•𝐹𝑖𝑟𝑠𝑡 𝑀𝑒𝑚𝑜𝑟𝑦

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Il telefono era lì, su quel basso tavolo tondo in legno.
Non lo prendeva spesso, Osamu, perché non gli serviva.
Sapeva già tutto quello che c'era da sapere e dove si trovavano le persone che gli servivano.
Ogni tanto pensava di comporre quel numero, ormai nel fondo della rubrica.
Per chi non sapeva a chi apparteneva quel numero, quello poteva sembrare un semplice contatto con cui ormai il moro aveva perso i rapporti.
Forse era così.
O forse il loro rapporto era solo cambiato.

Era stato tentato tante volte di posare il dito su quel numero, per sentire nuovamente la voce dell'altro, ma la ragione ogni volta gli faceva ritirare la mano, puntando i suoi pensieri su altro.
Aveva già preso la sua decisione, non poteva tornare indietro o cambiare delle cose ormai irrecuperabili.

Ogni tanto lo vedeva ancora, quando andava in missione.
Quando succedeva, spontaneamente il suo cervello non poteva fare altro che rivolgere l'attenzione su di lui.
Era un gesto involontario, ma con lui nei paraggi Dazai non riusciva a pensare ad altro.
Tuttavia quando non era con lui, quel nanetto dalla testa rossa non aveva effetto sul moro.
Dazai riusciva a mantenere il suo velo misterioso con tutti, ma con Chuuya era davvero difficile non esporre le sue emozioni.

Sporse nuovamente le falangi verso l'apparecchio che sembrava emettere un'aura pericolosa come se prendendolo Dazai potesse morire l'istante dopo.
Ma il castano sapeva che non era così e con uno sbuffo allontanò la mano, avviandosi con passi lenti verso l'uscita di casa sua, pronto per un'altra giornata.
Anche se non era una giornata qualsiasi, quella.

Aperta la porta dell'agenzia, un mare di coriandoli investì il povero detective che con un'occhiata sorpresa osservò i pezzettini di carta colorati cadere a terra, poi i suoi compagni dai volti sorridenti.
I componenti dell'agenzia erano tutti disposti a semicerchio, con cappellini e trombette, mentre davanti al castano c'era il capo, Fukuzawa, che aveva appena tirato la linguetta di un cannone sparacoriandoli.

«E così sono campato un altro anno eh?» sospirò il moro facendo poi un leggero sorriso.
Di fianco a lui, Atsushi annuiva energicamente con un sorriso tale da sembrare un bambino.

«Odio ammetterlo ma ci servi Dazai, perciò dovrai sopravvivere ancora il più possibile» disse un Kunikida con un'espressione imbronciata e le braccia conserte.

Dopo vari auguri da parte di tutti i membri dell'agenzia, erano tutti tornati al solito.
Tutti apparte il festeggiato che invece di lavorare stava nuovamente viaggiando con la mente.

«Dazai, brutto stronzo, non ti ammazzo solo perché oggi è il tuo compleanno!» disse un Chuuya visibilmente arrabbiato, cercando in tutti i modi di recuperare il suo cappello, sulla cima alta dove Dazai lo conservava.
Ovvero il suo braccio alzato, che per Chuuya era davvero troppo in alto.

Il moro ridacchiò, stendendo ancora di più il braccio, mentre il rosso provava a raggiungerlo saltellando.
Sarebbe stato semplice arrivarci con la sua abilità, ma Dazai teneva una mano sul suo polso che non voleva saperne di togliersi.
«Lo dici sempre ad ogni mio compleanno Chuchu~» cantilenò il moro abbassando di poco la testa per poter guardare negli occhi dell'altro.
Questo lo guardò con uno sguardo di fuoco per poi ringhiare e approfittando del momento di distrazione dell'altro, fare un salto per provare a prendere il cappello.

Anche se Dazai aveva abbassato la guardia per un attimo, si era subito ripreso, tornando alla sua normale altezza e facendo così cadere il rosso che però si era aggrappato al moro col risultato di far cadere entrambi.

Si ritrovarono sdraiati a terra, Dazai sopra Chuuya con solo gli avambracci a sostenerlo e il ragazzo sotto con le gambe che circondavano il bacino dell'altro e le braccia strette dietro al suo collo.
Una volta che entrambi si furono ripresi dallo stordimento, si accorsero della loro posizione equivoca.

Memories - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora