02- Nuovo compagno di banco

38 7 15
                                    


L'aula si riempì in fretta di voci e Sunhi cercò di non farsi infastidire dalla confusione che si era creata. Rivolse quindi lo sguardo verso la finestra, provando a lasciar vagare i pensieri altrove osservando il paesaggio autunnale che le si presentò dinanzi agli occhi. Si ripeteva ormai da tanto che quello era solo un periodo della sua vita e che non avrebbe vissuto così per sempre; si sarebbe diplomata, avrebbe eventualmente trovato un lavoro così da mettere da parte dei soldi per fuggire da quella realtà.

Forse, chissà, si sarebbe potuta permettere anche di proseguire gli studi e trovare un lavoro nell'ambito dell'arte che tanto la appassionava, perché le permetteva di entrare in altri mondi e purificarsi da tutti i pensieri negativi che albergavano nella sua testa senza smuoversi.

Catturata da quelle paranoie assillanti a stento fece caso al professor Kang che entrò nell'aula annunciando l'arrivo di un nuovo compagno di classe:

«bene, l'ennesimo idiota con il quale non condividerò altro se non l'aria soffocante di quest'aula» pensò infastidita, tornando a concentrarsi sulle foglie rossicce degli aceri che, colpite dal vento, si muovevano elegantemente e mostravano tutte le sfumature di colori tipiche della stagione autunnale.

«Buongiorno, mi chiamo Jeon Jungkook»

La voce delicata del nuovo ragazzo la fece distogliere lo sguardo da quello scenario ameno e in poco tempo si ritrovò ad osservarlo mentre studiava attentamente i componenti della loro classe, nonostante Sunhi fosse ben convinta di non volersi far notare.

Jungkook prediligeva il colore nero con il quale amava vestirsi dalla testa ai piedi e quel giorno non accadde diversamente. Se ne stava in piedi con lo zaino poggiato su una spalla e degli stivali piuttosto vistosi e Sunhi ritenne che quello stile non rispecchiasse per niente né il suo viso innocente né quella voce melodiosa.

Lo osservò sfiorarsi i capelli con la mano e notò di sfuggita l'ombra di qualche tatuaggio; avrebbe certamente continuato a studiarlo attentamente così come lui studiava con cura gli altri compagni di classe, ma si forzò a distogliere lo sguardo e a riportarlo in un punto indefinito fuori dalla finestra prima che potesse accorgersene.

Non avrebbe voluto di certo attirare la sua attenzione.

Finché una realizzazione non la colpì in pieno volto: l'unico posto libero era proprio quello accanto a lei. Prima che potesse anche solo mettere a fuoco quel pensiero, ci fu un rapido movimento e poi di nuovo la stessa voce, solamente molto più vicina:

«Ciao»

Si rivolse alla ragazza con lo stesso tono delicato che aveva adottato prima e che Sunhi avrebbe ascoltato per ore. Fu in quel momento che realizzò di non essere mai stata incuriosita così tanto da qualcuno prima di quel momento. Decise perciò di comportarsi almeno in modo educato nei suoi confronti.

Si voltò lentamente, gli sorrise:

«Ciao»

«Hai un nome?» continuò Jungkook ricambiando il sorriso e facendo spuntare delle adorabili fossette sulle sue guance. La loro curiosità nei confronti l'uno dell'altra cresceva così come la mia paura di fidarsi; ma ancora una volta, prima che entrambi potessero rendersi conto di quei pensieri, la conversazione continuò spontaneamente:

«Certo, Sunhi» rispose alla sua domanda perché sebbene inizialmente non avrebbe voluto avere niente a che fare con lui, pensò che sarebbero potuti diventare amici e lui avrebbe potuto rappresentare quel qualcuno con cui condividere l'esperienza scolastica che tanto desiderava.

«No, non posso essere impulsiva»

«Non devo fidarmi di un'apparenza»

Con quel dissidio che prendeva forma dentro di sé, decise di distogliere nuovamente lo sguardo da quel ragazzo che intanto aveva cominciato a scrivere velocemente sul suo quaderno e decise che forse sarebbe stato meglio non pensarci.




