3| Our place

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7 Marzo, giorno 5
This feeling, The chainsmokers

Quando si vive nel principato di Monaco si ha sempre la sensazione di essere speciale. È come aver conquistato uno spicchio del paradiso, vivere in un mondo dove tutto è permesso.

O almeno questa è la concezione che ne ha la gente.

In realtà la vita a Monaco è piuttosto normale, di sicuro con il portafoglio più pieno e un panorama che ti delizia a trecentosessanta gradi, ma le abitudini rimangono quelle comuni, con la differenza che in qualsiasi piccolo angolo, c'è sempre qualcosa che ti mozza il fiato.
È per questo che Eva ha scelto di vivere qui quattro anni prima. Era la conquista di un sogno, una realtà spumeggiante, che però è finita col diventare solo la cornice meravigliosa di una vita disastrosa.

E la sua scelta rispecchia esattamente ciò che lei stessa è: all'apparenza senza problemi, in sostanza capace di far andare storto anche quello che non potrebbe.

Questa mattina neanche la musica alta e la corsa lungo la costa la aiutano a scappare dai suoi problemi, dall'essersi svegliata per l'ennesima volta accanto al ragazzo sbagliato. Ma lei in fondo è una che dai suoi errori non impara mai.

Ci ripensa spesso a quante occasioni le hanno regalato, tutte buttate al vento, quello che ora le scompiglia i capelli, ma non le trascina via i pensieri.
Si ferma su un muretto ad osservare il mare, oggi è particolarmente mosso.
Da quando Eva era bambina il mare agitato paradossalmente l'ha sempre calmata. Mentre tutti i suoi coetanei salivano a riva, a riparo sotto gli ombrelloni, lei preferiva gettarsi in mezzo alle onde, provare il brivido di essere trascinata via. E ancora oggi preferirebbe attraversare un mare in tempesta piuttosto che affrontare i problemi che lei stessa si crea.

Improvvisamente però c'è qualcosa che la disturba. Un respiro affannato alle sue spalle la fa voltare incuriosita. È mattina presto e solitamente nel suo posto non trova nessuno a quest'ora.
E invece dietro di lei si palesa un ragazzo che sta riprendendo fiato.

I raggi del sole lo colpiscono violentemente, proiettando la sua ombra sul muro. È una bellezza rara quella che gli appartiene, chiunque potrebbe stare a fissarlo per ore, complice anche il suo sguardo magnetico che proviene dai suoi occhi chiari.
Eva ha la sensazione di conoscerlo, di averlo già visto da qualche parte, eppure si ricorderebbe di un volto come il suo.

«Pensavo non ci venisse nessuno qui a quest'ora.» esordisce lui facendosi avanti e appoggiandosi sul muretto, a pochi metri da lei.

Ha un marcato accento che Eva ha sentito poche volte e in un solo luogo: Monaco.
Molto probabilmente lui è di qui, ma è come se fosse anche lui uno straniero, perché ha negli occhi lo stesso luccichio di chi la vita nel Principato la sogna solo.

Eva si costringe ad uscire dallo stato di trance per poter rispondere a tono, per non abbassare troppo la sua difesa.

«Be' neanche io, pensavo fosse un mio posto.» è la sua risposta, poco tagliente e alquanto stupida, ma se ne accorge solo dopo averla data.

Il ragazzo sorride, sembra divertito dall'insolenza di Eva.

«Caspita! Sono nato qui e non ho mai notato la targa col tuo nome, devo controllare meglio.» risponde lui guardandola di traverso. Il suo è uno sguardo divertito, ha un'aria solare, non quella di chi se la prende per ogni sottigliezza, come farebbe Eva.

In mezzo alla polvere // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora