Capitolo Primo

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Faceva freddo a Malfoy Manor, o quantomeno così sembrava a Draco Malfoy.

Nonostante l'estate non fosse ancora del tutto finita il fuoco crepitava nell'ampio camino e illuminava il salone della sua luce danzante. Il lungo tavolo da pranzo era quasi al completo, occupato da un assembramento di personaggi piuttosto variegato, e sopra di esso, sospeso sulle teste dei presenti, si mostrava uno spettacolo che definire anticonvenzionale sarebbe stato riduttivo: come appeso a una fune invisibile, fluttuava girando lentamente il corpo privo di sensi di una donna.

Draco sedeva alla destra di suo padre in una posa rigida; sembrava l'unico fra i presenti interessato a quella scena assurda e raccapricciante, infatti non riusciva a evitare di lanciare alla donna veloci occhiate regolari mentre tutti gli altri la ignoravano completamente. Alzava gli occhi, poi li riabbassava a fissare il tavolo di fronte a sé, e così via a ripetizione mentre intorno a lui Lord Voldemort discuteva con i suoi Mangiamorte riguardo i movimenti di Harry Potter, che di lì a non molto sarebbe stato spostato dalla casa dei suoi parenti babbani a un nuovo nascondiglio.

Draco fissò per l'ennesima volta la donna che fluttuava sopra la sua testa, la osservò roteare per un paio di secondi e poi abbassò nuovamente gli occhi sulle mani strette alle ginocchia, intenzionato ad attirare l'attenzione il meno possibile. Nemmeno capiva perché fosse lì. Sicuramente non avrebbe voluto esserci, avrebbe anzi preferito essere ovunque piuttosto che nella sua sala da pranzo, ormai teatro di quelle riunioni che lui odiava con tutto se stesso. Alla fine dell'anno scolastico precedente a quanto pareva si era guadagnato il diritto di partecipare, o forse più che il diritto gli era stato affibbiato il dovere, come monito o come punizione, Draco non lo sapeva. Sapeva solamente che, nonostante tutto, l'Oscuro Signore era stato moderatamente soddisfatto dei suoi risultati, e questo aveva in parte attenuato il castigo riservato a suo padre. In parte.

All'improvviso un gemito prolungato seguito da un urlo terribile ruppe l'aria, interrompendo Lord Voldemort nel discorso che stava tenendo. Molti dei presenti guardarono in basso allarmati, dato che il suono pareva provenire da sotto il pavimento, ma Draco non fu tra essi. Sapeva bene cosa c'era sotto i loro piedi e oramai era pressoché abituato a quei lamenti.

"Codaliscia" disse Voldemort imperturbabile, "non ti avevo ordinato di tenere il nostro prigioniero in silenzio?"

"Sì, m-mio Signore" balbettò Codaliscia, un ometto che fino ad allora era rimasto sprofondato nella sedia che occupava, e che ne sgusciò giù sgattaiolando fuori dalla sala.

"Come stavo dicendo" riprese Voldemort, "ora capisco di più. Per esempio, dovrò prendere in prestito una bacchetta da uno di voi per uccidere Potter".

Attorno al tavolo serpeggiarono ansiti esterrefatti e preoccupati di fronte a una richiesta tanto assurda. Draco si strinse le mani in grembo con ancora più forza, tenendo caparbiamente lo sguardo piantato verso il basso. Già immaginava a chi sarebbe spettato quel castigo mascherato da grande onore; perdere la bacchetta... l'onta peggiore che un mago potesse sperimentare, e un mago purosangue per giunta. Ma quel particolare aveva smesso di avere importanza, agli occhi del ragazzo, già da tempo.

"Nessun volontario?" chiese Voldemort. "Vediamo... Lucius, non vedo perché dovresti continuare a possedere una bacchetta" decretò, la voce fredda priva di qualsiasi sentimento.

Draco alzò finalmente gli occhi e vide suo padre fare altrettanto, il volto ancora più cereo del solito. "Mio Signore" rispose con voce roca.

"La bacchetta, Lucius. Voglio la tua bacchetta".

"Io... "

Draco vide il padre lanciare un'occhiata a sua madre che, al suo fianco, guardava dritto davanti a sé; poi infilò la mano nella veste, ne estrasse la bacchetta, e la passò a Voldemort, che la levò davanti agli occhi rossi per esaminarla da vicino.

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