Sunhi finì per seguire distrattamente le lezioni di quella mattina a causa del vortice di pensieri che frullava nella sua testa, rendendola soltanto più frustrata di quanto già fosse; pensò che si sarebbe ripresa durante la pausa pranzo e perciò, senza nemmeno rifletterci un secondo in più, si alzò dalla sedia e, sotto lo sguardo perplesso del suo nuovo compagno di banco, si avvicinò verso l'uscita.

Per un attimo il pensiero di chiedere a Jungkook se volesse pranzare con lei sfiorò la sua mente, dopotutto era appena arrivato e probabilmente si sentiva disorientato; si ripromise però di non dargli molta confidenza assecondando il suo carattere diffidente. Uscì quindi dall'aula senza esitare e a passi svelti si diresse verso la mensa nella quale arrivò piuttosto in fretta.

Il profumo di cibo pervase le sue narici facendole già pregustare quello che sarebbe stato il suo pranzo. In realtà, se c'era qualcosa che Sunhi tollerava in tutto l'edificio, quella cosa era proprio la mensa: era spaziosa e luminosa, arredata con numerosi tavoli e circondata da vetrate che permettevano di osservare il paesaggio esterno. Come sempre prese posto nella fila che permetteva di arrivare al bancone dove erano esposte le pietanze.

Proprio mentre cercava di non prestare attenzione al suo stomaco, il quale aveva cominciato a brontolare senza sosta facendole implorare mentalmente alle persone davanti a sé di fare in fretta, qualcuno le passò accanto colpendola bruscamente con la spalla per poi superare con nonchalance la fila assieme ad altri due ragazzi che a questo suo gesto reagirono sghignazzando:

«cosa credete di fare?» se stare a scuola rendeva Sunhi facilmente irritabile, stare a scuola e per di più affamata la rendeva una belva.

«Per caso ti sei dimenticata chi sia io?» uno dei tre si girò verso la ragazza squadrandola dalla testa ai piedi per poi fissare il suo sguardo in quello di Sunhi ed alzare un sopracciglio in segno di sfida.

«Da quando essere Kim Taehyung ti permette di superare la fila?»

«Allora si è davvero dimenticata chi comanda qui» disse rivolgendosi ai due amici che lo spalleggiavano con un ghigno dipinto sul volto «proprio perché sono Kim Taehyung posso permettermi di infrangere le regole quanto mi pare»

«Non credo proprio e in ogni caso non mi interessa, levati d-»

Ma prima che potesse terminare la frase si ritrovò con la schiena al muro e un suo braccio sul collo a tenerla ben bloccata. Probabilmente in altre occasioni avrebbe evitato di finire in un litigio del genere, ma non quel giorno.

«Penso di doverti rinfrescare la memoria» Kim Taehyung aveva ancora quel ghigno stampato sul volto ma stavolta il suo sguardo era completamente alienato, sembrava essere diventato improvvisamente un'altra persona. Un'ira incontrollata prese possesso del suo corpo e i respiri diventarono sempre più irregolari finché non alzò un pugno.

Fu a quel punto che Sunhi temette per il peggio.

«Non hai il coraggio di farlo» sputò con disprezzo nonostante riuscisse a stento a respirare a causa del braccio premuto con forza sul suo collo.

Provò a dimenarsi ma le risultò impossibile sfuggire alla presa di Taehyung data la sua corporatura decisamente più imponente di quella di Sunhi. Sembrava essere determinato nel voler scaraventare tutta la sua rabbia sulla ragazza più piccola che istintivamente chiuse gli occhi per prepararsi ad avvertire la manifestazione della sua collera sulla sua guancia.

Dopo interminabili secondi non accadde nulla, bensì una voce familiare ruppe il silenzio ormai calato nella mensa rimbombando sulle sue pareti:

«provaci e ti giuro che il prossimo luogo che vedrai sarà una bara»

TAG, YOU'RE ITDove le storie prendono vita. Scoprilo ora