Don't go Aleksej.
"Malenkaya! Lei ha capito?" Feci un balzo quando la professoressa mi richiamó.
"Si." Dissi un pó insicura.
"Bene allora mi dica una citazione di Lev Tolstoj." Disse facendomi un sorrisetto cattivo, la imitai.
" In una battaglia vince colui che ha fermamente deciso di vincere.
Non è importante il posto che occupiamo, ma la direzione in cui stiamo andando.""Bene." Disse la stronza blijad.
"Ti é andata bene stronza, ma quando ti trascineró nel vicolo e ti picchieró a sangue non ti andrà così bene." Mi sussurró Covoski, mi vennero i brividi a pensare a quello che mi farà.
Non possi dirlo ai miei genitori, hanno già mille problemi con Aleksej, non mi va di andare da mamma o papà e dirgli 'Ehi mamma, ehi papà sono vittima di bullismo! Il bullo é tua nipote Aalina insieme al suo scopa amico e gli amici del suo scopa amico, non è vero che cado per colpa del ghiaccio in strada!'
Bussarono alla porta, entró il bidello con un foglietto.
"Anastasia Malenkaya, esce alle 11:25, ora." Sorrisi soddisfatta, finalmente mio padre per una volta mi venne a prendere prima!
"Può andare." Mi disse la prof, presi lo zaino e mi avviai verso la porta, prima di uscire dovevo fare una cosa.
Mi girai verso Covoski e gli feci il dito medio, so che mi picchierà fino alla morte, ma almeno mi levo questo sfizio.
"Buona giornata!" Gridai per poi andare in bidelleria, vidi una chioma bionda, ma non era come quella di mio padre ma bensì quella di James, guardava un punto fisso e i suoi occhi erano rossi.
"Je, che succ.." Mi prese forte il braccio e mi strattonó fuori.
"Andiamo." Mi mise seduta nella sua macchina, lui si mise alla guida e partimmo per non so dove, vedevo gli occhi di James lucidi.
"Je tesoro, che succede?" Chiesi dolcemente.
"Aleksej." Mi agitai subito.
"Cosa Aleksej!?" Non parlava ma piangeva.
"James cosa ha Aleksej! Parla porca puttana!" Gridai.
Lui sbatté la mano sul volante.
"Sta morendo Anya, é la fine."
"James non dire cazzate lui non può!" Gridai singhiozzando. "Dov'è lui!?"
"Nell'ospedale piú grande di San Pietroburgo, è li che stiamo andando."
E mentre mio cugino portava la macchina io pregavo che mio fratello si fosse ripreso.
********
Stavo correndo con James fra i vari corridoi dell'ospedale, vidi la stanza e entrai vidi zio Vladimir, mamma e papà.
Nel lettino c'era Aleksej, i lenzuoli del letto erano tutti pieni di sangue, il suo sangue.
"Amore." Dissi mettendomi una mano in bocca, andai a sedermi sui piedi del letto, dalla porta entrarono mia zia Boleslava e Aalina che mangiavano del cioccolato, stavano come se stessero vedendo un film ansiose di vedere la morte entrare da quella stanza.
"Nani." Disse.
"Shh piccolo mio." Misi un dito sulla sua piccola bocca ormai diventata viola, la sua pelle era bianchissima e piena di emorragie interne, aveva gli occhi chiusi, gli presi la piccola mano e la strinsi un pó.
"Ti ricordi quando ti dissi di combattere? Ora devi farmi un favore piú grande, vivi." Le lacrime non cessavano.
"Mi dispiace Nani, ho fatto quel che ho potuto, ma purtroppo il soldato Aleksej ha fallito la battaglia."
"No no ti prego!" Urlai.
"No ti prego Aleksej! Ti prego amore apri gli occhi!" Lo strumento che indica i battiti del cuore si stava abbassando.
"No no." Disse James accasciandosi a terra dando un pugno al muro, la mamma e il papà erano abbracciati e piangevano l'imminente perdita di un figlio.
"Bandiera bianca Nani." Non c'era piú battito.
E si sentì solo il suono della morte.
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The benninig of the end.
Teen FictionTrovavo la vita del tutto priva di senso, odiavo la vita, la mia. Mi è stato tolto tutto. Nella mia vita sono sempre stati presenti due colori che più che colori erano dolori. Nero le tenebre. Rosso? Sangue, il mio sangue, quello di mio fratello e q...