•𝐹𝑜𝑢𝑟𝑡ℎ 𝑀𝑒𝑚𝑜𝑟𝑦

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Dazai aveva visto Chuuya piangere solamente un'altra volta in vita sua.
Quel giorno aveva scoperto la verità sulla sua famiglia, prima di reincarnarsi in Arahabaki.
Un sedicenne Dazai era andato a trovarlo sotto consiglio di Kouyou e quando Chuuya gli aveva aperto di poco la porta facendo intravedere solo un occhietto gonfio e lucido, sbattendogli successivamente la porta in faccia, non era riuscito a rimanere indifferente.

Difatti il rosso si ritrovò un Dazai con una faccia buffa appiccicato al vetro della sua finestra, come un piccione.
In un primo momento il ragazzo rimase sorpreso, poi ridacchiò, aprendo la finestra al moro che entrò in casa.
Quella era stata la svolta del loro rapporto.
Da allora non c'era più stato solo odio.
Da allora le battutine che si rivolgevano erano diverse, per loro.
Da allora, si accese la prima fiamma.

«Hai capito Dazai?» chiese Kunikida, con lo sguardo sulla strada.
Dazai portò distrattamente gli occhi sull'altro, annuendo.

«Quindi ti sta bene che Chuuya Nakahara muoia con questo piano, vero?»
Dazai spalancò gli occhi.
«Eh?» chiese con sguardo incredulo e arrabbiato.

Il biondo al volante quasi non si sporse per strangolare l'altro.
«Vedi? Non mi stavi ascoltando. Era un test per scoprirlo e sei stato bocciato» disse irritato il biondo.
Dazai sospirò sollevato, appoggiandosi con la mano sullo sportello dell'auto.

Atsushi era dato per disperso.
Era sparito ormai da più di un'ora e mezza e l'ultima volta era stato visto con Akutagawa, perciò la situazione era grave.
Della cosa si stavano occupando Tanizaki e Kenji, mentre Dazai e Kunikida stavano tornando in agenzia.

«Mi vuoi dire che hai? È da quando sono uscito da quella botola che pare che qualcuno ti abbia accoltellato»
Dazai fece un ghigno e sbuffò ironicamente.
«Beh più o meno»

Kunikida quasi non andò a urtare un'altra macchina a queste parole, girandosi poi a guardare Dazai con un'espressione... Basita.
«E TU PERCHÈ ME LO DICI SOLO ADESSO? SEI UN IDIOTA! TI HO CHIESTO DI FARE RAPPORTO E NON HAI ACCENNATO MINIMAMENTE AD UNA COLTELLATA» Urlò il biondo, mettendo le mani al collo dell'altro, cominciando a strozzarlo.
La macchina intanto era ferma per via del traffico, perciò fino al semaforo verde poteva strangolare Dazai quanto voleva.

«C-c'era C-chuuya» provò a dire Dazai, dimenandosi come un polipo poco prima di venire rilasciato da Kunikida.
«Dimmi cos'è successo prima che ti uccida» disse Kunikida riprendendo a guidare con gli occhiali lievemente appannati.

«Ero nel cespuglio quando è entrato anche Chuuya. Lui mi ha portato in un vicolo poco lontano dal palazzo per lottare ma alla fine siamo finiti a fare altro...»
Guardò distrattamente fuori dal finestrino.

«Sai, io e Chuuya ci siamo baciati quattro anni fa»
Un'altra sbandata e una benedizione a quel paese da parte di un guidatore.

«COSA?!» Gridò incredulo il partner ottenendo da parte dell'altro uno sbuffo.
«Ma non ero io quello che voleva morire? Per favore, niente incidenti mentre spiego» disse poi, riprendendo il filo.

«Oggi è successo di nuovo. Si è comportato in maniera strana e dopo che ci siamo baciati per un po' mi ha detto che ero uno stronzo e che lo stavo rifacendo»
Kunikida osservò la strada, riflettendo sul problema dell'amico.
Si sistemò gli occhiali meglio sul naso e cominciò ad esporre la sua ipotesi.

"Quattro anni fa eh? Proprio l'anno in cui hai lasciato la Port Mafia, lo hai baciato.
Molto probabilmente Chuuya provava qualcosa per te e lo hai ferito facendo ciò che hai fatto.
Ora che lo hai ribaciato sicuramente pensa che lo abbandonerai di nuovo e non ha tutti i torti. Sei stato uno stronzo Dazai"

Il moro guardò l'amico, incredulo, per poi girarsi anche col Busto verso di lui.
"Ma quello era un bacio d'addio e di ringraziamento! Io non lo amo, non mi piacciono gli uomini" disse Dazai facendo una smorfia.

"Dazai sei davvero stupido.
Forse non ti piacciono gli altri uomini, ma Chuuya si. Sei tu che mi hai detto che lo hai baciato, ben due volte! Non puoi negare di provare almeno attrazione per lui" disse il biondo scuotendo la testa.

Dazai riflettè a lungo.
Quel nano dalla testa rossa era davvero la persona che amava?
Ne sentiva spesso la mancanza. Dei loro perenni litigi, del suo modo di ragionare, di quel ghigno degno del più sexy super cattivo... Ma una cosa che Dazai amava molto era la sua espressione sorpresa. La sua bocca si spalancava sempre un poco, così come gli occhi di un bel azzurro cielo e la sua solita espressione imbronciata spariva.
Potevano essere solo cose superficiali... Ma...
Una vita senza Chuuya non era la vita di Dazai.
«Forse hai ragione»

Kunikida inserì la retromarcia per poter così parcheggiare l'auto.
Dazai lo guardò con gli occhi leggermente spalancati, guardando poi le sue gambe.
«Kunikida-kun! Sei un genio, ecco perché sei un detective» disse Dazai scuotendo le braccia come se fossero dei tentacoli, bloccandosi improvvisamente.

«Aspetta, ma è quello che sto facendo!» disse improvvisamente, scendendo dall'auto.
Il biondo scese frettolosamente, seguendo l'altro ragazzo che aveva preso a camminare come una furia verso un posto che non era l'agenzia.
«Ehy ehy! Spiegati» disse l'altro facendo fatica a stargli dietro.
Dazai si girò con un sorriso sul volto.

«Lo stavo facendo, lo stavo abbandonando di nuovo! Vado a chiarire con Chuuya» rispose in fine Dazai, allontanandosi fino a scomparire dalla vista del biondo.

Corse a perdifiato, quando si fermò, notando una cosa in un negozio che gli piacque molto e la comprò, con l'intenzione di regalarla a Chuuya.
Parlato con il proprietario del negozio e pagata la cosa, Dazai continuò a correre, facendo attenzione però che la cosa non si rovinasse.

Chuuya si era seduto nuovamente sul tetto piatto di casa sua, un appartamento nella zona della Port mafia.
Gli piaceva guardare la città da quell'alto palazzo in vetro, gli sembrava di essere il più alto del mondo.
Poi al tramonto Yokohama era davvero bella. Tutto si colorava di arancione e rosa, i riflessi sui palazzi in vetro rendevano la città ancora più luminosa e le navi che attraccavano sembravano tagliare il mare con la spuma.
Prese la bottiglia di fianco a sé e la portò alla bocca bevendone il contenuto, mentre continuava a darsi dello stupido per aver pianto di nuovo davanti a quello stronzo.

«Q-questo fottuto palazzo ha t-trenta fottuti piani... E l'ascensore si è guastato al d-decimo» esclamò una voce dietro di lui con il fiatone.

Chuuya si girò di scatto, trovandosi davanti un Dazai illuminato dalla luce del tramonto, con il cappotto e i capelli che aleggiavano per il vento.
In mano aveva un piccolo involucro di carta bianco, chiuso sotto da un nastrino rosso. Dentro la carta c'erano solo due rose. Entrambe nere.

Memories - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora