TRE

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Vince uscì dalla doccia sentendosi rigenerato. Avvolse i capelli con una tovaglia, tamponandoli con cura, cercando di non rovinare il loro intreccio.

«Sei ancora qui?» chiese Patrick, entrando nel bagno senza bussare, sorprendendo il compagno nudo. «Dannazione!» sbottò, arrossendo.

Si morse un labbro cercando di distogliere l'attenzione dal suo corpo e, alla fine, dovette chiudere gli occhi per riuscirci.

L'altro ridacchiò e gli si fece vicino, baciandogli le labbra, mentre si legava l'asciugamano in vita. «Mi fai impazzire quando mi guardi a quel modo.» soffiò con tono malizioso e Patrick riaprì gli occhi.

Vince gli prese il volto tra le mani, lasciando scorrere i pollici delicatamente sulle ciglia lunghe che caratterizzavano i suoi occhi, guardando le palpebre tremargli a causa del suo stesso tocco.

«Devo farmi la doccia. Puzzo di pioggia.» borbottò Patrick e l'altro rise ancora, sporgendosi verso di lui per un breve bacio.

«Cosa devo fare di là?»

«Gli ho preparato un paio di panini. C'è anche della frutta. Non so che fame abbia. Gli hanno fatto la flebo, dopotutto. Boh. Dovrebbe essere ancora in bagno. Forse ha bisogno di aiuto.»

«Okay, amore. Adesso tocca a me.» disse Vince, baciandogli la fronte.

Uscì dal bagno, cedendo il posto al compagno, e si rivestì velocemente, per poi raggiungere il loro ospite.

Bussò più volte alla porta del secondo servizio e il suo occupante gli rispose con voce flebile solo dopo diversi istanti.

«Tutto bene?» esordì entrando nella stanza, trovando Andy con addosso un pigiama di Patrick, i capelli ancora bagnati, tremante e con un'espressione spaventata dipinta in viso.

L'uomo aggrottò la fronte e si stupì di rendersi conto che, ripulito, il suo volto appariva ancora più giovane di come gli era sembrato in un primo momento.

«Ehm.» disse soltanto Andy, arrossendo per l'imbarazzo.

«Non asciughi i capelli? Con tutta la pioggia che ti sei preso. Rischi un accidenti.»

«Come si accende?» chiese il ragazzo, indicandogli il phon con un gesto tremante e il moro gli sorrise.

«Guarda che non devi farti problemi di nessun tipo. Anzi» disse Vince, afferrando lo sgabello che si trovava al fianco dell'armadietto dove tenevano gli asciugamani, invitando il giovane a sedersi. Andy seguì il gesto della mano dell'uomo e fece come gli era stato suggerito, abbracciandosi il busto con forza, mentre l'altro recuperava il phon e iniziava ad asciugargli i capelli.

«Va meglio?» chiese Vince dopo qualche secondo, quando si rese conto che il loro ospite aveva smesso di tremare. Alzò un po' la voce, per farsi sentire oltre il frastuono del piccolo elettrodomestico.

Andy annuì e tentò di sorridergli, anche se non poté fare a meno di nutrire un minimo di timore al tocco delle mani dell'altro sulla propria nuca. Vince era impotente e il ragazzo si sentiva ancora più piccolo e insignificante seduto su quello sgabello, anche se non poteva fare a meno di ammettere con se stesso che, tutte le attenzioni che gli stavano elargendo i due uomini, gli risultavano forse, sì, un po' eccessive – dato che non vi era abituato – ma anche tanto confortanti.

«Mi piacerebbe ricominciare da qui.» sussurrò all'improvviso, fissando gli occhi sul pavimento, convinto di avere parlato con un volume di voce abbastanza basso da non poter essere udite dall'altro.

«In che senso?» gli chiese, invece, Vince.

Andy si morse un labbro, mentre il suo corpo assorbiva, finalmente, tutto il calore che lo circondava, facendolo sentire coccolato e rincuorato. Il freddo, la paura, l'ansia e la pioggia sembravano già parte di un ricordo lontano e quasi irreale. «Ricominciare da qui. Da zero. Come se prima non fossi mai esistito. Come se fossi nato oggi.» spiegò, alzando un po' la voce, senza mai abbandonare del tutto quella sua particolare inflessione che rendeva il suo tono tremante e insicuro.

Vince rimase in silenzio, non sapendo come portare avanti quella conversazione in modo costruttivo, rimpiangendo di trovarsi lì al posto di Patrick proprio in quel preciso istante.

Continuò ad asciugargli i capelli e il giovane, con grande sollievo dell'altro, smise di parlargli in modo tanto confidenziale, limitandosi a un paio di battute sottovoce in risposta alle domande prive di rilevanza che l'uomo gli pose per ingannare l'attesa.

Alla fine, Andy scoprì che gli avevano anche preparato da mangiare e aperto il divano-letto che tenevano nel soggiorno, per farlo dormire più comodamente. Erano entrambi così gentili che più di una volta il ragazzo percepì gli occhi riempirsi di lacrime e, sino all'ultimo, credette che non sarebbe neanche stato in grado di prendere sonno. Si sentiva agitato e pieno di gioia. Tuttavia, gli bastò rigirarsi un paio di volte sotto le coperte – che sapevano di fresco e pulito – e, nel giro di pochi minuti, si addormentò profondamente.

RICOMINCIO DA QUIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora