Capitolo 2. Telefonate e incontri

436 13 0
                                    

Itziar's POV: Arrivata in cima alla montagna, dopo alcuni tentennamenti, decisi di chiamare Alvaro sperando di non disturbarlo; lui rispose al terzo squillo e appena sentì la sua voce i brividi mi salirono lungo la schiena.

Alvaro: ehi Itz, che bello sentirti!

Itziar: Alvaro del mio cuore spero di non disturbarti

A: on disturbi mai, o quasi. (ridono)

I: ti chiamo perché oggi, dopo che per l'ennesima volta Roberto è tornato a casa ubriaco, ho deciso di fare una passeggiata sul monte vicino a casa e, dopo aver camminato per un po', mi sei venuto in mente, mi è venuto in mente Palawan, noi e tutto quello che c'è stato. (singhiozza)

A: Itz ti sento davvero giù, non è tuo solito. Adesso sono le 18.00, se per venire da te ci vogliono quattro ore alle 10.00 arriverò, anche perché devo farmi perdonare per non essermi fatto sentire molto quando stavi più male, so che non avrei potuto fare nulla, ma almeno ti avrei fatto compagnia... sto andando a prendere la macchina, ci vediamo a casa tua.

(Riattacca)

Mi sentivo sollevata, serena, felice, una felicità che non può essere descritta a parole. Per la prima volta in vita mia un uomo correva da me senza che lo avessi chiesto, senza esitazione, come se guidare quattro ore di macchina fosse la cosa più normale del mondo. In quel momento decisi che avrei parlato con Alvaro di ciò che sentivo e sarei stata disposta a tutto, anche a lasciare Roberto che ormai era più un 'amico' che un marito. Poche ore dopo vidi Alvaro avvicinarsi all'ingresso di casa mia in macchina, in quel momento un senso di calma mi riempì, come se con lui mi sentissi al sicuro, protetta da tutto e da tutti. Alvaro scese dalla macchina, mi corse incontro stritolandomi tra le sue braccia e prendendomi in braccio. Mi lasciò solo arrivati alla macchina, dove, una volta saliti, gli spiegai dove andare.

Alvaro's POV: finalmente rivedevo Itz, la donna che più amavo in questo mondo. Saliti in macchina mi spiegò che poco distante c'era una pianura, isolata dalla città e dai suoi rumori, a picco sul mare. Arrivati nel parcheggio che dava su questo posto incantevole, ringraziai mentalmente me stesso per essermi ricordato di mettere in macchina una tenda da campeggio e alcune coperte. Ancora immerso nei miei pensieri sentì la sua mano così piccola stringere la mia e dirigersi verso il mare, la seguì e dopo pochi passi lo spettacolo che si aprì sotto i miei occhi fu mozzafiato, il paesaggio più bello che avessi mai visto. A  quel punto decidemmo di montare la tenda che avevo in macchina e poi restammo qualche ora a guardare le stelle parlando di come avessimo passato la quarantena, del fatto che entrambi volevamo dare una svolta alla nostra vita. È giunto per me il momento di dichiararmi, sperando che non la prenda male. Le accarezzai i capelli, le spostai il viso che stava ammirando le stelle verso il mio e iniziai: <<Itz quello che sto per dirti viene dal profondo del mio cuore, è quello che sento nelle viscere e nello stomaco. Appena ti ho vista, in studio, la prima volta che ci siamo incontrati è come se il mio petto fosse stato invaso, riempito di un calore nuovo, mai provato prima con nessun altro e quando ti ho stretto la mano una scossa elettrica è passata lungo la mia spina dorsale. Non ci misi molto a capire di essere innamorato anche se non volevo ammetterlo a me stesso perché c'erano Blanca e i bambini; ma la verità è che quando ci siamo baciati in scena non era Sergio che baciava ma Alvaro. Non so cosa tu stia pensando adesso, che io sia stupido, buffo, non lo so, so solo che non voglio buttare via tutto quello che siamo stati, che siamo perché con te ho le farfalle nello stomaco, sono nervoso e felice nello stesso tempo.>>

Itziar's POV: Cavolo quella che mi ha appena fatto Alvaro è una dichiarazione in piena regola, la più bella che qualcuno mi abbia mai fatto. Respiro profondamente e rispondo prendendogli le mani e posandole sulle mie: <<Alvaro quello che mi hai appena detto è la cosa più dolce che io abbia mai sentito. Sappi che lo stesso vale per me, anch'io sento le tue stesse sensazioni e ricordo benissimo il nostro primo bacio in scena, che avevo voluto e desiderato così tanto; mi ricordo quando subito dopo sei venuto in camerino per scusarti di aver avuto un'erezione mentre fingevamo di fare l'amore e io semplicemente ti dissi che era normale per non ammettere a me stessa e a te che ero eccitata anch'io. Per concludere non penso che tu sia stupido anzi credo che ciò che abbiamo, che siamo, sia la cosa più bella che mi sia mai capitata.>>. A quel punto le sue mani mi presero la testa e dopo pochi secondi sentì le sue labbra attaccate alle mie in un bacio calmo ma che faceva capire quanto amore provassimo uno per l'altra, ricambiai il bacio e lui mi prese i fianchi spostando poi una delle mani sul mio sedere. Lo fermai, ricordandogli che eravamo in un luogo pubblico e che chiunque poteva vederci allora lui, continuando a baciarmi, mi prese in braccio e mi spostò all'interno della tenda dove, dopo aver spento le luci, mi depose sul materasso che c'era lì. Iniziai a togliermi i vestiti e lui fece lo stesso fin quando non finimmo io in mutande e reggiseno e lui in boxer. Allora avvicinandosi mi tolse entrambi i pezzi e iniziò a giocare con i miei seni, per poi scendere più in basso torturandomi le gambe e soprattutto l'inguine. Decisi che era ora quindi mi distesi meglio e diedi via libera al suo membro e quando lo sentì finalmente dentro di me era come se noi due ci unissimo come i pezzi di un puzzle: in un incastro perfetto. Prendemmo il ritmo dettato da Alvaro che si adattava perfettamente al mio. Quando, dopo un'ora, ci separammo appena lui lasciò la mia intimità iniziai a sentire dei crampi nella parte bassa della pancia seguiti da delle fitte mai provate prima. Guardai Alvaro che sembrava parecchio spaventato, almeno quanto lo ero io. Mi rannicchiai sul suo petto e insieme ci stendemmo sul materasso addormentandoci.

Alvaro's POV: non capivo cosa stesse succedendo, Itz mi guardava spaventata, io ero in panico; come avevo potuto lasciare che accadesse? Mi sentivo terribilmente in colpa, terribilmente perché avrei dovuto essere più tranquillo, più calmo. Per fortuna dopo essersi avvicinata a me e aver unito le nostre mani, quei dolori sembravano passati, arginati almeno per il momento. Ci addormentammo insieme e ci risvegliammo la mattina dopo entrambi molto contenti e, dopo esserci coccolati ammirando il mare decidemmo che era ora di tornare a casa poiché i gemelli mi aspettavano a Madrid. La baciai e presi la macchina. 

un miracolo, un fantastico miracoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora