Ad una condizione

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1 LUGLIO 2020
Ore 22:26

Era la terza volta che Elia non rispondeva alla chiamata che continuava ad arrivare al suo cellulare, non rifiutava e neanche accettava la chiamata, lasciava che il telefono squillasse come se si pietrificasse quando cominciava ad emettere quel suono, quella suoneria che caratterizzava tutti gli iPhone.

- Eli rispondi, che cazzo –

Fu Filippo ad interrompere quel suo stato di trans dalla cucina, si, quella sera, per la prima volta, ma dico prima in assoluto, aveva deciso di lavare i piatti, o meglio di provare a lavare i piatti.

Elia, riportato alla realtà da quella voce si guardò intorno, poi da capo al telefono e rivide quella scritta che lampeggiava quella scritta “Papà” dalla cui voce che si nascondeva dietro non sapeva cosa aspettarsi.

- Pronto –

Rispose, come se non sapesse chi ci fosse dall'altro lato dello schermo, come se volesse evitare quella persona, quella che conosceva bene.

- Elì, sono papà-

Rispose l'uomo, suo padre

- Ciao pa' –

Abbassò la voce imbarazzato, o intimorito, il moro che d'istinto portò la mano nervoso ai capelli spettinandoseli

- Tutto bene? –

Chiese quella voce di cui si era quasi dimenticato

- Si si –

Non chiese se anche lui stesse bene, in fin dei conti non gliene fregava molto

- Bene –

Sentì il padre sorridere, fu quello il momento in cui chiamò Filippo e gli chiese di stare con lui, lì accanto, e mise il vivavoce

- Sentì, tua sorella è tornata per questa estate, e la mamma domani è a casa, ti va di venire per una cena in famiglia? –

Elia voleva urlare di no a quella domanda, poi si guardo attorno e vide gli occhi di Filippo che gli chiedevano di accettare. Non voleva rivedere i suoi, non voleva rivedere la sorella dopo la questione di qualche sera prima e, soprattutto, non aveva alcuna intenzione di lasciare a casa Filippo, di passare una singola sera senza di lui.

- Ci sto pa', ma ad una condizione –

Le due frasi furono separate da una breve pausa, seguita da una faccia perplessa di Filippo che non sapeva cosa aspettarsi, quale condizione Elia potesse dettare. Il moro, vide l'incertezza nella faccia del maggiore è immaginò, quella stessa incertezza, negli occhi di suo padre

- Porto con me una persona –

Filippo voleva urlargli di essere matto ma, allo stesso tempo, non poté nascondere un sorrisino che spuntò sul suo volto

- Va bene –

Accettò il padre. Elia non attese altri minuti, chiuse la telefonata e sorrise guardando il maggiore, difronte a lui, che sorrideva di nascosto, con una faccia strana, una faccia che non riusciva a decifrare

- Ma cosa ti viene in mente ? –

Parlò il castano

- Tua sorella ci ha detto di essere Froci, e tu che fai? Mi porti con te ad una cena di famiglia? –

Sputò fuori il più grande battendosi le mani sulle cosce che, nel frattempo, aveva incrociato sul divano su cui si era seduto accanto al moro

- Ma chi ha detto che porto te? –

Rise Elia non riuscendo a mentire al suo ragazzo

- La tua faccia –

Rispose Filippo

- Non so mentire –

Realizzò il moro

- Però prima o poi devo affrontare le conseguenze di stare con te con loro, non posso nasconderglielo per sempre –

Spiegò avvicinandosi Elia

- Ammazza oh, poi dice che non è coraggioso –

Lo canzonò Filippo stingendolo al suo petto e scoccandogli un bacio tra i capelli

- Mi aiuti a lavare i piatti? –

Chiese poi facendo ridere Elia che si alzò, senza proferire risposta, e si diresse in cucina dove, si, assolutamente, avrebbe aiutato il suo ragazzo in quella mansione, a sua detta, davvero difficile, quasi impossibile, anzi.

spazio autrice

buona lettura, alla fine, con l'ennesimo capitolo corto ed orribile. Spero domani di dare qualcosa di più perché ho in mente una nuova cosa....

p.s.
alla fine non mi sono arrivate le foto, ma non sono stata bene, causa mal di pancia, ed ho passato la giornata sul letto a dormire e a sudare per il caldo.

Odio l'estate, a domani  <3

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