Rinascita (Capitolo 3 - parte 1)

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(Perdonatemi se c'è qualche errore, sto rileggendo ora per bene i testi)


1 Ottobre 2035 (Secondo voi è troppo lungo il racconto di sta giornata? Ho esagerato..)

Sentii la sveglia suonare e mi alzai di colpo per spegnerla. Mi sentivo confuso e guardai l'ora. Erano le 7.00 di mattina di un normalissimo giorno di scuola. Mi fermai un attimo, in quel momento mi ritornò in mente tutto il giorno precedente, così controllai subito il mio corpo, ma era perfettamente integro. Il mio smartphone diceva che era il 1° Ottobre 2035 e quella che vedevano i miei occhi era la mia camera da letto. Se all'inizio ero confuso, ora ero certamente sconvolto e incredulo. Possibile che sia stato tutto un semplice sogno!? Eppure i miei ricordi erano così vivi e reali. Come un fulmine mi venni l'idea di controllare sul mio smartwatch i dati relativi alla mia dormita. Mi diceva che la dormita era durata ben oltre le dieci ore! Nonostante i ricordi non avevo ferite, così cercai di rassegnarmi all'idea che non fosse accaduto nulla, ovvero uno strano e alquanto realistico sogno.

Perso tra i miei pensieri mi ricordai solo dopo qualche minuto che dovevo far subito colazione, sennò avrei fatto tardi. Scesi velocemente dalle scale e andai in cucina.

«Buongiorno. Finalmente ti sei svegliato, pensavo fossi andato in letargo!» esclamò Marzia appena mi vide.

«Buongiorno mamma» risposi con tono fiacco. La mattina odiavo parlare.

«Cos'è questo tono? Non sarai mica morto!?» chiese in modo scherzoso.

Non risposi a quest'ultima domanda che mi lasciò particolarmente scosso, anche se cercavo di non farlo notare. I miei genitori erano lì tranquilli che mangiavano e avrei tanto voluto chiedere a mio papà se ieri fossi veramente uscito di casa, ma non sarebbe stata una buona idea, si sarebbe preoccupato per una domanda del genere, così strana. Decisi che era meglio finire velocemente di mangiare e di prepararmi, magari così facendo tutti quei pensieri ricorrenti e ossessivi si sarebbero dissolti nel nulla. Ciò non successe purtroppo.

Senza neanche accorgermene in pochi minuti finii di prepararmi e nonostante il largo anticipo mi incamminai verso la scuola. Almeno per una volta sarei arrivato un po' in anticipo, ma prima di uscire come al solito mi misi le cuffiette. La musica rendeva tutto più piacevole. Immerso nel mio mondo e nei miei dubbi non mi accorsi della macchina che stava arrivando e attraversai ignaro del pericolo. La vidi con la coda dell'occhio quando ormai ero già sulle strisce pedonali. Sentii un singolo battito forte del cuore e provai una sensazione indescrivibile. Quell'attimo sembrò all'improvviso più lento, girai lo sguardo verso la macchina che stava a cinque metri da me, così di colpo saltai in avanti. Qualsiasi cosa avessi sentito se ne andò via appena schivai la macchina che per poco non mi aveva investito. L'automobilista invece di fermarsi per controllare se fossi tutto intero se ne andò via, infondo era meglio così. Non provai paura, anzi direi uno stato di eccitazione, come se fosse un gioco, ma sapevo bene che non lo era. Dopo un sospiro e una breve riflessione mi tolsi le cuffiette, con una tranquillità quasi irreale continuai la camminata come se non fosse successo nulla.

Dopo una giornata scolastica particolarmente noiosa arrivò l'ultima ora e ci dirigemmo verso la palestra, in cui la professoressa di ginnastica ci aspettava come ogni volta. Sentii un brivido quando vidi il campo, ma non era per il brutto ricordo dell'esperienza vissuta poche settimane fa, più che altro mi trasmise un senso di sfida. Andammo negli spogliatoi e non passarono neanche venti secondi che qualcuno cominciò ad urlare. Erano i soliti esaltati per l'ora di ginnastica. Adoravo anche io questa ora, nonostante alcune volte avrei preferito tornarmene a casa per vari motivi, ma di certo non mi mettevo a sbraitare come un matto finché mi cambiavo.

Stealth - L'origine di una leggendaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora