Sovrastato dalla movida e dal mare di persone che mi circondavano, rimasi estasiato qualche istante a godermi lo spettacolo: mai avrei pensato che sarei tornato in quel di Londra dopo la breve tappa fatta a fine Maggio.
Riemersi poi dai miei pensieri e con un velo di preoccupazione mi rivolsi a Chad: "Perché ci hai portati qua? Dobbiamo aiutare ancora Paul, non possiamo perdere tempo".
Lui di tutta risposta, con una calma esemplare replicò: "Proprio per questo siamo venuti a Londra: poco più in là di questa zona di teletrasporto c'è l'entrata della sezione londinese della Lega, e lì sapranno come rimettere in sesto il tuo amico" e finita la frase si incamminò verso il lungofiume facendo cenno di seguirlo.
Lo guardai stranito mentre si allontanava, ma decisi di non indagare ulteriormente almeno in quel frangente.
Si fermò poco più avanti una volta notato che non lo stavamo seguendo, si girò e ci guardò quasi in cagnesco: "Venite o no?".
Mi avvicinai allora a Paul, e gli misi il braccio destro attorno al mio collo per aiutarlo nella breve camminata che ci attendeva, vista la sua ancora precaria situazione.
Ci incamminammo poi in direzione di Chad, che, una volta raggiunto, riprese a farci da guida stando un paio di passi avanti a noi.
Mescolati fra la folla, sembravamo proprio un gruppetto di ragazzi usciti a far baldoria poche ore prima, con conseguente epilogo negativo causa alcol per uno di noi.
E pensare che fino ad un paio di ore prima la nostra serata così ben iniziata poteva davvero finire indicativamente in quella maniera..
Sarebbe stato fantastico, visto anche quanto avevamo atteso quel momento, ma il fato ci aveva riservato quella sorpresa tutt'altro che piacevole, facendoci finire fin lì, in mezzo a persone sconosciute e in una città così lontana da casa.
Nel mentre continuavo a camminare lentamente reggendo in parte il peso di Paul, che veramente a stento riusciva a starmi aggrappato: ogni tanto alzava la testa, mi guardava con quegli occhi semichiusi carichi di dolore e sorrideva, facendo risaltare ancora di più il viso pallido che lo caratterizzava in quel frangente.
Ad ogni suo sguardo, dentro di me sentivo come se avessi ricevuto una pugnalata.
Profonda e dritta al cuore.
E anche se in realtà sapevo che non era dipesa da me tutta quella situazione, mi sentivo comunque responsabile delle condizioni in cui versava Paul, visto che alla fine aveva subito quella ferita per proteggermi.
In quel preciso momento realizzai, abbassando lo sguardo, che non avevo più in mano la spada: era sparita, assieme al guanto d'oro da lei creato alla sua impugnatura.
Mi fermai un istante e alzai la mano: notai immediatamente un anello dorato con alcune sfumature rossicce sul mio anulare, e capii subito, memore di ciò che Chad aveva fatto poco prima del trasferimento qua a Londra, che la spada era in qualche modo diventata quel gioiellino al mio dito.
"Sorpreso che si sia smaterializzata da sola?".
Tornai sulla terraferma dopo aver sentito quelle parole, e mi trovai proprio Chad di fronte.
"Un po'" risposi.
"Sai, ogni amuleto ha una sorta di propria personalità" e alzò la mano sinistra, mostrandomi il suo di anello: "Ed è per questo che il tuo si è smaterializzato in autonomia, ha capito che non serviva più in quel momento".
Poi sorrise, e gentilmente mi chiese: "Vuoi che lo sorregga io fino all'entrata?".
Scossi la testa per fargli capire che non avrei fatto a cambio con nessuno al mondo, provando anche, con poco successo, ad accennare un sorriso per contraccambiare il suo.
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Gods Legacy - The Lightning Game
FantasiaAaron è uno studente che come molti altri sta vivendo i suoi anni delle Superiori in maniera spensierata assieme ai suoi compagni e amici Paul e Christine. La passione per le leggende e la mitologia trasmessagli dal padre scomparso lo ha accompagnat...