05 - Segno distintivo

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Jungkook osservò la sua nuova compagna di banco abbandonare il suo posto e dirigersi verso la porta dell'aula. Dopo attimi di esitazione decise di sistemare accuratamente i suoi quaderni all'interno dello zaino, prese in mano il pesante libro di letteratura e imitò Sunhi uscendo dall'aula.

Cercò con lo sguardo la ragazza, ma la folla disordinata accalcata nel corridoio non gli permise di distinguerla tra i mille volti presenti, perciò decise che sarebbe stato meglio proseguire da solo.

Continuò a camminare distrattamente seguendo la massa indistinta di persone che si stava dirigendo nello stesso luogo, finché non avvertì qualcuno sfrecciargli precipitosamente accanto colpendolo bruscamente con la spalla e facendogli cadere il libro per terra:

«Hey guarda dove metti i piedi la prossima volta»

Jungkook alzò stupito lo sguardo e vide rivolto verso di sé un volto dall'espressione quasi disgustata. Il suo aspetto scultoreo tuttavia era in grado di lasciare senza fiato: i capelli folti e neri gli ricadevano sulla fronte, con qualche ricciolo che circondava un volto perfettamente proporzionato. Il suo corpo fasciato dall'uniforme risultava estremamente attraente, Jungkook proprio non riuscì a capacitarsi di come una persona così potesse frequentare un liceo del genere e soprattutto ritenne che il suo aspetto non rispecchiasse per niente la sua scortesia. Rapito da questi pensieri, non fece in tempo a rispondere a tono che quel ragazzo si era nuovamente dileguato nella folla.

Si chinò a raccogliere il libro e gli appunti che si trovavano al suo interno, ormai sparsi per terra, prima che qualcuno potesse calpestarli e nello stesso istante un ragazzo si piegò assieme a lui per accorrere in suo soccorso:

«Lascialo stare, gli piace fare il bulletto. Non la prendere troppo sul personale, non ne vale la pena» parlò rivolgendogli un sorriso smagliante mentre lo aiutava a raccattare tutti i fogli.

«Oh ti ringrazio, non dovevi» rispose Jungkook ricambiando il sorriso e la gentilezza con cui lo aveva aiutato.

«Figurati, ad ogni modo sono Hoseok!»

Il suo sorriso risultava essere contagioso così come la sua personalità alquanto eccentrica ma che allo stesso tempo era in grado di farti sentire a tuo agio come se lo conoscessi da tanti anni.

«Jungkook» rispose sistemando gli appunti e il libro questa volta all'interno del suo zaino per evitare ulteriori disastri.

«Sei nuovo? Non ti ho mai visto da queste parti.»

«Sì, oggi è il mio primo giorno in questa scuola.»

«Ti auguro di trovarti bene allora. Qualsiasi cosa puoi contare su di me, sono il rappresentante degli studenti, quindi non esitare a rivolgerti a me qualora dovessi avere problemi. Ora perdonami ma devo proprio scappare, spero di incontrarti di nuovo» disse frettolosamente guardando l'orologio al suo polso e voltandosi nella direzione opposta.

Jungkook lo salutò timidamente con un gesto della mano dopo averlo nuovamente ringraziato per la sua cortesia dopodiché si diresse finalmente verso la sua agognata meta.

Ma una volta varcata la sua soglia, quello che vide lo lasciò spiazzato: se quello era soltanto il primo giorno di scuola, chissà cosa sarebbe successo nei giorni a seguire.

Il silenzio sembrò esser calato su tutto l'edificio e l'attenzione di ogni studente era puntata sullo stesso individuo con cui si era precedentemente scontrato Jungkook.

Adesso la sua preda, a sua grande sorpresa, era proprio Sunhi.

Si trovava completamente immobilizzata al muro e sovrastata dall'imponente statura del ragazzo. Le smorfie di dolore presenti sul volto delicato di Sunhi non lasciavano spazio ad alcun dubbio: sicuramente quel ragazzo le stava facendo molto male.

E poi notò il tatuaggio sulla sua nuca.

Lo stesso identico tatuaggio che circondava il collo di quel ragazzo l'altra sera.

Non poteva essere una coincidenza, un tatuaggio del genere non è poi così comune e guardandolo di spalle Jungkook poté giurare che fosse proprio la stessa persona.

Pensò alla conversazione animata che stesse avendo con quei tre uomini qualche sera prima e si ricordò delle accuse che gli stessero muovendo contro.

Cosa ci faceva lui lì? E cosa c'entrava con quei tre tipi loschi?

Tante domande affollavano la sua testa, ma quello non era il momento di pensare.

Jungkook sentiva di doveva fare qualcosa.

Sentiva di dover salvare Sunhi a tutti i costi, anche se ciò avrebbe implicato l'immischiarsi in affari che non lo riguardassero affatto.

D'altronde era certamente abituato a spegnere risse anche nel locale in cui lavorava, perciò senza accorgersene si ritrovò con la sua mano stretta attorno al polso di quel ragazzo, minacciandolo di lasciarla andare.

Ma il proprietario di quel marchio non sembrava dargli ascolto e quindi gli balenò in testa un'idea forse non del tutto brillante. Se avesse funzionato sicuramente lo avrebbe posto nel suo mirino e forse avrebbe anche messo in pericolo la sua vita; non poteva sapere in quale giro illecito fosse coinvolto e probabilmente se ci avesse riflettuto un secondo in più avrebbe desistito.

Eppure non lo fece. Pensò a Sunhi e, mosso da un'insolita simpatia che gli suscitava la giovane, raccolse tutto il suo coraggio.

Con freddezza si avvicinò al ragazzo stringendo di più la presa al suo polso:

«So che fine hai fatto fare a quella droga» sussurrò deciso al suo orecchio, sperando che nessuno a parte lui riuscisse a sentirlo.

Immediatamente Jungkook lo avvertì irrigidirsi sotto al suo tocco e lo vide distogliere lo sguardo da Sunhi per voltarsi leggermente nella sua direzione e guardarlo sottecchi.

Aveva funzionato? 

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