2 𝑁𝑜𝑛 𝑒̀ 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒

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Atsushi tornò all'agenzia ancora stordito e con mille pensieri in testa.
Il vicolo dove aveva incontrato Akutagawa era proprio davanti a questa e quando lo aveva visto lì aveva pensato che stesse facendo qualcosa per la mafia.
Non si sarebbe mai aspettato nulla di tutto ciò, neanche le sue stesse azioni.

Mentre continuava a maledirsi per essere stato così gentile con Akutagawa, cosa che gli avrebbe portato solo disgrazie, ricordò un attimo quella bella sensazione di calore e felicità che aveva provato.

Non se ne capacitava, quel ragazzo era freddo sia dentro che fuori eppure si era sentito circondato da un calore più piacevole di quello del letto.
Molto più piacevole, se quel gatto non fosse arrivato molto probabilmente...
AH, DIAMINE NO!
Scosse la testa ripetutamente, arrossendo di poco.

E adesso camminare per le fredde strade di una Yokohama invernale lo faceva stringere di più nella camicia improvvisamente leggera.
Fortuna che l'agenzia era vicina, difatti, appena entrò, venne investito da una raffica di aria condizionata che gli fece quasi avere uno sbalzo termico.

Vide Ranpo seduto su una sedia, totalmente avvolto da un piumone come un bozzolo ma decise di lasciarlo perdere e di andarsi a sedere ad un'altra scrivania.
Guardò le carte ben piegate sul tavolo, pensando che forse doveva accettare un nuovo incarico per distrarsi, ma subito accantonò l'idea.

Distrattamente prese una penna e cominciò a giocarci, facendola passare tra le dita.
La guardò come se nascondesse tutti i misteri dell'universo, mentre pensava.
Quello di prima è stato solo un momento...
Lui non era lucido e io ero accecato dalla voglia di aiutarlo...
Non lo voglio rivedere, lo odio...

«Atsushi-kun?»
Atsushi si voltò, facendo cadere la penna dalla mano e guardando il bozzolo umano che aveva la solita espressione pacata e serena.

«Vuoi il mio piumone? Stai tremando»
Atsushi sbattè le palpebre un paio di volte, confuso, notando poi che effettivamente ciò che diceva il corvino era vero.
Eppure non sentiva così tanto freddo...
Rifiutò cortesemente l'offerta del ragazzo e tornò con lo sguardo fisso in un punto indefinito della stanza.
Un brivido di freddo gli percorse la schiena quando il ricordo della brusca separazione di prima si fece vivido nella sua mente.
Non è amore...

Passarono due settimane da quel giorno e Atsushi, ripensava costantemente a quel momento.
Più volte si era ripetuto nella testa le solite frasi, ma più le pensava più si convinceva che qualcosa non andava.
Si arrovellava sempre di più e tutti i suoi ragionamenti parevano sensati.
Infatti erano sensati, ma la verità la poteva sapere solo lui.

Un giorno, in agenzia vide Kyuoka parlare con Naomi e pensò che forse per capire davvero cosa fosse successo, doveva ricostruire l'accaduto.
«Kyuoka-Chan ti dovrei fare una richiesta un po' insolita...» disse Atsushi, grattandosi nervosamente il capo.
La ragazza lo guardò e gli chiese di cosa si trattasse, così Atsushi le spiegò ciò che doveva fare e anche se con confusione, la ragazza accettò.

Io che ho scritto sta parte penso male, guardate come stamo messi-
Si andarono a mettere in un angolo dell'agenzia dove nessuno avrebbe visto o fatto domande e Atsushi si mise in ginocchio.
La ragazza lo abbracciò e cominciò ad accarezzargli i capelli, come lui le aveva chiesto di fare.
Atsushi chiuse gli occhi e sentì caldo. Ma era solo quello, era solo il calore provocato dal corpo della ragazza, neanche un decimo della sensazione provata due settimane prima.

