Rapimento (Capitolo 4 - parte 2)

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27 Ottobre 2035

Una fitta nebbia nera mi impediva di vedere cosa ci fosse intorno a me. Riflettei per un attimo e poi cominciai a camminare a vuoto. Ogni mio passo non conduceva a nulla, nessun progresso, nessuna via di fuga. Non avevo nessuna idea di come ci fossi arrivato o di come potessi andarmene. Era tutto così oscuro e freddo. Ad un certo punto sentii delle voci, molto deboli, come fossero dei bisbigli e la cosa mi insospettì parecchio. Non riuscivo a capire cosa dicessero e man mano che passava il tempo, i versi diventavano sempre più acuti, ma rimasi concentrato. La paura non mi stava assalendo, ero io a controllarla con una freddezza irreale. Guardai l'orologio e vidi che erano ormai diciotto minuti che stavo vagando senza meta in mezzo al nulla.

«Ma dove sono?» bisbigliai.

«Che posto è questo?»

«C'è qualcuno!?» urlai, ma non successe nulla.

«Come si esce da qui!?» urlai ancora tentando invano di farmi sentire da qualche persona, nonostante intorno a me c'era solo nebbia.

«Perché vorresti andartene?» disse qualcuno, ma non riuscii a capire da dove venisse. Un attimo dopo mi accorsi che aveva la mia stessa voce e la cosa era alquanto inquietante.

«Credo di essermi perso e poi qui c'è freddo. Gentilmente mi indicheresti l'uscita? Vorrei tornarmene a casa...»

«Non ti sei perso, sei già a casa» rispose.

«Ma che diavolo significa!?» ero parecchio confuso, ma riuscii a mantenere la calma.

Sentii una breve risata provenire da dietro di me, feci un sospiro e mi girai. Vidi una sagoma umana in lontananza, così mi avvicinai con calma rimanendo in guardia, finché non lo riconobbi. Non riuscivo a crederci, era identico a me. Lo osservai per qualche secondo e notai in particolare un papillon nero, mentre io ne indossavo uno bianco, questa era l'unica differenza esteriore che riuscivo a vedere tra me e lui. Ricordai di colpo una cosa. Era identico a colui che vidi quando morii quasi un mese prima. Non so come, ma percepii che in lui c'era qualcosa di diverso rispetto a me. Il suo sguardo era più deciso, sembrava volesse incutere terrore, ma rimasi perfettamente tranquillo.

«Hai più volontà di quanto pensassi» mi confidò.

«Ma chi sei veramente? Percepisco qualcosa di diverso in te»

«Lo capirai da solo» intorno a lui vagava un certo alone di mistero.

«Che cosa vuoi da me?»

«Qualcosa di più. Elevati!» spiegò con voce cupa e profonda.

Tutto intorno a me diventò di colpo nero e lui sparì.

Mi alzai di colpo dal letto respirando affannosamente. Ero sudato e molto caldo. Guardai lo smartphone che segnava le quattro di notte. Tirai un sospiro di sollievo, così mi rinfrescai la faccia in bagno e poco dopo tornai a dormire. Quel sogno mi rimase parecchio impresso, aveva qualcosa di speciale che non riuscii a comprendere subito.


1 Novembre 2035

«Questo è decisamente il miglior frappè alla fragola che abbia mai mangiato!» esclamai dopo aver posato la cannuccia, che cadde nel bicchiere ormai vuoto.

Guardai l'orologio che segnava le 17.30, così decisi di tornare a casa. Pochi metri dopo che uscii dalla gelateria notai Angela, ovvero la prima persona che avevo salvato come vigilante, mentre un uomo sui vent'anni sul 1.90m le urlava contro, nessuna persona lì vicino sembrava volesse essere d'aiuto, così mi avvicinai per udire meglio.

Stealth - L'origine di una leggendaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora