Capitolo 2

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A cena discutemmo molto sul da farsi per gli esami che nel giro di un paio di mesi avremmo dovuto dare. Con lo studio eravamo tutti in pari, tranne Nate che non riusciva a digerire un paio di materie difficili. Dopo aver finito di mangiare, ci incamminammo tutti insieme verso il locale prediletto. Saranno state sì e no le 22:30, il cielo si era colorato di un blu zaffiro e il sole se n'era andato da un pezzo. Era incominciata la vita notturna di New York. Tutti i negozi chiusi, aperti solo ristoranti e pub. In meno di dieci minuti di camminata a passo lento arrivammo in questa via, dove c'era l'entrata della nostra meta finale. Da fuori sembrava davvero enorme. Le vetrate, che lasciavano vedere al suo interno, occupavano due lati del palazzo, quello frontale e uno dei due laterali. Tanta gente vestita bene fumava e parlava, mentre noi entravamo senza farci troppe domande. Appena entrati una canzone pop in voga ci trapassò le orecchie. Davanti a noi si presentò un immenso piano bar color legno, con tante bottiglie e bicchieri che decoravano la parete. Davanti e ai lati di esso tanti tavoli, grossi e piccini. Cassie cercò l'accesso al piano superiore, e così ci fiondammo lì, dove queste presunte ragazze del nostro corso che ci erano andate erano riuscite a prendersi un paio di drink. Effettivamente arrivati in cima alle scale la musica, la posizione del piano bar e dei tavoli era la stessa, ma la gente che era seduta aveva l'aria più giovanile. Cole e Nate furono riconosciuti da due ex giocatori della loro squadra di football del liceo, perciò sì, il target di età si aggirava dai 18 ai 20. Ci sedemmo a questo tavolo bianco e lucente come una perla, dove sopra di esso c'erano quattro menù sottili. Accanto al nostro grande tavolo ce n'erano altri due, ancora vuoti. Forse eravamo arrivati troppo presto, ma comunque c'era già abbastanza gente per divertirsi.
I due ragazzi si offrirono di fare i gentleman e portarci da bere. Cassie prese un cosmopolitan, mentre io un comunissimo analcolico alla frutta. Dopo venti lunghissimi minuti riuscirono a farsi preparare i cocktail. Durante l'attesa il piano si riempì di universitari, e i tavolini furono tutti occupati. Accanto a noi si mise a sedere un gruppetto di ragazzi, che iniziarono a farci i complimenti. Sia io e la mia amica fecimo finta di niente, ma in realtà ci piacevano le loro attenzioni. Appena tornarono a sedere i nostri due cavalieri, arrivò al loro tavolo due ragazze, che Cassie riconobbe subito: erano le due compagne di corso che le avevano fatto il nome del posto.

« Ma ciao! » esclamarono all'unisono.

Il loro tono di voce mi stava antipatico. Le squadrai, e sembravano proprio le classiche oche che pensavano solo a collezionare ragazzi tra le loro gambe. Inoltre si atteggiavano in modo strano nei nostri confronti, come se fossimo dei reietti. Ciò lo capii durante la, purtroppo, lunga conversazione con i nostri vicini di tavolo.

« Cosa avete preso di buono? » chiese una delle due, senza nemmeno presentarsi o chiedere il nostro nome.

« Cosmopolitan »

« Due vodka e redbull »

« Analcolico »

Alla mia risposta entrambe si guardarono e fecero una smorfia incomprensibile, ma che diceva chiaramente "che sfigata".

« Stasera devo guidare » aggiunsi. Ma ciò non cambiò per niente la loro espressione dipinta su quei due volti spocchiosi.

Durante il resto della conversazione, per lo più parlarono tra ragazzi. Discussero sull'ultima partita tra Forty Niners e Cowboys, e la solita roba di gioco di squadra. Le due amichette parlavano tra di loro, non includendoci più di tanto se non per avere il nostro consenso. L'unica cosa che sentii è che uno dei ragazzi si chiamava Dustin, o così almeno credo, delle due conversazioni che stavano avendo luogo erano una più noiosa dell'altra. Per grazia divina, un ragazzo al tavolo accanto al loro, fece rovesciare il bicchiere pieno di ghiaccio e alcol addosso uno dei bellimbusti, precisamente sulla schiena. Lui spalancò la bocca per la gelida e bagnata sorpresa, si alzò di scatto e fece quasi ribaltare l'intero tavolo. Gli altri ragazzi prontamente salvarono i loro drink, le due oche, invece, no. Caddero rovinosamente sui loro vestiti. Noi, fortunatamente, ne uscimmo illesi. Cole si mise a ridere, Nate strabuzzò gli occhi alla vista attillata sulle forme delle due ragazze le cui cosce erano fradice, Cassie si coprì la bocca e io tirai un sospiro di sollievo.

ASH TEARSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora