LA PRIMAVERA
Mi convincevo sempre che avrei potuto superare i miei problemi di insonnia, ma poi mi ritrovavo a fare la spola tra il materasso e la sedia della mia scrivania. "Sarà colpa dello stress" pensavo.
Stavo tentando di studiare. Era notte fonda, avevo finito il mio ultimo pacchetto di sigarette e il mal di testa non accennava a smettere di martellare nelle mie tempie. Avevo già preso un'aspirina e non potevo prendere altro. Chiusi i libri, spensi il computer e mi buttai sul letto, ancora completamente vestita. Dovevo dormire, ma Morfeo sembrava non volersi presentare alla mia porta. Allora provai a farmi una girata nella mia stanza, camminando di soppiatto per non svegliare i miei genitori al piano di sotto. Era un sottotetto e io l'avevo trasformato in una mansarda tutta mia. Condividere la camera da letto con una sorellina più piccola, anche se solo di tre anni, era diventato insostenibile già quando avevo solo dieci anni. Dopo due lunghi anni di contrattazione mi aggiudicai uno spazio da teenager tutto mio. Da lì potevo guardare le luci di Manhattan, perennemente accese, come tante piccole stelle nella notte. Se le guardavi attentamente non sembravano ferme, come se fosse la città sempre in costante movimento. Però Midtown, dove abitavo con la mia famiglia, tutto sommato era tranquilla (per quanto possa essere tranquilla New York).
Bella e dannata.Passarono le ore, e il sole non si fece aspettare. Io non avevo chiuso occhio per la seconda notte di fila. Sotto la doccia ripensai al fatto che era venerdì, e mi rincuorò molto la cosa. Ero meno stressata nel fine settimana, pensavo meno all'università e mi concentravo di più sulla piacevole compagnia dei miei amici. Uscire la sera mi faceva bene, così la stanchezza accomulata si trasformava in sonno non appena tornavo a casa.
L'acqua picchiava sulla mia fronte, scendeva sulle mie tempie doloranti e i miei occhi stanchi. Fortunatamente niente che un correttore e una seconda aspirina non potessero rimediare.
Ero già in ritardo. Misi addosso le prime cose che mi ritrovai sotto mano e volai per le scale, scendendo due gradini alla volta. I miei genitori si svegliavano sempre tardi, come mia sorella. La loro giornata iniziava un'ora dopo la mia. Ci vedevamo poco, e la cosa non è che mi dispiaceva più di tanto.« Ti stavo aspettando » udii appena uscita.
« Com'è stata l'attesa? » domandai con sarcasmo.
Cassie ogni mattina era puntuale come un orologio svizzero. Da Brooklyn veniva a prendermi per andare al dipartimento di psicologia della NYU. Aveva incominciato a venire fino a casa mia da quando, per la sesta lezione consecutiva persa, avevo collezionato una serie di reclami. Il problema era che non svegliavo, mica altro.
« Pronta? » mi chiese.
« Ho una fame che svengo »
Per tirarmi sù ci voleva una tazza di caffè e un paio di waffle da Johny's. Mi facevano trovare le forze per andare avanti almeno un altro giorno. Era diventata una piacevole routine la nostra colazione insieme: parlavamo dei compiti svolti, dei libri letti, dei programmi televisivi visti o del gossip appena letto. Cominciò per caso. La mattina del secondo giorno in cui mi veniva a prendere io non avevo fatto colazione, e passammo davanti questo bar poco distante da casa mia e molto vicino alla stazione. Aveva questa bella aria retrò che entrammo e ci mettemmo a sedere. Il servizio fu veloce e la qualità del cibo era ottima. Fu d'obbligo tornarci, e così ci tornammo... ogni mattina!
Erano le 8:30, e avevamo mezz'ora per arrivare in classe, quando un messaggio di Nate mi fece vibrare il cellulare. "Sono in Washington Square Park, quanto vi ci vuole?". Feci leggere il messaggio alla mia amica, che sbuffò lievemente. Bevvè ciò che le restava del suo caffè e panna e si mise il cappotto.
« Andiamo a prendere la metro prima che cominci ad assillarci dicendoci che siamo in ritardo, anche se in 10 minuti siamo già lì »
Afferrai l'ultima fragola che era rimasta sul piatto e misi la mia giacca di jeans. L'aria era fredda di prima mattina. Persone in bicicletta sfrecciavano già dall'alba, come i raggi del Sole che si infrangevano sulle finestre dei grattacieli creando quello scintillio quasi fiabesco.
È una città fredda e caotica, ma ha pur sempre il suo fascino.
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ASH TEARS
RomanceMargot è una ragazza newyorkese al primo anno di università. Pensa a divertirsi con i suoi migliori amici quando il suo gruppo si fonde per puro caso con quello di Cate, universitaria al terzo anno alla Columbia. La sua visione del mondo non sarà p...