Capitolo due

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Dopo il giro in auto di due ore più straziante che Louis abbia mai avuto il dispiacere di fare, finalmente si fermano al Keepmoat Stadium. L'unica vittoria è che in qualche modo è riuscito a farcela quasi incolume. A volte ha rischiato davvero grosso, specialmente dopo aver provato a porre a Rusty qualche altra domanda innocente. Per la cronaca, non è andata molto bene e Rusty si è fermato un paio di volte dicendo a Louis di uscire e camminare.
Ma è qui adesso, finalmente. Sano e salvo a casa dei Doncaster Rovers. Anche se Louis non è ancora del tutto sicuro del perché siano qui, ma non vale la pena farsi tagliare la testa per scoprirlo.
Rusty parcheggia proprio accanto all'entrata posteriore dello stadio e salta rapidamente fuori dalla macchina, sbattendo la porta alle sue spalle. Louis deve correre per raggiungerlo dopo che si è precipitato fuori dalla macchina, cercando di tenere il passo con il ritmo veloce di Rusty.
"Entriamo dall'entrata sul retro?" Chiede Louis mentre corre dietro Rusty. "Ma non è vietato?"
"In quale altro modo suggerisci di entrare nell'edificio?" esclama l'amico, lanciandogli uno sguardo irritato.
Louis è stato soltanto nella parte interna dello stadio di Keepmoat ed è sempre entrato dall'ingresso principale, ma non si è mai avventurato negli uffici perimetrali e nelle sale conferenze che fiancheggiano l'esterno. Sebbene lui sia sempre stato piuttosto dispettoso e avrebbe voluto esplorare e magari incontrare anche uno dei giocatori, quella parte dello stadio è sempre chiusa e custodita nei giorni di gioco.
"Ma Rusty-"
Rusty si ferma bruscamente mentre il suo corpo si irrigidisce. Si gira completamente per affrontare Louis. "Chiamami Rusty ancora una volta e ti finirò qui e ora. Non me ne frega più niente."
Detto questo, si gira di nuovo, estraendo una specie di badge dalla tasca e facendolo scorrere su un lucchetto sulla porta. La porta pesante emette un segnale acustico prima di sbloccarsi e Rusty si precipita all'interno.
"Comunque le ho detto di incontrarti nel tuo ufficio." Dice a Louis con indifferenza.
"Il mio ufficio? E - incontrare chi?"
"Ugh, vieni e basta." Geme l'uomo, afferrando Louis per la parte superiore del braccio e trascinandolo lungo il corridoio curvo. C'è un sacco di confusione, alcune persone si precipitano davanti a loro in giacca e cravatta urlando ordini, altri invece trasportano attrezzature casuali e telecamere.
"Buongiorno, signor Tomlinson!"
"Oh! Ciao! Ciao, come stai?" Louis sorride allegramente prima di sporgersi verso Rusty e sussurrare, "Come si chiama?"
"Che importa? Dobbiamo andare. Dai." Rusty lo trascina giù per un corridoio separato, senza fermarsi per nessuno o niente finché non raggiunge una porta specifica. Il pannello è di vetro smerigliato e accanto alla cornice della porta, montata sul muro, c'è una targa che recita: Louis Tomlinson, Capitano della squadra dei Doncaster Rovers F.C.
Louis spalanca la porta con assoluto stupore, la testa inclinata mentre si chiede se sta davvero leggendo bene.
Rusty si rivolge a Louis in attesa, apparentemente aspettando che faccia qualcosa. "Dov'è il tuo badge?"
Louis sbatte le palpebre perplesso, con gli occhi spalancati e confusi.
"Oh, per favore, dimmi che non hai dimenticato anche quello! Dio, aiutami." Rusty geme irritato, emanando alti livelli di tensione dal suo corpo. "No! Controlla le tue fottute tasche! Tutte!"
Louis tasta il suo corpo, esaminando tutte le tasche della sua tuta. E per un qualche miracolo, la sua vita viene risparmiata quando trova una piccola chiave magnetica rettangolare con la sua faccia e il suo nome su di essa, sepolta nella tasca della coscia.
Rusty gli toglie il badge dalle mani con uno sbuffo, facendolo scorrere su una scatola nera vicino alla porta fino a quando la luce rossa non lampeggia diventando verde e la porta si apre con uno scatto.
"È sicuro lasciarti qui da solo?" Rusty domanda amareggiato mentre entrano in ufficio. 
"Perché non dovrebbe esserlo?" Louis si acciglia mentre si guarda intorno, confuso.
"Oh, non lo so, Louis?" L'uomo restringe gli occhi sarcasticamente. "Forse perché ti comporti come se non ricordassi nemmeno come camminare! Sembra quasi che tu non sappia cosa stia succedendo!"
"Sto bene, okay?" Louis vuole davvero che Rusty se ne vada, così può trovare qualcun altro più ben disposto a rispondere alle sue domande. Perché l'elenco delle domande cresce sempre più con il passare dei minuti. È in piedi in un ufficio - il suo ufficio apparentemente, e la porta è stranamente incisa con il suo nome proprio accanto al titolo di capitano della squadra, e Louis non sa ancora cosa fare con queste informazioni. Soprattutto perché non è ancora del tutto sicuro se questo sia reale.
"Vado a cercare Payne." Brontola Rusty, alzando gli occhi mentre si dirige verso la porta. "Non posso più essere la tua babysitter, ho delle cose da fare."
Nel momento in cui Rusty lascia l'ufficio, Louis si guarda intorno e fa un giro dell'enorme ufficio, fino ad arrivare di fronte alla parete opposta e lì giura di aver bisogno di un paio di occhiali, perché non c'è modo che stia vedendo davvero ciò che gli sta davanti.
"Porca puttana..." mormora, scuotendo la testa incredulo mentre fissa una maglia incorniciata dei Doncaster Rovers orgogliosamente firmata con il suo cognome. "Sono un Rover!? Non ci credo, cazzo!" Sua madre lo odierebbe assolutamente se lo sentisse imprecare in questo modo, ma Louis pensa che sarebbe d'accordo con lui nel dire che questo è un momento molto appropriato per farlo.
Quando Rusty continuava a menzionare lo stadio, Louis pensava soltanto che lavorava lì in un qualche settore, non avrebbe mai immaginato di essere un vero giocatore. E non è solo un giocatore, è il fottuto capitano della squadra. Ci sono medaglie e trofei, targhe e fotografie di ogni tipo che decorano le pareti, tutte incise con il suo nome.
È un ufficio piuttosto grande e mentre Louis continua a girovagare per la stanza, attraversa ripetutamente delle fasi di shock. Quasi si imbatte in un cartonato a grandezza naturale di se stesso nella sua uniforme, sorridente mentre tiene in mano una bottiglia di Gatorade con il pollice in alto. Il cartonato è appoggiato proprio contro un distributore automatico Gatorade a grandezza naturale ed è abbastanza sicuro presumere che Louis sia molto probabilmente sponsorizzato da Gatorade. Che cosa figa.
Un'altra maglia è appesa alla parete opposta, anch'essa decorata con il suo nome, ma questa rappresenta un'altra squadra - una nazionale. "Gioco anche per l'Inghilterra!?" Louis praticamente urla per l'eccitazione, la bocca spalancata.
"Oh, porca di quella puttana," Louis rimane a bocca aperta per lo stupore. Accanto alla maglia si trovano diverse immagini incorniciate di se stesso ai Mondiali di calcio mentre rappresenta il suo paese. Mai nei suoi sogni più sfrenati Louis pensava che sarebbe diventato un giocatore per l'Inghilterra, e tanto meno un giocatore internazionale.
Louis continua a guardare meravigliato tutte le foto fino a quando i suoi occhi non si posano su una in particolare e perde completamente la testa. È una foto di lui che ride con il suo giocatore di calcio preferito di tutti i tempi, con le braccia poggiate l'una sulla spalla dell'altro, ed entrambi indossano l'uniforme dell'Inghilterra abbinata. La parte inferiore della fotografia è firmata e autografata personalmente:


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