5 anni dopo
«ma se rubassimo opere d'arte?»
La quiete calata quella sera venne interrotta da questa proposta di Hoseok alla quale Sunhi rischiò quasi di strozzarsi.
«Sei per caso impazzito?» rispose la ragazza allungando la mano verso la bottiglia d'acqua per versarne un po' all'interno del suo bicchiere «credo che dovresti smetterla di guardare tutti quei film Hoseok» disse infine dopo aver tracannato il bicchiere d'acqua.
«N-non guardo così tanti film e poi direi che siamo diventati abbastanza bravi da poter fare un passo avanti, no? Sono anni che facciamo sempre le stesse rapine, non siete stufi di rubare sempre le stesse cose? Potremmo anche guadagnare di più: io potrei finalmente lasciare la mia casa, tu potresti aiutare tua madre e Jungkook potrebbe pagare il debito che ha. Non vi sembra allettante come idea?»
Sunhi voltò lo sguardo verso Jungkook, aspettando una sua reazione. D'altronde Jungkook era la mente tra i tre e chi meglio di lui poteva sapere se fosse il caso di accettare la proposta di Hoseok o no.
Finora l'unica persona a non aver ancora espresso la sua opinione era proprio Jungkook, il cui sguardo era rimasto fisso in un punto indefinito sul tavolo dinanzi a sé. Tuttavia alle parole di Hoseok alzò di scatto la testa e il suo sguardo risultò ancora più indecifrabile.
«Non essere avido» mormorò dopo attimi di silenzio.
Sunhi e Hoseok lo guardarono come se avesse parlato per la prima volta dopo anni.
«Non essere avido Hoseok.»
«Non sono avido Jungkook, lo sai anche tu che questa è la decisione migliore. Non possiamo continuare a vivere così e in fondo lo sai anche tu.»
Jungkook aveva sempre avuto paura dei cambiamenti e i suoi due amici lo sapevano bene. In fondo la sua vita sembrava aver trovato un equilibrio per la prima volta dopo tanti anni e fare quel passo significava stravolgere tutto.
«Hai per caso paura Jungkook?» disse Sunhi
Jungkook si voltò e la guardò sgranando gli occhi, colpito da come quella domanda fosse uscita proprio dalle labbra di Sunhi.
«Sì Sunhi, ho paura» ammise il ragazzo «e dovresti averla anche tu. Devo per caso ricordarti che lavoro fa tuo padre? Fare questa mossa significherebbe buttare tutto quello che abbiamo ottenuto in questi anni.»
Sunhi fece per parlare ma non pronunciò nient'altro, già pentita di aver esposto un punto debole del suo amico.
«Finiamola qui, non ha senso questo discorso» disse infine Jungkook per poi alzarsi dal tavolo e uscire dalla stanza.
Quella sera solo Hoseok riuscì ad addormentarsi mentre sia Sunhi che Jungkook rimasero svegli nelle proprie stanze a riflettere sull'accaduto.
Da una parte c'era Sunhi la quale si sentiva colpevole, ma era convinta che quelle parole avrebbero spronato il suo amico a riflettere meglio sulla proposta di Hoseok. Di certo la ragazza aveva intenzione di aiutare sua madre ad uscire indenne dal divorzio con il padre e per fare ciò serviva che i tre oltrepassassero quei confini che avevano disegnato. Ovviamente Sunhi non era dispiaciuta della scelta della madre, in fondo divorziare era da sempre stata l'unica soluzione, ed era determinata a fare di tutto per esserle di aiuto e non farla pentire di aver fatto questo passo.
Dall'altra parte invece si trovava Jungkook il quale però non era veramente arrabbiato con Sunhi; infatti quella sua reazione all'apparenza spropositata, era in realtà dovuta ad una paura ben più radicata nella sua coscienza. Il ragazzo d'altronde aveva sempre vissuto nell'incertezza, dovendo ricostruire quelle fondamenta solide che la morte dei genitori aveva distrutto.
L'unico lavoro fruttuoso che aveva trovato era in quel bar piuttosto losco, di certo non uno dei lavori più leciti esistenti, ma sicuramente gli permetteva di andare avanti. Inoltre in quegli anni l'idea che la morte dei genitori non fosse stata del tutto un incidente, aveva cominciato a formarsi dentro sé e proprio in quel bar trovò delle persone che gli avrebbero dato informazioni a riguardo in cambio di soldi.
Le informazioni col tempo arrivarono, nulla di concreto, e per giunta i soldi che gli chiesero furono molti di più di quelli accordati. Per questo ora Jungkook aveva un debito da pagare; problema che si sarebbe risolto facilmente accettando la proposta di Hoseok.
La notte si fece sempre più fonda sulla città e tutto sembrava immobile, finché Sunhi non decise di alzarsi e dirigersi verso la cucina per prepararsi qualcosa di caldo.
Non fu tanto stupita di trovare già la luce accesa e Jungkook seduto al tavolo con la testa pigramente appoggiata su una mano.
«Non riesci a dormire?» chiese Sunhi facendo sussultare il ragazzo sovrappensiero.
«Scusami, non volevo farti spaventare» a quelle parole Jungkook alzò lo sguardo e le rivolse un debole sorriso.
Sunhi si diresse silenziosamente verso la cucina e preparò due tazze di latte e cioccolato. Sapeva che Jungkook adorava berlo in compagnia e la ragazza si sentiva tremendamente in colpa per il suo atteggiamento sfacciato di quella sera, perciò ritenne opportuno fare qualcosa per rimediare.
Porse la tazza di latte al suo amico prima di prendere posto accanto a lui.
«Grazie» fu l'unica risposta che ottenne.
Quel silenzio li portò indietro alle prime volte che passavano il tempo insieme, quando avevano paura di fidarsi l'un dell'altra.
«Jungkook?»
Silenzio.
«Jungkook mi dispiace» la sua voce sembrò quasi spezzarsi e a quel suono il ragazzo si voltò allarmato temendo che Sunhi stesse piangendo.
Nonostante inizialmente si fosse sentito ferito, farla piangere era l'ultima cosa che volesse.
«So quanto ci tieni a noi e al lavoro che facciamo, sono stata insensibile e non avrei dovuto risponderti così» continuò Sunhi tutto d'un fiato mentre qualche lacrima rigava il suo volto.
Jungkook la guardò e il suo sguardo si riaddolcì nuovamente. Allungò una mano per asciugare le lacrime dal volto di Sunhi:
«Non preoccuparti, lo so che non volevi ferirmi e so anche che la proposta di Hoseok non è poi così tanto azzardata»
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TAG, YOU'RE IT
FanficNon doveva finire così, era stato tutto pianificato alla perfezione da me e Jungkook, ma ci eravamo fatti prendere dall'entusiasmo e non avevamo notato quanto avidi fossimo stati. Un solo passo falso e mi ero ritrovata a correre per quella che mi è...