Primi giorni e mance

387 25 8
                                    

29 GIUGNO 2020
Ore 8:54

Ad Elia non era passata completamente. Non era passato quel magone, quel sentirsi poco davanti a Filippo, quel suo essere sempre meno coraggioso. Quel non trovare coraggio da nessuna parte, neanche con la presenza di Filippo, il ragazzo più coraggioso che avesse mai conosciuto. Era sveglio, ma decise di non muoversi da quella sua posizione, la stessa in cui si era addormentato: aveva la sua spalla che premeva contro il petto del maggiore, le sue braccia tenute strette tra quelle DI Filippo e lo stesso per le sue gambe.

Filippo era sveglio, per lui era bellissimo poter osservare Elia dormire, infatti lui non sapeva fosse sveglio. Elia chiuse gli occhi più forte quando la mano del maggiore si posò sul suo fianco

- Eli -

Chiamò all'orecchio del moro, Filippo, provocandogli dei brividi.

- Sveglia –

Rise ancora parlando nel suo orecchio e notando che il suo fidanzato fosse già sveglio, forse anche da un bel po' di tempo.

Elia si voltò, ritrovandosi con il suo petto contro quello del castano, con la sua testa a meno di un centimetro da quella del maggiore, con le loro labbra che si sfioravano.

- Buongiorno –

Rise Il maggiore riprendendo ad accarezzare i capelli del moro che, in tutta risposta chiuse gli occhi godendosi quegli attimi di familiarità e tranquillità.

- Giorno –

Rispose il minore con la voce impastata dal sonno, quella che lo faceva apparire sempre più tenero agli occhi di Filippo, poi posò le sue mani su quelle dell'altro che lentamente si erano spostate sui suoi fianchi

- Devi andare a lavoro, ricordi? –

Chiese Filippo tirando il suo amato verso di sé e stringendolo ancora di più al suo petto.

- Già il lavoro –

Scosse la testa Elia spostando le sue mani da quelle del maggiore a suoi occhi come a stropicciarli per facilitare il suo risveglio.

[…]

- Buongiorno –

Sorrise Filippo al padrone del bar, quello che successivamente si sarebbe presentato ad Elia come Marco.

- Ciao –

Salutò anche il minore tagliando tutti i filtri di formalità che potevano esistere tra due persone che non si conoscevano affatto. Ciò non infastidì nessuno, anzi, fece prevedere a Marco che il suo nuovo acquisto, quello che sarebbe stato il suo aiutante, poteva benissimo diventare un di famiglia.

- Ti presento Elia –

Parlò Filippo direttamente a Marco, un ragazzo alto, quasi quanto lui, con dei capelli ricci, anche abbastanza lunghi che sfioravano appena le spalle  indicando il suo ragazzo che era rimasto alle sue spalle. Fu allora che Elia fece un passo avanti e tese la mano a quello che capì sarebbe stato il suo nuovo capo, il suo primo datore di lavoro

- Ciao Elia, io sono Marco-

Il ragazzo con i lunghi capelli ricci afferrò la mano del moro e la strinse scuotendola appena facendo così sentire Elia a casa e meno in difetto, per aver detto “ciao" invece che “buongiorno” la pena volta che era entrato in quel bar, pochi minuti prima

- Piacere mio –

Sorrise il Elia quando l'altro gli lasciò la mano

- Vieni di là, sistemiamo le cartacce e poi ti spiego delle cose così potrai cominciare già a lavorare –

Rise Marco indicando una porta alle sue spalle, una porta marrone sulla quale era posta un'etichetta grigia, tendente all’argentato, con una scritta elegante, in corsivo, una scritta nera che diceva “ufficio".

- Va bene, allora io vado, ci vediamo dopo –

Salutò Filippo scuotendo la mano e poi scoccando un bacio a stampo sulle labbra di Elia che, sorpreso, non rifiutò quel bacio e, una volta staccatosi, si leccò le labbra così da sentire appieno il sapore del suo ragazzo. Quel sapore dolce che gli mancava in tilt il cervello, quel sapore che creava dipendenza più di qualsiasi droga che esistesse al mondo.

[…]

- Ecco qui –

Furono le parole con le quali Marco concluse la spiegazione di tutto il lavoro che Elia doveva compiere dopo aver firmato quelle carte che aveva accuratamente preso da una cartellina rossa riposta in un mobile dietro alla scrivania alla quale era seduto il riccio. Furono anche le parole con le quali Marco diede ad Elia il grembiule che avrebbe indossato per compiere il suo lavoro.

- Grazie –

Sorrise il moro affermando quel pezzo di stoffa marrone e lo indossò immediatamente

- Mi sta bene? –

Rise ancora Elia facendo un giro su se stesso rimanendo con una faccia incerta, finché non ricevette un consenso, una risposta affermativa alla sua domanda e si mise a lavorare, immediatamente.

Ore 11:46

- Un caffè, ragazzo –

Eccola la voce di Filippo. Che si rivolgeva ad Elia che era proprio dietro al bancone. Era una di quelle giornate piene al gay center, aveva da fare fino a quella sera ed era stato quello il motivo che lo aveva spinto ad andare dal suo ragazzo per prendere un caffè, anche se mancava meno di un quarto d’ora alle dodici, a mezzogiorno

- Certo, signore –

Disse Elia riconoscendo immediatamente quella voce e portandosi due dita alla fronte come a compiere il saluto militare per lasciare intendere al maggiore che avrebbe eseguito i suoi ordini.
Così fece, preparò la macchina e riempì la tazzina di caffè, lo fece con una delicatezza unica, e fu certo di aver preparato il miglior caffè della giornata, quello della prima giornata. Il fatto che fosse migliore lo capì dall'odore e fu dettato dall'esperienza pervenuta dai tanti caffè della mattinata, o dalla persona che lo aveva richiesto, Il suo ragazzo.

- Ecco qui –

Porse il caffè al più grande che con un sorriso lo afferrò e, dopo aver messi un cucchiaino di zucchero, lo bevve tutto in un sorso

- Buono –

Sorrise

- Grazie –

Arrossì Elia grattandosi imbarazzato i capelli

- La mancia te la do stasera a casa? –

Rise Filippo parlando a bassa voce, questa volta

- Stupido –

Rispose Elia voltandosi e riponendo la tazzina sporca nella lavastoviglie.

- Mi dona la divisa? –

Chiese Allora Elia in cerca di approvazione, come sempre, dal maggiore

- Guarda, se fosse per la divisa la mancia te la darei ora –

Rispose abbassando ulteriormente la voce Filippo facendo un occhiolino al suo ragazzo. Elia non rispose ma si sporse leggermente oltre il bancone per far unire le sue labbra con quelle del castano che accolse quel bacio e poi salutò l'altro uscendo dalla porta principale di quel locale, di quel bar.

spazio autrice

ciao raga, innanzitutto buona lettura, alla fine, come sempre e poi mi scuso per aver scritto poco e abbastanza di cacca, ma ho avuto una giornata molto intensa (si è conclusa con un incendio dietro casa mia e persone random che spegnevano il tutto...) quindi vi prego di perdonarmi <3

Il coinquilino perfetto | ElippoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora