SEI

2K 144 13
                                    

«Mah!» esclamò Patrick, guardandosi intorno e sospirando. Strinse tra le mani tutta una serie di stoviglie di carta, già utilizzate e da buttare, che aveva raccolto in giro, osservando il caos che regnava all'interno del grande salone in cui si trovavano.

La serata si era appena conclusa, non era durata neanche un paio d'ore, eppure erano bastate per far sì che il luogo ne accogliesse le testimonianze.

Sul palco si trovavano ancora i musicisti intenti a riporre i loro strumenti. Alcuni degli organizzatori si aggiravano tra i tavoli del rinfresco, sparecchiando e riempiendo un grosso sacco nero di immondizia.

Patrick aveva già raccolto un numero imprecisato di bicchieri di carta dal pavimento, lasciati abbandonati a ridosso delle pareti della sala e su qualsiasi piccolo, grande angolo a disposizione. Vince sollevò gli occhi verso di lui, appoggiando le spalle alla spalliera della sedia che occupava, iniziando a dondolarsi sui piedi posteriori.

«Non fare il bambino che se cadi t'ammazzi.» sbottò Patrick, mentre una ragazza gli si avvicinava reggendo tra le mani un sacco, invitandolo a gettare lì i bicchieri che teneva tra le mani. Liberatosi dell'immondizia, batté i palmi tra di loro, come a volersi scrollare di dosso una polvere immaginaria.

«Com'è andata?» domandò subito dopo, accennando al registro che il compagno stava compilando, contando tutte le donazioni che avevano ottenuto per quella sera.

«Togliendo le spese e tenendo conto che tutto è durato circa due ore... non male.» gli rispose Vince, indicandogli con la punta della matita la cifra del totale che aveva segnato in fondo alla pagina.

Patrick annuì, sentendosi, ancora una volta, insoddisfatto e anche un po' in colpa. «Magari avremmo potuto fare di più se organizzavamo una vera e propria cena, invece di limitarci a offrire patatine e bibite.» borbottò, calciando con un piede un tovagliolo di carta, per poi chinarsi a raccoglierlo per buttarlo.

«Non sarebbe cambiato molto. Avremmo dovuto spendere più soldi per organizzare e quindi, anche se le donazioni sarebbero state maggiori, resta di fatto che tolte le spese sicuro non ci saremmo allontanati di molto dal risultato di oggi...»

«Chissà se il padre di Andy è arrivato in città.» disse Patrick, interrompendo l'altro, ma parlando senza prestare molta attenzione a quello che aveva detto.

Vince sorrise mesto e si alzò per andargli incontro. «Non penso. Forse, davvero, prima di contattarlo, aspetteranno i risultati del test. Ci penserà J.B. a lui, stai tranquillo. Andy è in buone mani.» sussurrò, accarezzandogli i capelli con dolcezza. L'altro gli strinse un polso, strofinando la guancia contro il palmo della sua mano.

«Lo so.»

«Andiamo?»

«Va bene. Tanto qui, ormai, abbiamo finito.»

Vince annuì e si affrettò a recuperare soldi e registro, mettendo tutto in ordine, per poi consegnare il materiale agli organizzatori della serata, congedandosi dagli altri volontari e lasciando la sala nel giro di una ventina di minuti, dopo i dovuti saluti e ringraziamenti.

Durante il viaggio di ritorno si rese subito conto dell'umore tetro del compagno, e sospirò più volte, cercando di capire cosa avrebbe potuto escogitare per tirarlo su. Era evidente che il sesso non era bastato a renderlo tranquillo e sì, anche lui pensava che la serata di beneficenza si fosse risolta in un piccolo flop. Per questi motivi comprendeva come anche l'esito della serata avesse finito per intristire ancora di piu il suo amante.

Stava ancora lì a rimuginare su cosa avrebbe potuto fare per risollevare l'esito disastroso di quel weekend, quando il suo cellulare iniziò a squillare.

Patrick sussultò, rivolgendo uno sguardo stranito allo schermo dell'apparecchio, sistemato su un apposito sostegno affisso al parabrezza dell'auto.

«Tuo padre?» chiese stupito e anche Vince sollevò un sopracciglio, iniziando a domandarsi il perché di quella telefonata.

«Metti il vivavoce.» rispose e Patrick fece come gli era stato detto, rispondendo alla chiamata.

«Johnny, ciao.» esordì.

«Pat, ragazzo. Dove siete? Mio figlio è con te?» gli rispose l'uomo con tono concitato.

«Beh, sì. Ho risposto io perché sta guidando.»

«Bene. State già fuori. Ce la fate a raggiungermi alla Stazione di Polizia del Dodicesimo Distretto?»

«Cosa?!» urlò Vince, piantando freni, evitando un tamponamento per puro miracolo.

Il guidatore dell'auto che li seguiva suonò il clacson con violenza, per poi rivolgergli una serie di parolacce che si persero presto nel vento quando li superò. Altri automobilisti presero a suonare con insistenza e Vince cercò di accostarsi il più possibile al margine della strada, ma non poté fare a meno di lasciare l'auto in doppia fila, inserendo le frecce, dato che non c'erano parcheggi liberi in vista.

«Che diavolo hai combinato?» urlò, dopo essersi ripreso.

«Cosa?» domandò di rimando suo padre.

«Che ci fai alla Stazione di Polizia?»

«Ah. No. Io nulla. È per il ragazzino di Johnny Boy. Mi ha detto che oggi è stato con voi. Poi lui l'ha portato qui. Poi avrebbero dovuto portarlo in comunità per passare la notte. E lui è scappato.»

Patrick aggrottò la fronte cercando di dare un senso a quelle parole. «Un ragazzo sparisce da dentro una Stazione di Polizia e nessuno se ne accorge? Cos'è, il figlio di Houdini?!» esclamò sarcastico.

«Sentite. Qua stanno tutti a tirarsi le colpe addosso. Magari è tornato dove l'avete trovato. Vedete se potete venire a spiegare dove si trova 'sto posto, così magari possono andare a controllare.»

Vince rivolse uno sguardo eloquente al compagno e Patrick annuì, fornendo l'indirizzo a Senior.

«Non passate da qui?» chiese l'uomo.

«No, papà, siamo stanchi. Torniamo a casa.» disse Vince e riaccese l'auto, salutando il genitore. Attese che il compagno si congedasse dall'uomo e chiudesse la telefonata, prima di riprendere a parlare. «Andiamo?» domandò.

«Perché hai detto di no a tuo padre?»

«Non voglio che capiscano, né lui né mio fratello, quanto questa storia mi stia facendo sentire coinvolto.»

Patrick sorrise triste. «Brutti pensieri?» domandò piano, sperando di non urtare in nessun modo la sensibilità del compagno.

Vince si strinse nelle spalle. «Pensieri brutti che tu conosci bene e che sai che reazione scatenerebbero nei miei se ne sentissero l'odore...» Patrick annuì, gli strinse una mano nella propria, se l'avvicinò alle labbra e ne baciò il dorso. «Andiamo?»

«Ovvio. E speriamo di arrivare prima di loro.» rispose Patrick, e partirono.

RICOMINCIO DA QUIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora