Cena e coraggio

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2 LUGLIO 2020
Ore 21:02

Erano finalmente arrivati davanti al portone di casa dei genitori di Elia, quella che il moro non riconosceva quasi più da quando si era trasferito da Filippo, quando quella casa, molto più discreta di quella precedente, era diventata casa sua, quella casa che non aveva mai avuto.

- Eli ma sei sicuro? –

Era l'ennesima volta che quella domanda usciva dalla bocca del maggiore, la sicurezza non apparteneva a nessuno dei due in quel momento: né ad Elia, che subito dopo aver annunciato a suo padre la presenza di una seconda persona aveva pensato di dire che non avrebbe più portato nessuno, o meglio, non sarebbe più andato, né a Filippo che non voleva costringere il suo ragazzo a parlare con i suoi genitori, non voleva costringerlo data la circostanza e dato che conosceva bene la situazione.

- T'ho detto si –

Affermò sicuro Elia, anche se la sua voce tremante lo tradì un po’ e il maggiore se ne accorse alzando allora le sopracciglia come a chiedergli un’ulteriore conferma, conferma che gli fu data da un cenno del capo di Elia che poi gli strinse la mano

- Ti prego dammi un bacio –

La voce di Elia uscì fuori dalla sua bocca come un soffio, un soffio che alle orecchie di Filippo risultò una preghiera, una disperata preghiera che forse non voleva essere null'altro che quello che apparve: una preghiera. Fu suo compito esaudire il suo desiderio. Il maggiore fece scontrare le sue labbra con quelle del minore. Elia, subito, prese la testa del suo ragazzo tra le mani e approfondì quel bacio. Inutile dire che il minore si tranquillizzò dopo quel contatto, contatto che non fu interrotto immediatamente dopo il distaccarsi delle loro labbra. I due tennero in contatto tra di loro le loro fronti, come ormai era loro usanza e poi sorrisero, forse realizzando, ancora una volta, che stavano per fare una pazzia.

Poi scesero dalla macchina, mano nella mano, senza interrompere quel contatto, almeno finché non entrarono in casa, quando sua sorella gettò le braccia al suo collo dicendogli che le era mancato.

Ore 22:29

Stavano mangiando ed Elia non aveva accennato alla relazione che c'era tra lui e Filippo, lo stesso il maggiore, alla fine se era lì era per dare coraggio ad Elia e non gli avrebbe mai imposto di fare qualcosa che lui, nella sua situazione, non avrebbe mai fatto. Forse non ne avrebbe avuto il coraggio.

- Filippo tu che fai nella tua vita? –

Eccola la voce del padre di Elia che, dopo aver sentito cosa stava facendo suo figlio nell'ultimo periodo, si stava rivolgendo al suo accompagnatore, con la stessa domanda. Filippo fu colto di sorpresa, non sapeva se mentire o meno, non sapeva se dire quello che faceva nella sua vita e ne andava fiero. Lo avrebbe urlato ai quattro venti. Dopo un primo momento di esitazione, fu la stretta, sotto il tavolo, con la mano di Elia a spingerlo a parlare, forse avrebbe colto proprio quell'occasione

- Lavoro nel Gay Center qui a Roma –

Sputò fuori stringendo la mano del suo amato più forte sotto al tavolo  come a trovare la forza giusta per far uscire le parole dalle sue labbra. Elia si morse le sue, di labbra, dopo quell’affermazione perché era giunto il momento di parlarne. Suo padre non rispose, ma spostò velocemente il suo sguardo su di lui che, in quel momento, si sentì nudo ed indifeso, se non fosse stato per quella mano che lo riscaldava sotto al tavolo. Quella mano che gli trasmetteva il calore necessario anche se stava sudando, quella mano che avrebbe voluto riempire di baci.

- Papà –

Cominciò il moro

- Mamma –

Parlò, non chiamò la sorella. Alla fine era con i suoi che voleva chiarire, di quello che la sorella avrebbe commentato se ne sarebbe fregato, almeno dopo quello che aveva passato quella notte, quella notte dopo l'uscita con Martino e Niccolò.

- Devo dirvi una cosa –

Affermò alzandosi in piedi e lasciando la mano del suo ragazzo. Avrebbe dovuto affrontare quel passo da solo e lo stava per fare.

- Anche tu lavori al gay center? –

Suo padre si lasciò sfuggire quella sua battuta indesiderata ce fece abbassare in fretta lo sguardo a Filippo, e allo stesso tempo alzare, in modo di rimprovero quello di sua moglie, la mamma di Filippo. Quella donna tanto simile al figlio agli occhi del castano. Aveva una volta chioma di capelli neri, tendenti ai ricci, ed il colore della pelle identico a quello di Elia.

- No pa'-

Alzò la voce il moro cercando di catturare l’attenzione e, allo stesso tempo, di rimproverare il padre per quella battuta che aveva visibilmente ferito Filippo

- Scusalo –

Si rivolse poi al suo ragazzo che, in risposta, agitò la mano e sorrise leggermente apprezzando quel coraggio, quello forse appena scoperto, di Elia. Appena scoperto non solo da lui, ma anche da se stesso.

- Papà sono bisessuale –

Annunciò, poi si risedette. Al contrario suo padre si alzò

- Sto qua ti ha rovesciato il cervello –

Disse diretto verso Filippo

- Ma che cazzo stai a di' –

Parlò Elia, riprendendo la mano al suo ragazzo. Ora aveva bisogno della sua forza, di quella forza che creavano stando insieme.

- Non è lui che ha condizionato con chi mi va di stare nella vita –

Continuò serio. Non ricevette risposta quindi si alzò, seguito da Filippo e, dopo aver annunciato di voler togliere il disturbo, uscirono dalla porta.

spazio autrice

bhebhe sono un po' soddisfatta :)

Però ok, avrei continuato, ma per questioni di orario ci vediamo domani.

Il coinquilino perfetto | ElippoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora