi ero ritrovata a correre per quella che mi è...