Cap. 13 - Pied Piper

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Mi sarei aspettata di ricominciare da dove avevamo interrotto ma Jungkook controlla che gli altri si siano allontanati, mi prende per mano e mi conduce in silenzio nella direzione opposta. In due secondi ha trovato l'uscita e mi apre la portiera di una macchina con i vetri oscurati parcheggiata con le quattro frecce. L'autista mette in moto, accende la radio e con un pulsante chiude il divisorio tra i sedili anteriori e quelli posteriori. Vedi ad essere una star internazionale, puoi avere la privacy che ti serve senza nemmeno chiederlo. Jungkook appoggia la schiena al finestrino e mi trascina verso di lui. "Dove eravamo rimasti?" "Mmm... al ciao... credo!" Ricominciamo a baciarci e mentre mi passa una mano dietro il collo gli infilo la mia sotto la felpa alla ricerca dei suoi addominali. Quanto mi erano mancati. Gli appoggio il palmo sui pettorali per poi seguire il profilo dei quadratini con un dito, scendendo lentamente fino all'ombelico e al bordo dei jeans. Gli slaccio al volo la cintura e il bottone dei pantaloni facendomi spazio nei suoi boxer. Wow, a quanto pare gli sono mancata anche io. Mi stringe con forza mentre glielo avvolgo con la mano e spingo ancora di più la lingua verso la sua bocca. Vorrebbe inserirsi a sua volta sotto il mio vestito ma intreccio le dita alle sue e me le porto dietro alla schiena incollandomi alla sua gamba per chiudergli qualsiasi accesso. E' il suo momento, non voglio che si distragga. Il suo respiro si fa sempre più affannoso e gli concedo di prendere aria mentre mi spingo dall'altro lato del sedile e mi sdraio su di lui, leccandogli delicatamente la punta del pene e circondandola con le labbra. Intuisco che il fatto che l'autista non ci possa vedere ma lo possa comunque sentire lo stia facendo impazzire e abbasso la testa divertita, fino all'attaccatura delle gambe. Sfoga tutta la sua eccitazione affondandomi le unghie nei capelli e assecondando con il bacino i movimenti del mio collo. Riesce a resistermi per qualche minuto, finché mi solleva per le spalle, mi toglie gli slip e mi mette a cavalcioni su di lui, la mia mano ancora salda per aiutarlo ad entrare dentro di me. Adesso sono io che devo trattenermi dall'urlare. Mi avvento sul suo collo per limitare i danni, mentre mi avvolge i fianchi con le dita e amalgama i miei movimenti con l'andatura della macchina. I mesi che sono trascorsi si sono ridotti a un battito di ciglia e in un attimo il ricordo e le sensazioni provate nell'onsen tornano vive nel mio corpo.

Proprio mentre sto per cedere e abbandonarmi completamente mi solleva per farmi uscire e si risistema i pantaloni. "Scusa l'interruzione ma siamo arrivati". Mi allungo per recuperare gli slip e metterli in borsa, incredula. E tu come diamine fai a saperlo rinchiuso qui dentro? E soprattutto... siamo arrivati, dove? Non credo di aver mai visto questo palazzo, anche se non è molto diverso dai mille grattacieli che costeggiano lo skyline di Seoul. Mi prende per mano, mi conduce verso una pulsantiera e digita un codice per aprire il portone. Il giardino interno è meraviglioso ma al momento non sono nelle condizioni adatte per ammirarlo. Mi trascina nell'ascensore, schiaccia il pulsante dell'ultimo piano e prima che le porte si chiudano mi sbatte contro la parete e mi penetra di nuovo, una mano mi solleva la gamba e l'altra è appoggiata sul muro di fianco alla mia nuca. Devo aggrapparmi al suo collo per mantenere l'equilibrio e sollevarmi con il tallone, il tanto che basta per facilitargli i movimenti. Chiudo gli occhi mentre mi passa la punta della lingua sulla clavicola e inizia a succhiarla dolcemente per lasciare il suo marchio di fabbrica su di me. Finalmente posso esprimermi liberamente senza che nessun altro mi senta. "Mi sei mancato. Cazzo se mi sei mancato". Stacca un secondo la bocca, giusto il tempo per sussurrarmi nell'orecchio e darmi la scossa in ogni vertebra della mia schiena. "Anche tu mi sei mancata... Non sai quanto ho sognato, voluto, desiderato il momento in cui sarei tornato dentro di te..." Affonda le anche per penetrarmi completamente e mandarmi di nuovo in estasi, poi lentamente si sottrae, esattamente in sincrono con l'apertura delle porte. Porca troia Jungkook, questo sesso a rate mi sta facendo sbroccare. Il pianerottolo ha una sola porta, che apre passando l'impronta digitale sul campanello. "Benvenuta a casa mia". Sono sconcertata, un po' per l'immensità della sala, un po' per la vista spettacolare che si può ammirare dalle enormi finestre che coprono l'intera parete, un po' perché la fase tre in ascensore è stata particolarmente impegnativa. Mi circonda i fianchi con le braccia e mi accompagna dolcemente verso il gigantesco divano angolare che costeggia la vetrata. Per fortuna non ce la fa nemmeno lui ad arrivare alla camera da letto e in più questo divano sembra nuovo di pacca, vale la pena battezzarlo con una fase quattro. Ci inginocchiamo entrambi rivolgendo lo guardo all'esterno, inarco la schiena e inclino il collo verso la sua bocca mentre mi solleva leggermente il vestito per infilarmi una mano tra le cosce e penetrarmi da dietro. Lo spettacolo della città illuminata mi riempie gli occhi, è come essere in bilico a più di trecento metri d'altezza, le vertigini che si sono impadronite delle mie gambe si sommano ai brividi di piacere che il suo scorrere incessante dentro di me mi sta provocando. La mano che mi stava solleticando il clitoride sale lentamente verso la pancia per arrivare al seno e stringerlo con forza, mentre l'altra che era rimasta sull'anca mi accarezza dolcemente una coscia. I nostri respiri diventano all'unisono sempre più affannosi e mi giro per intrecciare la lingua alla sua ed entrare definitivamente in apnea. Rallenta il ritmo e dilata l'oscillazione del bacino per farmi sentire ogni singolo centimetro del suo movimento. "Hai... hai deciso di farmi impazzire per caso??" "Sono contento che ti stia piacendo". Direi che è quanto meno riduttivo. Gli passo le dita tra i capelli mentre mi lecca una spalla e affonda i denti nella mia scapola. Sto per fare lo stesso con lo schienale di questo dannato divano. Strofino la pancia contro la superficie ruvida della stoffa e ne approfitta per unire entrambe le mani alle mie ed appoggiarle al bordo, facendo forza sullo schienale per tornare completamente dentro di me. Se non fossi bloccata dalle sue braccia e dal suo corpo mi cederebbero le ginocchia. Tendo i muscoli per mantenere l'equilibrio e impedirgli di tornare troppo indietro. "Wow... Mi uccidi quando fai così..." Un po' per uno, mio caro.

Blood, Sweat & Tears  [J.Jk; P.Jm || Conclusa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora