8. Ricordi di una Notte Infinita

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Iniziammo a seguirlo silenziosamente, mentre ci faceva da faro in quel mare di corridoi che partivano dalla stanza del tenente colonnello.

Eravamo veramente al limite delle forze, e a stento riuscivamo a tenere il passo; nella mia testa ormai solo più due cose erano rimaste fisse a posteriori di tutto: la necessità di un letto caldo, e la voglia di mettere qualcosa sotto ai denti.

Quando Chad si accorse della distanza che aveva creato fra lui e noi col suo passo sostenuto, si fermò un attimo per aspettarci, e poi chiese gentilmente: "Avete fame ragazzi?".

A quella domanda mi si illuminarono tempestivamente gli occhi, e senza pensarci ulteriormente esclamai: "Sì!".

Anche Chri annuì, aggiungendo: "Ho più sete che fame".

Chad sorrise, e non appena lo raggiungemmo disse: "Allora, che ne dite se facessimo una piccola deviazione per la mensa? Tanto è comunque verso la zona alloggi, non allungheremo di molto".

Facemmo nuovamente un cenno affermativo con la testa, come se ci fossimo sincronizzati.

"Per di qua" esclamò.

Tagliammo in un grosso corridoio a sinistra, che non appena imboccato mi parve talmente tanto lungo da non avere una fine.

Fu il primo diverso dagli altri: mi sembrava tutto così uguale in quel complesso, dai passaggi alle stanze, dalle colonne piazzate regolarmente ad intervalli sui lati agli incroci fra corridoi che assomigliavano a delle piazzette in miniatura, con una specie di box informazioni in ognuna di esse.

La cosa che continuava ad urtarmi maggiormente però rimaneva quel continuo color verde oliva presente un po' dappertutto, staccato solo dalle decorazioni dorate appena accennate qua e là su stipiti, maniglie e colonne.

Possibile che avessero avuto un gusto così pessimo nella scelta?

Come già in precedenza, pensai che ci fosse una qualche motivazione dietro a ciò, visto che in quel nuovo mondo in cui mi ero affacciato nulla mi sembrava lasciato veramente al caso.

Continuando a camminare assorto nei miei pensieri, non mi accorsi neanche che il corridoio che stavamo percorrendo era praticamente giunto alla sua fine.

Una porta molto più grossa rispetto a quelle viste poco prima si trovava ora di fronte a noi, socchiusa e con una luce intensa che fuoriusciva dalla fessura lasciata da quest'ultima.

Oltre a ciò, non appena arrivammo in sua prossimità, notammo un baccano sempre più sostenuto provenire dall'interno della stanza, cosa che a noi apparve insolita vista l'ora tarda della notte.

Chad afferrò allora la maniglia e la aprì del tutto, entrando per primo.

Lo seguimmo, e non appena fummo dentro ci stupì quello trovammo: un'infinità di persone erano sedute a svariati tavoli o in fila per il buffet, facendo sembrare il tutto una specie di mensa universitaria durante l'ora di punta a metà giornata.

Tutti sembravano così allegri, spensierati e pieni di energia che quasi mi sembrò di tornare ai tempi del quarto anno di liceo, quando anche noi ci ritrovavamo sempre in un bar a pranzare prima di tornare con la testa sui libri.

"Venite, passiamo dai totem che il buffet mi sembra fin troppo affollato" esclamò Chad, indicandoci una zona con sette o otto macchinette automatiche.

In quel breve tragitto, credo che salutò almeno una dozzina di persone, che gli si avvicinarono gioiose come se non lo vedessero da secoli, e lui con quella cordialità che l'aveva sin da subito contraddistinto si fermò qualche istante con ognuna di esse per sapere come gli stava andando la vita.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 16, 2020 ⏰

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