Carline, 14 anni prima
Charles Andrew Anderson, rilassato sul divano in salotto, allentò il nodo dell'asfissiante cravatta color onice. «Caroline, potresti venire qui un momento?»Lei lo sentì a malapena, come un eco lontano, troppo presa dal saltare sul letto a due piazze della camera padronale insieme a William, il fratellino di tre anni.
«Ha iniziato a comportarsi in modo strano non appena ha saputo dell'incidente» sospirò Marie-Anne Anderson, posando poi una delicata mano sulla spalla del marito. «E ora, a funerale celebrato... è addirittura peggiorata.»
Charles la guardò e notò il volto sciupato e livido della moglie, le palpebre gonfie e gli occhi arrossati. Stirò le labbra in un sorriso pigro. «Sì, me ne sono accorto. Sta soffrendo, e lo shock le sta giocando questo brutto scherzo. Supererà questa fase, a un certo punto, e noi dobbiamo tenerci pronti, perché potrebbe impazzire» disse. «Magari il regalo che le ho portato la calmerà.»
«Magari...» biascicò la donna, sfinita. Poi salì a grandi falcate la scala a chiocciola che conduceva al piano superiore ed entrò in camera da letto. «Forza, ragazzini, giù dal letto. Subito!»
Nell'udire degli strilli improvvisi della madre, Will si voltò di scatto dalla sua parte, spaventato, e atterrò con le ginocchia sul ventre della sorella maggiore.
«Ahi! Mi hai fatto male!» gracchiò Caroline, il viso distorto in una smorfia di dolore.
Quel birichino del fratello cominciò a ridere a crepapelle e, non appena ebbe poggiato i piedi sul parquet, le fece una pernacchia in segno di sfida, cominciando poi a correre giù per le scale e per tutta la zona giorno. Lei rispose alla provocazione, rincorrendolo senza però mai riuscire ad acciuffarlo, premendo la mano sulla pancia ancora indolenzita.
Mentre fiancheggiava il divano, si sentì strattonare per l'avambraccio, per ritrovarsi subito dopo incatenata in una morsa affettuosa da parte di Charles.
«Presa!»
«Papà!»
Caroline si strinse a lui, gli scoccò un bacio sulla guancia fresca di rasatura e affondò il volto nell'incavo del suo collo, inspirando a pieni polmoni quel profumo d'oceano che tanto le era mancato.
«Ho qualcosa per te» le disse.
La ragazzina si staccò dal genitore, che le porse una scatolina rettangolare in velluto blu notte. Conteneva una piccola e bellissima piuma dai colori iridescenti in sfumature che andavano dal fucsia, al cobalto, al verde smeraldo.
«È bellissima!»
«Me l'ha regalata un nativo americano e io ho pensato di trasformarla in un orecchino. Sai, tesoro, questa piuma apparteneva a un colibrì» chiarì l'uomo mentre agghindava il lobo dell'orecchio destro della primogenita con il nuovo pendente.
«Tu es très chic» commentò sua madre.
«Papà, cos'è un colibrì?»
«È il volatile più piccolo del mondo, caratterizzato da un piumaggio di colori brillanti, Carol, e secondo i Maya era un uccello sacro con il potere di trasmettere amore non appena si entrava in contatto con lui. Le sue piume erano ritenute talismani in grado di portare gioia e salute.»
Caroline chiuse gli occhi, come a voler acquisire ogni forma di potere mistico derivante da quella piumetta colorata, e increspò le labbra in un sorriso di gratitudine. Quando riaprì le palpebre avvertì qualcosa di caldo solleticarle i piedi nudi. Chinò lo sguardo, il colore rosso monopolizzò la sua attenzione. Le urla di orrore di Marie-Anne furono l'ultimo suono che udì prima di perdere i sensi.
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My Heart Will Go On
Literatura FemininaDISPONIBILE SU AMAZON IN EBOOK E CARTACEO, gratis per gli abbonati a KindleUnlimited "Per la popolazione Maya, il colibrì è un uccello sacro, simbolo di forza, coraggio e perseveranza. Caroline sapeva benissimo che quella piccola piuma era solamente...