«Kyuoka-chan scusa la domanda inopportuna ma senti mai uno strano calore per tutto il corpo quando abbracci una persona?» chiese Atsushi mettendosi seduto a gambe incrociate.
Kyuoka lo guardò con i suoi grandi occhi color mare e inclinò la testa.
«Se non ti conoscessi direi che sei un mal intenzionato»

Atsushi arrossì dalla testa ai piedi e cominciò a borbottare scuse, venendo però interrotto dalla piccola mano portata avanti dalla ragazza.
«Ma ti conosco, perciò ti risponderò. Non sono innamorata di nessuno» disse Kyuoka mettendo ordinatamente le mani davanti al corpo.

Atsushi sbattè un paio di volte gli occhi e arrossì ancora più di prima.
Pensò un attimo alle parole della ragazza che ora lo guardava con confusione.
Ancora un paio di secondi...

Urlò mettendosi entrambe le mani nei capelli e cominciò a scuotere la testa come un pazzo, spaventando anche la ragazzina.

Da loro arrivarono quasi tutti i membri dell'agenzia, impanicati dall'urlo di Atsushi che cominciarono a scuoterlo e a fargli domande.
Lui intanto si era raggomitolato su se stesso e aveva cominciato a dondolarsi continuando a ripetere "non è possibile" continuamente.

Tutti lo guardavano preoccupati, apparte Dazai che aveva avuto un'idea.
«Tranquilli ragazzi, Atsushi è solo innamorato» ghignò il castano allargando le braccia.
Atsushi si fermò, girando la testa come in un film horror e fissò Dazai.

«Non è possibile» ripetè riniziando a dondolarsi.
Tutti tirarono un sospiro di sollievo, apparte Kunikida che diede un colpo di quaderno al ragazzo e lo sgridò per aver creato il panico generale.
Kyuoka aveva piegato un sopracciglio, fatto spallucce e se n'era andata, così come tutti gli altri.
Atsushi ascoltò si e no mezza parola del discorso del biondo, era troppo impegnato a fare altri ragionamenti logici ma senza basi.

Non è possibile che io sia innamorato di lui, uno non mi sono mai piaciuti gli uomini, due lo odio, tre non ci ho praticamente mai parlato se non per litigare. Come posso essermi innamorato di una persona che conosco appena, e che odio per di più?
Quello è stato solo un momento e...

Atsushi continuò ad arrovellarsi per un'altra quindicina di minuti, dondolando su se stesso, fino a quando Dazai gli disse che poteva andare a casa.
Il ragazzo sorrise nervosamente e salutò tutti, uscendo poi dall'agenzia.
Scese le scale continuando a pensare, infatti non prese uno scalino e ruzzolò giù come un sacco di patate.

Non si alzò, rimase steso a guardare il soffitto bianco dell'ingresso neanche fosse un cielo stellato.
Forse doveva solo accettare che avesse una piccola cotta per il ragazzo, ma tutto qui, una cotta debole e insensata che sembrava amore.
Atsushi non conosceva l'amore e sicuramente quello non era Ryū, la cotta gli sarebbe passata subito.
Aveva bisogno di una prova, una prova che dimostrasse che lui non era innamorato di Akutagawa.
E l'avrebbe trovata, perché lui non era innamorato di Ryū.

Quando Ryū tornò a casa, sua sorella era ancora lì ad aspettarlo e non appena entrò nel soggiorno lei gli saltò al collo, piangendo.
Lui la abbracciò pensando automaticamente all'abbraccio ricevuto pochi minuti prima.

Aveva provato due sensazioni diverse.
Abbracciando la tigre aveva sentito un'inspiegabile caldo, pace, tenerezza... Non se lo spiegava e non voleva farlo.
Preferiva pensare che quello fosse un episodio isolato, un attimo di debolezza.

L'abbraccio della sorella era una bella senzazione, trasmetteva affetto, familiarità e casa.
Ma non sentiva il calore che aveva provato abbracciando l'altro.

«Senti Gin, di quella cosa ne parleremo un altro giorno. Prepariamo la cena» disse Ryu baciandole i capelli.
Lei annuì e si asciugò le lacrime, sorridendo.
Così cominciarono a preparare la cena, insieme, mentre il fratello cercava di insabbiare inutilmente dei sentimenti ancora poco sviluppati.

Non è amore, glielo farò capire chiaro e tondo.
Anche se alla fine, Ryu non sapeva neanche a chi era rivolto quel pensiero.

𝗡𝗼𝗻 è amore - Shin Soukoku Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora