My Heart Will Go On

PROLOGO

14 anni prima

Il karma.

Per i buddhisti, il karma altro non è che la legge di causa-effetto. Perché, a un certo punto della vita, ciascun individuo si ritrova a raccogliere i frutti di ciò che ha seminato.

Caroline, lo sguardo cristallino e le labbra tirate in una linea dritta, pensava che colui il quale giaceva nel feretro che stava per venire tumulato due metri sotto terra avesse seminato solo male.
Padre Frank celebrava la funzione con voce rotta, sovrastata dal gracchiare dei corvi e dai singulti di amici e parenti; l'erba campestre si dissetava con l'umidità e il dolore delle loro lacrime. Lacrime che lui non meritava.

Caroline manteneva una parvenza di catarsi. Lottava contro le risa che minacciavano di insorgere dalle profondità dello stomaco insieme con quel maledetto senso di nausea che da tempo ormai indefinito l'angustiava per gran parte della giornata. Lei, fasciata in un vestitino nero in jersey lungo fin sopra le ginocchia e con un cerchietto del medesimo colore a governare quel caschetto castano perennemente indisciplinato, negli ultimi tre anni della sua vita non aveva visto altro che quel colore: il nero dell'oscurità.

Era tutto finito. Adesso riusciva di nuovo a vedere i colori della natura, della vita. Stava rinascendo, stava desiderando di tornare a sorridere.

In ordine e con rispetto, i famigliari si avvicinarono al feretro per depositarvi una rosa bianca e dedicare un'ultima preghiera al defunto. La tredicenne, tenuta per mano da entrambi i genitori, avanzò verso la bara in ciliegio. Le palpebre assottigliate, il capo chino da un lato, scrutò con apatia la foto di lui posata sul coperchio, un'immagine fasulla che lo ritraeva con espressione ridente e sguardo virtuoso che per nulla al mondo gli appartenevano.

Sussurrò: «Mors tua vita mea».

Perché quel giorno di inizio autunno, mentre l'anima di lui veniva scortata all'inferno, più di qualcuno stava nascendo... o meglio, rinascendo.