sigarette

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Julian siede, in silenzio, contemplando il vuoto che ha creato in sé compiaciuto. È solo. Non ha più amici e gli unici contatti che ha con qualcuno sono delle fugaci disgustose scopate.

Il suo silenzio è rotto dai singhiozzi della madre in cucina, ha scoperto che Julian fa uso di droghe. Il suo Juli, sussurra, il suo bimbo.
Il sadismo del ragazzo vorrebbe scendere da lei e mostrarle la sua busta piena di coca e poi quella con il fumo e poi l'ecstasy. Invece tace.
Deve andare a comprare le sigarette ma è bloccato in  stanza dalle lacrime di sua madre, come se lei avesse creato l'oceano tra lui e le sue sigarette.
È bloccato dalle emozioni tempestose della donna che l'ha messo al mondo, un mondo che l'ha rovinato, direbbe lei, sono nato rovinato risponderebbe lui. Eppure tacciono. Lei piange e lui pensa alle sue Wiston Blu.
Pensa di scendere le scale, ignorare le urla disperate della madre, arrivare giù in strada, respirare l'odore marcio del proprio quartiere di periferia, andare dal tabaccaio e fingere di avere diciannove anni, come al solito. Pensa di accendere una sigaretta ignorando il vento d'ottobre, di andare a casa di Anna o di Gianmarco o di chiunque abbia voglia di una scopata piena di rabbia e lacrime.
Nemmeno si accorge di aver preso un po' di coca, nemmeno riflette mentre sniffa, solo dopo si accorge di essere un po' più se stesso.
Non ha voglia di piangere ma lo fa, non ha voglia di picchiare il muro ma le sue nocche sanguinano come la narice destra. Non ha voglia di fumarsi una canna ma si ritrova steso a terra ascoltando i Talking Heads, piangendo con ciò che resta della canna accanto.
Deve comprare le sigarette, pensa. Ma la casa non ha un tabacchi incorporato.
Allora Julian ride, pensa alla casa piena di sigarette che gli piovono addosso. Sua madre non piange alle sue orecchie, ride anche lei. Ridono tutti. Psycho Killer.
Forse dovrei uccidere qualcuno pensa, poi ride di nuovo, le cose morte gli fanno così schifo che a scuola si rifiuta di dipingere la natura morta.
Gli fa tutto un po' schifo in realtà, tranne le sigarette. Deve scendere ed andare a comprarle, ma è come incollato al pavimento.

Poi decide di fare qualcosa, di cambiarsi. Prende il rasoio elettrico ed inizia a radersi i capelli, ciocche verdi cadono a terra e lui ride guardandole.
È tutto così divertente, perché sua madre sta piangendo? Ah già, perché è un fallito di merda.
Ora scendo. E scende davvero, con il cappuccio calato bene in testa. Non guarda nemmeno quella donna con il trucco colato, gli ricorda la puttana che si è scopato per mezzo grammo. Ora le compra davvero le sigarette.

Cazzo. Il tabacchi è chiuso. Ride ancora e si siede sul marciapiede. È l'una di notte. Cazzo, pensava fossero le cinque di pomeriggio. Poi smette di pensare e va a suonare il citofono consumato, il nome: Gianmarco DeLuca.

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